Il 12 ottobre la Chiesa Cattolica ha ricordato il beato Carlo Acutis, il giovane morto nel 2006 a soli 15 anni, proclamato beato nel 2020 le cui spoglie riposano ad Assisi presso il Santuario della Spogliazione. Da qualche tempo, il Gruppo Scout Piedimonte Matese 1 si è legato al suo nome e alla sua spiritualità e gli ha dedicato un piccolo monumento nel giardino del Santuario della Madonna della Grazia in Alife confidando nell’arrivo di una reliquia.
Domenica prossima (16 ottobre) presso il Santuario, durante la Messa delle 8.45 il rettore don Emilio Di Muccio farà memoria del beato alla presenza degli Scout matesini e delle tante persone che ne stanno conoscendo il carisma.
Ma perchè tanta attenzione su Carlo Acutis? Perchè cresce il numero di coloro che si rivolgono al giovane beato? Lo abbiamo chiesto a Carlo Virelli, Capo Scout e ad Marialuce Riccio, 18 anni, Scolta presso il Clan/Fuoco “Carlo Acutis”.
In che modo e perché il Gruppo Scout Piedimonte Matese 1 ha incrociato la santità di Carlo Acutis?
Carlo Virelli: È accaduto in occasione di un campo estivo riflettendo sui testimoni del nostro tempo; ai ragazzi ha subito colpito la figura di Carlo che con la sua semplice e breve vita ha vissuto pienamente la scelta di donarsi totalmente a Cristo. È maturata la volontà di approfondire sulla sua vita, la spiritualità, la sua fede pura e autentica.
Questa conoscenza è stata talmente coinvolgente da far diventare Carlo un amico, un fratello, un compagno di strada, tanto da decidere di intitolare il Clan/Fuoco al Beato Carlo Acutis. Perché questa esperienza diventasse più incisiva e coinvolgente, per far conoscere al territorio la sua testimonianza come gruppo Scout abbiamo deciso di dedicargli una stele presso il Santuario della Madonna della Grazia in Alife e speriamo presto, pregando il Signore, di avere anche una sua reliquia.
Come, la spiritualità e il carisma di questo ragazzo si incontrano con la proposta formativa che offre l’Agesci ai suoi ragazzi?
Carlo Virelli: Sono diverse le caratteristiche di Carlo che si incontrano con l’azione educativa e formativa degli Scout. Carlo ha avuto una chiamata speciale dal Signore alla quale ha risposto prontamente con fede e generosità e la sua breve vita terrena lo testimonia: il suo fare della vita un dono, per noi Scout si identifica con la parola “servizio”. Carlo viveva una vita da ragazzo della sua età tra scuola, sport, amici ma non sprecava il suo tempo libero che dedicava, nel silenzio, a chi aveva bisogno: è significativa la testimonianza della madre che gli vedeva ai piedi sempre le stesse scarpe, alla domanda che ne avesse fatte delle nuove appena comprate, rispondeva che le aveva donate ad un ragazzo povero, che aveva incontrato e che aveva notato scalzo. E poi, altra caratteristica che lo lega alla esperienza Scout è stato il suo amore per la natura, vista non solo come casa comune, ma soprattutto dono di Dio.
Avete scelto di intitolare il vostro Clan/Fuoco al beato Carlo Acutis. Perché? Cosa comunica il giovane beato ad altri giovani? Cosa trovate in lui…?
Marialuce Riccio: Sin da quando abbiamo avuto l’opportunità di conoscere la sua vita, lo abbiamo sentito come un nostro fratello, un elemento aggiuntivo del gruppo in costante cammino con noi, sia metaforicamente durante il nostro percorso di vita, che materialmente nell’attraversamento e nella visita di bellissimi paesaggi durante la Route. Ciò che pensiamo possa comunicare agli altri giovani è questa voglia di vivere e di aiutare gli altri, di umanità sincera e umile, valori che la nostra generazione ha in qualche modo il compito e il potere di riportare al primo posto all’interno della società, visti gli spiacevoli avvenimenti dal punto di vista sociale e culturale a cui assistiamo.
I giovani hanno dei miti, si legano alle mode, a piacevoli tendenze: ogni generazione cresce con un modello davanti a sé… Carlo Acutis ha scelto Gesù Cristo e in modo particolare l’Eucarestia. Quali pensieri suscita in una giovane della tua età la radicalità delle scelte di Carlo e la felicità che ne scaturiva?
Marialuce Riccio: Sicuramente quella di Carlo non è una scelta comune, né facile, in quanto sviluppare una fede così fervente necessita di un percorso di vita e di esperienze molto più lungo. Personalmente ammiro tutto ciò, indubbiamente scelta forte di carattere e di personalità, ma soprattutto di felicità. Carlo era felice proprio così, vivendo la sua vita e la sua terribile malattia con la gioia nel cuore, anche se questo comportava l’andare controcorrente. Carlo era felice poiché era se stesso. Ritenendomi cristiana, questa figura riesce sempre di più ad avvicinarmi al mistero dell’Eucarestia e al messaggio del Vangelo, ma con la sua semplicità e il suo messaggio di “anticonformismo” è in grado di catturare anche coloro che non si ritengono cristiani: credo sia questo l’aspetto più interessante e trasversale che mi attrae fortemente al giovane beato.
I dati confermano che a due anni dalla beatificazione, un numero crescente di persone e in particolare di giovani, vuole conoscere la spiritualità di questo giovane beato; molti a lui ricorrono per chiedere aiuto, per chiedere grazie: è un’esperienza personale, intima che lasciamo al segreto di ogni cuore. Cosa cercano i giovani oggi? E quelli che coltivano una esperienza di fede, su cosa fondano il loro cammino di credenti?
Marialuce Riccio: Non nego di essermi rivolta io stessa più volte a Lui, nella mia spiritualità, e di continuare a farlo sia nei momenti più bui della vita che nelle piccole vittorie; sono felice che anche molti miei coetanei abbiano riscoperto la fede o che si siano affidati a lui al mio stesso modo! Credo fermamente che i giovani di oggi, tra le tante cose, cerchino autenticità e trasparenza, due valori che sicuramente sono stati smarriti nel corso della storia in vari ambiti della società, e che ben si sposano con quello che è il messaggio del giovane Carlo: questa ricerca comprende sia i giovani credenti che quelli atei. Questa generazione è attratta da figure che possano in qualche modo avvicinarsi al loro mondo, interessarsi alle loro problematiche, ispirarli: coloro che si riscoprono credenti tendono a ricercare questa sorta di semplicità forse anche attraverso personaggi come San Francesco d’Assisi (allo stesso modo di Carlo).
Il Beato Carlo, visto da te. Quale musica o canzone ascolterebbe oggi? Quale attore gli starebbe particolarmente simpatico? E quale film preferirebbe rivedere a decine di volte? Come vestirebbe? Come lo vedresti in giro per le strade… con quale messaggio si presenterebbe ad altri giovani?
Marialuce Riccio: Non è una domanda molto facile a cui rispondere… Attenendomi alla sua immagine, per me sosterrebbe molto probabilmente artisti impegnati nel sociale, che portino dei messaggi di pace e di amore, come ad esempio Keanu Reeves o Emma Watson. Se fosse ancora viva, forse anche Lady Diana e le sue campagne sarebbero state apprezzate dal presunto Carlo odierno (aveva solo 6 anni quando è deceduta) o l’attivista pakistana Malala Yousafzai. Considerando la sua passione per l’informatica avrebbe stimato Steve Jobs. Musicalmente avrebbe ascoltato qualche band indie o pop, avrebbe preferito qualche film ispirato a storie vere o con significati sulla bellezza della vita, mentre per quanto riguarda l’esteriorità immagino un ragazzo con tanta voglia di vivere e tanti amici, che seppur diversi, riescono lo stesso a trarre qualche insegnamento dal loro amico speciale.
Un appello a chi non lo conosce; un appello a chi non vuol saperne…
Marialuce Riccio: Senza alcun dubbio la conoscenza è l’arma migliore per poter costruire la propria opinione in base ad un fatto di cronaca per esempio o, come in questo caso, ad un personaggio vero e proprio. Ciò che forse viene troppo spesso tralasciato in questo discorso è la comprensione verso chi non vuole comprendere, o recepire il messaggio. Sicuramente un modo per cercare di far combaciare chi ignora o decide volontariamente di ignorare la fede potrebbe essere proprio ricalcare la semplicità di questa persona, che sembra venire incontro ad ogni tipo di spiritualità. Per concludere, il mio appello per coloro che vogliono sapere di più è quello di scoprire questo Beato a poco a poco, cercando di “empatizzare” con quelli che sono stati i momenti più significativi della sua vita, di leggere alcune delle sue celebri frasi e di ascoltare anche alcune testimonianze della sua cara mamma, Antonia Salzano.