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Epifania del Signore, commento al Vangelo

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Comunità Monastica di Ruviano (Clicca)
di Padre Fabrizio Cristarella Orestano

Epifania del Signore
Is 60,1-6; Sal71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

Sandro Botticelli: “Adorazione dei magi”, 1490-1505, Galleria degli Uffizi – Firenze

L’Epifania è solennità grandiosa e ampia che apre il Mistero dell’Incarnazione agli spazi variegatissimi di tutto l’umano, di tutti i tipi di uomini, di tutti i sentimenti umani. Quando Dio si manifesta (epifania significa “manifestazione”, ricordiamolo!) genera delle reazioni che rivelano chi siamo nel più profondo di noi. Sulla “scena” di questo giorno solennissimo entrano dei personaggi che ci narrano l’uomo dinanzi a Dio che vuole manifestarsi e che si manifesta ed entrano anche delle cose che servono a chiarire i moti dei cuori (la stella, i doni dei Magi). I primi ad entrare in scena sono i Magi, personaggi misteriosi che hanno generato tanta simpatia ed anche tanta curiosità nei secoli cristiani; personaggi misteriosi che provengono da un altrettanto misterioso oriente … tradizionalmente sono tre (ed hanno avuto anche dei nomi e delle provenienze etniche … ed è chiara la simbologia!) ma la Scrittura non ci dà alcun numero, semplicemente dice “alcuni Magi” … chi sono? Poco importa e poco importa anche la provenienza geografica e culturale, quel che ce li rende cari ed affascinanti è il fatto che sono cercatori appassionati dell’ “oltre” … cercando l’“oltre” cercano Dio che è sempre al di là delle vedute dell’uomo, cercano l’uomo stesso ma con una chiave di “non-scontato” e di stupore.

Sono uomini che cercano Dio cercando «il Re dei Giudei che è stato partorito» (così alla lettera) … per la passione di questa ricerca commettono anche l’errore di rivolgersi ad un re di questo mondo. Si saranno detti che per cercare un Re si deve chiedere ad un altro re … e qui fanno un errore grande che produrrà morte per degli innocenti e paura per Giuseppe, Maria ed il piccolo Gesù. Un errore che, per altri versi, sarà provvidenziale perché solo questo “errore” li condurrà alla meta; sì, perché da Erode e dalla sua corte verranno a sapere il luogo preciso della nascita del “Re partorito” … Erode, infatti, chiederà agli Scribi: essi solo hanno la risposta perché sanno leggere la Santa Scrittura. La stella ha messo in moto i Magi perché la stella è il loro desiderio di “oltre” (non a caso la parola desiderio, in latino contiene la parola sidera, “stelle”!), il desiderio guida ma non fa giungere alla vera meta, a quella si giunge solo se si è in ascolto di Dio, in ascolto dunque delle Scritture che contengono la sua Parola; quando i Magi giungono a rivedere la stella il loro desiderio è stato indirizzato dalla Scrittura e esplode in loro la gioia.

Poi entra in scena Erode; è roso da due principi di morte: il potere e la paura! L’uno dipende dall’altro! La volontà di potere lo rode perché Erode è uno che passa tutta la vita a difendere quel potere che era riuscito a ritagliarsi dall’onnipotenza di Roma, difende quel poter (e lo farà fin sul letto di morte!) perché ha paura di perderlo, ha paura per sé. I Magi fanno esplodere in lui la paura! Paura di un piccolo Messia (“Re dei Giudei”) addirittura da adorare, come gli dicono i Magi. È da temere con tutte le forze e con tutte le forze dell’inganno e della crudeltà va eliminato. Un Messia-bambino in giro per il suo regno è pericoloso: riaccende le speranze, ridona la gioia di vivere e lottare, di sognare, può dare la forza di scrollarsi di dosso i gioghi che disumanizzano e mettono al servizio dei più forti! Queste cose a tutti gli “Erode” della storia non piacciono! Erode è re ma è schiavo della paura e per quella paura è capace di tutto: inganna i Magi e, come una belva feroce, attende da loro la risposta che possa far scattare la sua trappola di morte. Quando i Magi partiranno senza più passare da lui («per un’altra via», non più quella dei re potenti!), Erode si scatenerà contri i bambini di Betlemme sperando di cogliere tra loro Colui che, pur piccolissimo, lo terrorizza. Anche Erode lo cerca, proprio come i Magi, ma questi per adorarlo, cioè per prendere vita da Lui, Erode per togliergli la vita!

Questo Erode ipocrita che impugna la fede («perché anch’io possa andare ad adorarlo!», dice ai Magi!) mi fa pensare irresistibilmente agli “Erode” che vogliono cancellare le tracce del Signore dalla storia, che vogliono cancellarlo cancellando i poveri che ne hanno il volto, cancellando la pietà e l’accoglienza; vogliono cancellare il Signore sostituendolo con comode figurine di gesso … queste ci vogliono, ma senza il vero volto del Signore sono contraddizione dell’Evangelo! Ci sono ancora gli Erode che vogliono cancellare il vero Natale! C’è ancora chi osa impugnare Dio o la morale dell’Evangelo per giustificare guerre e stragi … lo abbiamo visto allo scoppiare della guerra in Ucraina dove degli ecclesiastici hanno giustificato quegli orrori con la difesa dei valori cristiani e della morale cristiana.

Poi entrano in scena gli Scribi … stanno lì per rispondere a delle domande che gli altri gli pongono. Sono professionali: la loro risposta è precisa perché le Scritture le conoscono a menadito: il luogo è Betlemme. Lì nascerà il Messia. Peccato che non si lascino interpellare da quanto essi stessi dicono. In loro c’è molta “testa” e niente vita! Gli Scribi ci fanno impressione perché non reagiscono a nulla, né a ciò che accadrà, né alle parole che ricavano dalla Scrittura.; non hanno reazioni, restano immobili. Fanno impressione. Gli Scribi sono l’emblema di quelli che non hanno intenzione di cambiare nulla della loro vita, dei loro ritmi, delle loro abitudini … niente e nessuno li può smuovere dalla loro paralisi umana e spirituale. Non permettono a Dio di fare nulla per loro. Sanno ma non fanno, sanno ma non vivono davvero; i Magi hanno camminato tanto al contrario di questi uomini “religiosi” non danno neanche un passo! È terribile perché potrebbe capitare lo stesso a tanti “credenti” che sanno tutto del Natale, ma non hanno il coraggio di muoversi per portare a Dio le loro domande più profonde.

I Magi lo faranno: porteranno al piccolo Re dei Giudei i loro tesori che sono il loro umano ma anche le loro domande più grandi … le depongono davanti a quel bambino che neanche sa parlare e dunque non sa rispondere … quel bambino che sa solo accogliere tutte le realtà dell’uomo, dalle più luminose come l’oro a quelle che riguardano la sua parte “divina” che profuma di Dio come l’incenso, a quelle più dolorose e incomprensibili come la mirra. Gli Scribi non offrono nulla e non domandano nulla. Tanti non fanno domande a Dio per non farsi scomodare, perché non vogliono le risposte. Può capitare anche a tanti che si dicono cristiani di non avere il coraggio di far diventare carne la Parola che pure ascoltano e sulla quale magari anche discettano. E si rimane osservatori estranei… si rimane gente che non cambia la storia con l’amore e pagandone il prezzo. Si rimane come questi Scribi che, in fondo, divengono complici degli omicidi infami che Erode sta organizzando. Gli Scribi così uccidono la fede che pure professano e si fanno complici di Erode. Può accadere anche a noi se non vogliamo fare la fatica di passare dalla “religione” alla fede, dalla “religione” che rassicura alla fede che inquieta e mette in moto.

I Magi sono uomini dalla fede inquieta e mai sazi di strade da percorrere per incontrare il senso, inquieti e mai sazi di possesso perché tesi verso l’“oltre” che Dio indica loro. I Magi, come scriveva Padre Turoldo, sono i nostri santi più cari, perché ci insegnano questa santa inquietudine che la caratteristica autentica di ogni vero credente nel Dio di Gesù Cristo!

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