Noemi Riccitelli – Dopo essere stato presentato in anteprima alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, Rapiniamo il duce (Robbing Mussolini) del regista italiano Renato De Maria, è disponibile su Netflix dal 26 ottobre.
Pietro Castellitto e Matilda De Angelis, volti di punta del giovane cinema italiano che va definendosi, sono protagonisti, insieme ai veterani del piccolo e grande schermo, tra cui Tommaso Ragno e Filippo Timi, di un film la cui storia ha del potenziale originale, ma tende a perdere, a tratti, mordente tra un tempo e l’altro, ritornando poi a sorprendere sul finale.
Ѐ il 1945 e a Milano imperversano gli scontri tra partigiani e gli ultimi, irriducibili sostenitori del duce, prima della definitiva Liberazione.
Pietro, detto anche Isola (Pietro Castellitto), è un giovane ladro che vive come può di espedienti e inganni, insieme ai suoi due fidati amici e collaboratori Marcello (Tommaso Ragno) e Amedeo (Luigi Fedele).
Venuto a sapere dell’esistenza del cosiddetto “tesoro del duce”, oro, soldi e altre preziosità accumulate durante il regime, Isola decide di ordire un piano per entrarne in possesso: si uniscono, così, al suo nucleo operativo l’esperto di esplosivi Molotov (Alberto Astorri), l’agile ladra Hessa (Coco Rebecca Edogamhe) e il bizzarro pilota Denis Fabbri (Maccio Capatonda).
A supporto del gruppo opera anche la giovane cantante Yvonne (Matilda De Angelis), che intrattiene una relazione con Isola, sfruttando le morbose attenzioni del gerarca Achille Borsalino (Filippo Timi), il quale tradisce palesemente la moglie, l’attrice Nora Cavalieri (Isabella Ferrari).
Sarà che, negli ultimi anni, la serialità e la cinematografia, specie quella “nuova” che ha trovato la sua strada nelle piattaforme streaming, ha consumato tutta la sua ispirazione in trame che coinvolgono ladri geniali, rapine improbabili e colpi pericolosi (filoni di per sé già noti e investigati dal cinema in passato), ma guardando Rapiniamo il duce sembra di assistere ad azioni viste e conosciute e il film non brilla come potrebbe.
L’origine narrativa è in sé efficace, con personaggi dai profili interessanti, ma se all’inizio il film intrattiene, destando la curiosità dello spettatore che vuole addentrarsi nella storia, in corso di svolgimento il filo della trama si perde in passaggi poco incisivi, battute scevre di appeal, per poi riprendere, tuttavia, un nuovo slancio nella parte finale.
Il cast, come già sottolineato, unisce giovani talenti e conferme della realtà cinematografica italiana: Pietro Castellitto, di cui il pubblico ha apprezzato l’ispirazione innovativa e profonda con I predatori (Premio David 2021 al Miglior regista esordiente), conferisce un’aria scanzonata e provocatoria al suo personaggio, ma ci sono momenti in cui la sua interpretazione cede a rigidezza e a poca empatia; Matilda De Angelis, invece, mostra tutto il suo talento di interprete, soprattutto nella performance canora (è lei, infatti, che intona i pezzi che costituiscono la colonna sonora del film).
Tra gli altri, emergono senza dubbio Tommaso Ragno, il quale nonostante il ruolo non centrale, riesce a dare spessore al personaggio con poche battute e sguardi convincenti, così come Isabella Ferrari. Quest’ultima, probabilmente, offre una delle interpretazioni più riuscite, impersonando con ironia e quel po’ di sentimento sopra le righe un personaggio che, nel complesso, risulta interessante e, tra l’altro, dirimente per l’intera vicenda.
L’ambientazione di Rapiniamo il duce è curata e ben rappresentata: la Resistenza e le vicissitudini di uomini e donne di quel periodo, sebbene rimangano sullo sfondo, hanno una definita cornice e la scelta di questa fase storica, che detiene un innegabile fascino, contribuisce a catturare l’interesse e l’attenzione di un pubblico trasversale.
La colonna sonora colpisce senza dubbio sia per i brani stessi, iconici, sia per il senso di straniamento e l’anacronismo rispetto al tempo della narrazione, che tuttavia non stonano, ma enfatizzano il senso delle vicende del racconto.
Se bruciasse la città di Massimo Ranieri, Tutto nero di Caterina Caselli, Amandoti dei CCCP, questi ultimi due, in particolare, resi in modo ineccepibile dalla voce di Matilda De Angelis.
Rapiniamo il duce è un film che si dispiega a poco a poco, una visione che non coinvolge nell’immediato, ma che nel complesso si apprezza e intrattiene con leggerezza, anche se con il rammarico per l’occasione mancata di un racconto che poteva distinguersi con maggior brillantezza.