Home Chiesa e Diocesi L’Avvento in Parrocchia: cosa è cambiato da domenica scorsa?

L’Avvento in Parrocchia: cosa è cambiato da domenica scorsa?

Qualcosa di diverso in tutta la liturgia: preghiere, canti, segni ci "avvertono" che siamo in un tempo diverso, da conoscere e coltivare. La proposta dell'Ufficio catechistico della Diocesi di Alife-Caiazzo si chiama "Uno di casa"

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Parrocchia San Pancrazio Martire, Prata Sannita. I ragazzi del catechismo, alla vigilia della I domenica di Avvento hanno preparato la Corona di Avvento insieme alle catechiste e al Parroco don Arnaldo Ricciuto

Ogni tempo di Avvento porta dei segni, lo avranno notato i tanti che domenica hanno partecipato alla Messa parrocchiale: cambiano i canti, e anche le preghiere; la celebrazione si apre ad una prospettiva diversa perché c’è un’attesa da coltivare, quella del Natale.

L’Ufficio Catechistico della Diocesi di Alife-Caiazzo ha curato un piccolo progetto che accompagna i bambini e le famiglie in generale a vivere la Messa diversamente ma anche a proseguire la riflessione sull’Avvento in casa: si chiama “Uno di casa”, titolo che rimanda al tema della casa e dell’ospitalità del cammino sinodale in corso, in sintonia con uno dei “cantieri di Betania” previsti per i prossimi mesi (laboratori di dialogo e ascolto che insieme ad altri si stanno attivando nelle Diocesi italiane).

“Uno di casa” – si legge nel documento dell’Ufficio catechistico – è un titolo che vuole esprimere due realtà: ognuno di noi desidera raggiungere Betlemme e sentirsi uno di casa con Gesù, Giuseppe e Maria, entrando nell’intimità della loro casa e delle loro relazioni. Ma anche Gesù può diventare uno di casa, nella nostra vita, se desideriamo davvero ospitarlo con cuore aperto e libero. Presentiamo un cammino fatto di ospitalità che ci avvicinerà sempre più al Mistero del Natale”. Così in ogni parrocchia compaiono dei segni visibili, un cartellone con degli adesivi da apporre ogni domenica, l’accensione della candela di Avvento e altri segni che ogni comunità decide di aggiungere, poi le preghiere e gli impegni da portare a casa perché l’attesa sia veramente coltivata, sia una condizione matura non solo in vista della memoria del Natale di Gesù, ma – come per la vita di ogni credente, bambino o adulto – sia attesa dell’ultimo incontro promesso tra il Figlio di Dio e l’Umanità.
Dunque l’attesa/avvento non è stare con le mani in mano finché accada qualcosa, ma adoperarsi; è stare da sentinelle nella vita con un impegno: custodire il dono della vita propria e altrui con i carismi dati a ciascuno… e scorgere i segnali della venuta quotidiana del Signore che a tutti chiede risposte generose.
Casa e ospitalità, un luogo e uno stile per essere davvero gente di Avvento: sono i luoghi a noi più cari quelli che ci esercitano alla carità, alla gentilezza, all’ascolto, all’accoglienza di chi è solo, lontano ed estraneo alla nostra intimità.

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