Home matese moderno contemporaneo A Piedimonte Matese il vino di Ferdinando IV di Borbone. La filiera...

A Piedimonte Matese il vino di Ferdinando IV di Borbone. La filiera della famiglia Scorciarini Coppola

La produzione e promozione del vino pallagrello delle famiglie Coppola e poi Scorciarini Coppola: storia di autorevoli personaggi che hanno contribuito alla crescita del territorio

2106
0

Il Pallagrello di Monticello, richiamo ai versi composti nel 1729 dal poeta arcadico Niccolò Giovio è solo un ristretto riferimento geografico al buon vino prodotto sulle alture di Piedimonte d’Alife, rispetto alla larga veduta, alle distese di filari che si imponevano agli occhi dei cittadini e dei passanti: sfumature verdi dei vitigni matesini tra la fine del 1700 e l’inizio del 1900 coltivati lungo l’intera fascia pedemontana che andavano da Piedimonte a Sant’Angelo d’Alife. Filari e filari interrotti dalla sola macchia di masserie e stalle, altra ricchezza locale, a presidio di un territorio che – ancor prima di ogni moderna letteratura enogastronomica – viveva l’esperienza della filiera: erano il vino, l’olio, i formaggi, la carne in molteplici varietà e gli ortaggi a chilometro “zero” in grado di soddisfare l’esigenza delle famiglie proprietarie, dei lavoratori, della popolazione. Più di tutti, tra essi, la famiglia reale dei Borbone (in particolare con Ferdinando IV) che di questi luoghi aveva scelto la prelibata uva Pallagrello come testimonia una lapide ancora oggi conservata e pubblicamente esposta in località Monticello, qualche metro al di sopra dell’Ospedale Civile di Piedimonte, ben tenuta e ben visibile al di fuori della proprietà del ristorante Villa Matilde. Interesse dei Borbone che promanava dal Belvedere di San Leucio, passando per le terre di Castel Campagnano e Squille e una volta superato il Volturno si concentrava sulla zona del Matese appena descritta; del resto Piedimonte Matese, maggior centro del territorio rimaneva un riferimento – per motivi artistici, culturali, e sociali in genere – della famiglia reale.

Angelika Kauffmann, Ritratto della famiglia di Ferdinando IV, 1783, olio su tela, Museo nazionale di Capodimonte (fonte Wikipedia)

Il motivo di questo ritorno al passato è strettamente legato al presente, all’iniziativa delle Associazioni Byblos e Cuore Sannita “Vino e Paesaggio. Dai terrazzamenti Pentri al Pallagrello di Re Ferdinando” in occasione delle Giornate europee del Patrimonio del 24 e 25 settembre in sinergia con la Soprintendenza di Caserta e Benevento. Un percorso enoarcheologico tra la storia sannita visibile nei resti delle mura megalitiche di Monte Cila, la mostra Gens fortissima Italiae presso il Museo Civico Raffaele Marrocco e quella contemporanea che oggi scrive l’Istituto agrario, anch’esso di fondazione borbonica; tra queste tappe si inseriscono ulteriori appuntamenti (clicca per il programma).

Un nome in particolare si lega alla storia del vino locale oggi non più elemento caratterizzante la filiera di allora; è quello delle famiglie Coppola e successivamente Scorciarini Coppola, identità storica locale, a cui si devono esclusivi primati.

“Una famiglia che dal 1700 vede affermarsi professionisti in varie discipline, in particolare medicina e giurisprudenza, che mettono le loro qualità al servizio delle aziende di famiglia, facendo della zootecnia una competente passione e di conseguenza il progresso locale”. Chi parla è Alessandro Scorciarini Coppola, erede non solo di un nome importante ma anche di un impegno sociale che gli avi hanno profuso largamente, “anche se noto con profondo dispiacere la fatica che il territorio ha fatto negli ultimi cinquant’anni a crescere economicamente e politicamente recidendo le proprie radici storiche, rinnegando la naturale vocazione di una terra fertile e produttiva che oggi avrebbe potuto godere di primati concessi invece ad altri”. Il suo primo riferimento è al vino ma anche al comparto bufalino (il suoi studi in Scienze della produzione animale lo hanno legato in modo particolare a quest’ultimo settore): “Il benessere economico e la visibilità delle vicine cantine di Solopaca e Castelvenere, in area beneventana, oggi riassunte in molteplici etichette, eventi ed esperienze consortili non vanta la storia che Piedimonte Matese avrebbe dovuto difendere tracciando altrettanta via di sviluppo e progresso. Nel caso dei nostri vicini, il merito va anche ad una politica che ha pensato al territorio, alle famiglie, all’indotto locale. Altrettanto disinteresse è quello per il comparto bufalino che per lunghi anni ho rappresentato in sede pubblica e istituzionale, che fatica e arranca ancor di più per la controversa politica sui casi di brucellosi mai risolta. A danno di chi? Degli allevatori, ma anche dell’intero territorio. Ancora poca partecipazione alla vita della comunità. Se oggi facciamo memoria del vino o di illustri spaccati storici non possiamo permetterci che quei contenuti restino fermi sulla soglia della memoria senza stimolare in nessuno lo slancio verso un futuro che può costruirsi da queste solide radici”.

Le parole di Alessandro Scorciarini Coppola si muovono sui ricordi dei suoi avi, di quando l’azienda di famiglia raccoglieva intorno a sé un gran numero di coloni, di contadini e allevatori condividendo con molti di loro la riflessione del tempo che vedeva i lavoratori protagonisti di nuovi diritti: Paolo Coppola, Nicola Coppola senior (1739-1791) proprietario di una vasta azienda agricola e in essa di una filanda; a lui risalgono i primi documenti inerenti il locale vino Pallagrello; Onofrio Coppola (1772-1845) che sulla facciata esterna della cantina vicina al Palazzo di famiglia in via Elci/Ravegone, in segno del suo impegno per l’Unità d’Italia fece affrescare l’imperatore Napoleone Bonaparte; Nicola Coppola jr (1797-1881) filantropo e cospiratore politico; tra i suoi impegni ebbe maggiormente a cuore la carità verso famiglie indigenti e le Congregazioni del SS. Sacramento, del Carmine, della Libera ed altre…; Vincenzo Coppola (1801-1880), anche lui dalla parte di poveri e sofferenti; fu medico all’Ospedale degli Incurabili a Napoli; il suo nome è noto in Mongolia e in Cina (a Pechino una targa gli rende memoria) perché a lui si deve la conoscenza e l’applicazione dell’agopuntura e della medicina cinese in tutto l’Occidente (in merito fu autore di un importante trattato sulla materia); Angelo Scorciarini Coppola senior (1852-1939): l’agricoltura e l’industrializzazione di essa furono il suo impegno principale; fu sindaco di Piedimonte, deputato provinciale, presidente della Camera di Commercio di Caserta, ebbe interesse per lo sviluppo delle ferrovie territoriali, per i servizi postali e telegrafici; a lui si deve la spinta per la nascita della Reale Scuola Pratica di Agricoltura, oggi Istituto Agrario; in ultimo deputato alla Camera sulla scia politica di Giolitti lo troviamo in diverse interrogazioni a favore della nascita di un Museo del Risorgimento, oggi realtà presso l’Altare della Patria; il suo interesse per l’azienda vitivinicola di famiglia fu tale da indurre famiglie di coloni ed enologi del Veneto a raggiungere Piedimonte e risiedervi; seguono i nomi di Alessandro Scorciarini Coppola senior (1891-1962),  nonno del nostro interlocutore, avvocato penalista che si guadagnò il I premio nella “Battaglia del Grano” e la medaglia d’argento al Merito Rurale; fu abile moderatore nella lotta tra capitale e lavoro tanto da essere amato e apprezzato da operai e dipendenti di aziende; in ultimo Angelo Scorciarini Coppola junior (1923-1979), professore universitario e oculista a Bologna, Codigoro e Caserta, tra i primi in Italia ad eseguire il trapianto di cornea e autore di testi scientifici; fu presidente del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, sognatore di una moderna filiera del vino, di consorzi tra produttori, di esportazioni (all’epoca il suo vino, secondo la memoria collettiva, era servito sui prestigiosi transatlantici italiani Raffaello e Michelangelo); ottenne per il Pallagrello il primo marchio (il fratello, Gianbattista 1921 – 1978 si era laureato in Scienze Agrarie). “E quel marchio è ancora registrato; più volte l’ho messo a disposizione con le rimanenti  proprietà di famiglia a chi avesse il sogno di una economia diversa ma possibile, spendibile a vantaggio del territorio”. Il sogno di Alessandro Scorciarini Coppola oggi è esperienza che si realizza in piccole e medie imprese che a macchia di leopardo stanno ripopolando la fascia pedemontana di vitigni in nome delle antiche coltivazioni di buona uva “borbonica” recuperando anche poderi; non è il consorzio sperato dal padre Angelo Scorciarini Coppola jr sul modello dei vitigni veneti da dove aveva fatto giungere enologi ed esperti del settore; non è un progetto politico d’insieme per il beneficio dell’intera area ma in chi lo realizza non possiamo che apprezzare il positivo segnale di ricerca della qualità, di riconoscenza alla storia, di nuova economia.

* Niccolò Giovio

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.