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Il signore delle formiche: struggente e drammatico racconto di un’ingiustizia italiana

L’ultimo film di Gianni Amelio presentato a Venezia è al cinema dall’8 settembre

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Noemi Riccitelli –  Presentato in anteprima alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, uno dei film italiani in concorso, Il signore delle formiche di Gianni Amelio è al cinema dall’8 settembre.
Il film con protagonisti Luigi Lo Cascio ed Elio Germano è tratto dalla vera storia del processo giudiziario che, negli anni ’60, coinvolse Aldo Braibanti, intellettuale accusato di plagio nei confronti di un giovane ragazzo.
Un film d’ispirazione politico-sociale, un film di denuncia, come nello stile del regista, che coinvolge lo spettatore in un’esperienza intensa, di profonda riflessione.

Italia, anni ’60. Aldo Braibanti, poeta, scrittore, drammaturgo, nonché mirmecologo (studioso delle formiche, da cui il titolo del film) non particolarmente apprezzato dalla società e intellighenzia del tempo, viene sottoposto ad un duro processo per plagio nei confronti di Ettore Tagliaferri (Leonardo Maltese), dopo che la famiglia di quest’ultimo lo ha denunciato, rinchiudendo inoltre il figlio in un ospedale psichiatrico per “curare” la deviazione che Braibanti avrebbe instillato nel giovane: i due, in realtà, intrattenevano una relazione sentimentale consensuale.
Il giornalista Ennio (Elio Germano), che scrive per l’Unità, viene incaricato dal suo capo-redattore di seguire il processo e scriverne: infatti, l’affare giudiziario è ormai diventato un vero e proprio caso nazionale.

Sì, un vero e proprio caso: infatti il processo a Braibanti fu il primo e l’ultimo ad essere intentato per plagio (il reato venne ufficialmente abolito nel 1981), dove plagio indicava l’influenza negativa che una persona poteva esercitare su un’altra.
Tuttavia, questa accusa rappresentò semplicemente un pretesto per incastrare e condannare una personalità che non si confaceva ai canoni della società: avvenimento clamoroso se si pensa che sia avvenuto negli anni ’60, il decennio del cambiamento e dell’avanguardia per eccellenza.
In realtà, il film di Amelio rappresenta in modo chiaro ed efficace, senza mezze misure, le contraddizioni e le ipocrisie della società italiana e della politica di quegli anni, che mostrava ancora forti spinte conservative e oscurantiste.

Il signore delle formiche si fregia di ambientazioni incantevoli, enfatizzate da una fotografia (Luan Amelio Ujkaj) tenue e delicata, oltre che da scenografie curate nei minimi dettagli storici (la piazza della festa dell’Unità, la redazione del giornale) che permettono di respirare concretamente le atmosfere del tempo.

Le interpretazioni dei protagonisti sono impeccabili, intense: Lo Cascio incarna il temperamento delicato e irascibile al tempo stesso di Braibanti, aggressivo e indifeso insieme, Germano dà vita ad un personaggio interessante, animato da uno spirito di giustizia e lealtà ai valori, deluso da un’etica identitaria solo di facciata.
Oltre queste due conferme, tuttavia, brilla in particolare Leonardo Maltese, al suo esordio cinematografico: a lui spettano, probabilmente, le parti più dure e strazianti e il suo sguardo rimane impresso nella mente di chi guarda.
Inoltre, sebbene le sia dedicato un minutaggio inferiore rispetto ai già citati interpreti, si distingue anche Rita Bosello nel ruolo della madre di Braibanti: tenera ma tenace, soffre accanto al figlio, sostenendolo fino alla fine.

La regia di Amelio si sofferma a lungo e a più riprese sui volti dei protagonisti, come a voler portare il pubblico al cospetto più diretto dell’esperienza degli uomini rappresentati: il film, così, si arricchisce ulteriormente di un’intensità necessaria all’immedesimazione e induce una riflessione obbligata sui temi della negazione  dell’identità, della libertà personale, della sopraffazione e della sofferenza causata ad altri in nome di principi disumani che calpestano la dignità e l’intimità di una persona.

Il signore delle formiche è un film certamente complesso, una visione impegnativa, ma soprattutto umanissima, che mette a confronto chi guarda con un passato storico duro, la cui eredità purtroppo è ancora forte nel presente, tra pregiudizi e occasioni mancate.

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