Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano (Clicca)
XXVIII Domenica del Tempo ordinario – anno C
2Re 5 14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17 11-19
Su cosa puntare l’attenzione in questo brano dell’Evangelo di Luca? Di primo acchito cogliamo subito che questa guarigione dalla lebbra (una malattia “teologica” perché segno, per la tradizione ebraica, del peccato e delle sue conseguenze) avviene mentre Gesù continua il suo «salire a Gerusalemme» in quel viaggio che per Luca è cuore del suo racconto e che è l’andare di Gesù con ferma decisione, «indurendo il suo volto», verso quell’esodo con il quale avrebbe offerto purificazione a tutti gli uomini! A tutti…e questa totalità del popolo mi pare espressa qui dal numero dieci che è il numero del minyan, cioè il numero minimo di adulti maschi richiesto per la legittimità della preghiera in sinagoga; questo perché simbolicamente il dieci è il numero dell’agire dell’uomo (le dieci dita della mano!) … è allora tutto un popolo che qui è visitato dalla grazia di questo nuovo esodo che purifica da ogni lebbra … è bello ed interessante ma non è qui il cuore di questo racconto di Luca.
Allora parrebbe che il centro sia il tema della gratitudine, tema suggerito anche dalla scelta del passo della Prima Alleanza di questa domenica (il passo del Primo libro dei Re in cui Naaman il Siro, guarito anche lui dalla lebbra dal profeta Eliseo, torna per ringraziare!) ma anche qui, dobbiamo dire, non c’è il vero centro del racconto di Luca…il tema della gratitudine c’è ma non è banalmente un elogio moralistico della gratitudine che Luca vuole offrirci. C’è poi un altro tema che pure è interessantissimo e che ci collega con il tema della fede su cui Luca si è a lungo soffermato nelle pagine precedenti, quella fede, piccola quanto un granellino di senape, ma potente tanto da rendere possibile l’impossibile. Risalta, infatti, nel racconto, la fede di questi dieci lebbrosi che partono, obbedendo alla parola di Gesù, per mostrarsi ai sacerdoti (secondo Lev 14,1-8) senza nulla vedere e, scrive l’Evangelista, «mentre erano in cammino si trovarono purificati»; è nella loro obbedienza, scaturente dalla fede, che avviene l’impossibile! Ma neanche qui è il vero centro del racconto … il vero centro è in quel ritorno di quell’unico che sa dove recarsi per rendere lode al Signore, che sa dove deve andare per sancire per sempre la sua salvezza che è tanto più di una guarigione!
È un samaritano che, come nella parabola del Buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) è presentato come superiore per fede anche degli ebrei “ortodossi”; il fatto è che qui non è un personaggio letterario (come il Buon samaritano) ma è un uomo in carne ed ossa; un vero samaritano lebbroso. Cosa fa questo straniero (alla lettera “di altra razza”, in greco alloghenès)? Torna da Gesù! Ecco il cuore del racconto! I dieci guariti erano tutti diretti al Tempio per mostrarsi ai sacerdoti, secondo il comando di Gesù, non potevano ringraziare lì Dio per la loro guarigione? Che ne sapeva Gesù se avevano fatto o meno la loro preghiera di ringraziamento lì al Tempio? Quello che colpisce Gesù, e che Luca vuole sottolineare ai suoi lettori, è che questo samaritano guarito sa dove è il vero tempio per rendere gloria a Dio … Non è lì sul colle di Sion nello splendido santuario orgoglio del popolo santo di Dio … no, il guarito ha intuito che il santuario vero è lì, nella carne dell’Uomo di Nazareth: è lì che bisognava che lui andasse per rendere grazie; è lì che è necessario prostrarsi perché lì Dio è presente e operante. È Gesù il “luogo” della salvezza e quindi della lode!
Gli altri nove sono stati certamente guariti ma non si sono lasciati salvare dall’Unico nel cui nome c’è salvezza: Gesù! (cfr At 4,12). L’evangelo di oggi ci invita a puntare lo sguardo su Gesù! Solo se guardiamo a Lui e riconosciamo ciò che Lui è per l’uomo e per il mondo, possiamo percorrere un vero cammino di fede…perché solo Gesù ci mostra chi è Dio e chi è l’uomo! Nella sua umanità c’è tutto quello che Dio voleva dirci di sé, tutto quello che Dio, da sempre, ha nel suo cuore per l’uomo! È questo l’invito che anche Paolo ci fa in questa domenica: ricordarsi di Gesù Cristo! Puntare sempre e solo su di Lui! Su di Lui con cui vivere e morire, su di Lui che rimane fedele anche se noi diventiamo infedeli! Il samaritano sanato ha capito che non poteva andare da nessuna parte se non da Gesù per cogliere il senso totale di quella sua guarigione e per far diventare quella sua guarigione salvezza!
La fede cristiana non è uno sguardo di fiducia al divino in modo generico, è sguardo puntato su Gesù di Nazareth, figlio dell’uomo e Figlio di Dio, su di Lui nel cui nome solamente c’è salvezza! È dire Amen a Lui, consegnarsi a Lui!