Home Chiesa e Diocesi Arrivederci Benedetto, “nonno saggio” di tutta l’Umanità. La lettera al Papa emerito

Arrivederci Benedetto, “nonno saggio” di tutta l’Umanità. La lettera al Papa emerito

Questa mattina alle 9.34 si è spento il Papa emerito Benedetto XVI. Si rincorrono messaggi di ricordi e di cordoglio; ad essi si aggiunge la lettera di Alfonso Feola, collaboratore di Clarus

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Il mio primo ricordo di te non risale alla sera del 19 aprile 2005 (quando pur ero presente in Piazza San Pietro per la tua elezione), ma a qualche sera prima, presso la Chiesa dell’Annunziatina in Borgo, dove ti scorsi inginocchiato, in preghiera silenziosa verso il tabernacolo. Di te già si diceva che eri il “pastore tedesco”, il “panzerkardinal” che avrebbe portato sventure alla Chiesa qualora eletto papa… ed invece eri li, come sempre al cospetto del tuo Signore, mite, di una bontà ferma, quasi delicata se non addirittura pudica. Salisti al soglio di Pietro e rividi al balcone e poi nei tuoi primi passi da papa quella stessa mitezza, mista ad emozione… e lì mi conquistasti definitivamente: venivo da Wojtyla, da un pontificato irripetibile mentre tu, in maniera pacata e senza quasi dir parola, mi impartisti la prima lezione, che dovrebbe essere la regola d’oro di ogni credente… “non si ama ‘un papa’ ma “il Papa”, nella varietà dei carismi prescelti dallo Spirito Santo. Poi arrivò la seconda lezione nel giorno di inizio del ministero petrino: “Chi crede non è mai solo”, frase scolpita nel profondo della mia anima e che mi ha aiutato non poco nei primi, solitari anni di vita universitaria, dove la lontananza da casa a volte rendeva inevitabile rimanere da solo con i propri pensieri e preda delle proprie preoccupazioni. Passarono gli anni, ogni tua parola venne passata al setaccio: ti spacciarono per nazista (quando in realtà fosti obbligato ad arruolarti nelle SS), dissero che vestivi scarpe di Prada (quando in realtà te ne regalava un sarto piemontese, confezionandole in pelle di vitello). Ma soprattutto, cosa più odiosa, ti impedirono di tenere una Lectio magistralis alla Sapienza, l’Ateneo che proprio i pontefici del passato avevano contribuito a fondare. E lì, da studente di quell’Università, mi vergognai… e sentii di divenire sempre più vicino e solidale con te… anche quando, dopo un coraggioso discernimento, decidesti di rinunciare al pontificato e lasciasti che la Chiesa si inoltrasse nel nuovo millennio, rafforzata dal tuo contributo teologico e dalla tua scelta a dir poco rivoluzionaria. Ed ora sono qui, nelle ore in cui da tutta la Chiesa sale al cielo il canto di ringraziamento, il Te Deum per i benefici concessi lungo questo anno. Sono qui a riflettere sulla tua vita, spesa interamente affinchè gli uomini e le donne del nostro tempo conservino e trasmettano più facilmente il dono della Fede, attraverso la Teologia. Inutile dire che in questo clima di attesa verso il nuovo anno che si apre, ti sei congedato dal mondo ancora una volta in punta di piedi, con quella stessa discrezione usata verso il mondo stesso a margine di ogni singolo attacco mirato alla tua persona. E sono qui a dire grazie a Dio per averti donato al mondo… perché un gigante spirituale ed umano della tua statura è una grazia rara, che porta con sè un’eredità difficilissima da prendere in carico.
Arrivederci, Benedetto… 265° Papa della Chiesa cattolica, Romano pontefice emerito, Joseph Aloisius Ratzinger… “Nonno saggio” di tutta l’umanità: ti bacio sulla fronte e ti ringrazio di tutto, specialmente di quella meravigliosa Enciclica, la Deus Caritas est che resta la spiegazione più completa dell’Amore, fin qui passata sotto i miei occhi. Ti saluto, con l’auspicio (da te stesso pronunciato) che l’ultimo incontro di stamane, quello con Dio e con i tuoi cari, sia stato davvero un “ritorno a casa”.
Con tutto l’Affetto di cui sono capace <3

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