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Pizza Day e Sant’Antonio Abate: il “sacro” fuoco unisce il lavoro e la lotta contro il male. Nel Medio Volturno sempre più giovani con le “mani in pasta”

Non viene mai meno l'amore per il disco di pasta in tutta Italia; cresce il settore anche grazie alla competenza di pizzaioli sempre più aggiornati per fornire qualità e digeribilità.

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Pizzeria MontOne, Castello del Matese

Giovanna Corsale, Grazia Biasi – Si celebra oggi la Giornata internazionale della pizza (Pizza Day), uno dei cult della cucina italiana e principalmente del Mezzogiorno e, non a caso, la festa della pizza coincide con la memoria di Sant’Antonio Abate, uno dei Santi più venerati da Napoli in giù, che, oltre ad essere noto come patrono degli animali domestici, è anche considerato patrono del fuoco e quindi dei forni. Ed è proprio l’elemento fuoco ad unire la “perla” gastronomica con Sant’Antonio Abate e rendere quindi un senso importante a questa giornata, scelta per festeggiare il riconoscimento conferito dall’UNESCO alla pizza tanto auspicato dall’Associazione Verace Pizza Napoletana.

In base alla stima redatta dall’Associazione Coldiretti “in Italia si sfornano 2,7 miliardi di pizze all’anno che in termini di ingredienti significano durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Un sistema economico che poggia su ben 121mila locali, tra pizzerie ristoranti, pizzerie da asporto, gastronomia e forni”. L’analisi di Coldiretti, in realtà, rispecchia l’immagine di un’Italia che difende i propri valori più autentici, impastando la quantità con la qualità. I dati sopra riportati parlano su scala nazionale considerando ormai la fuoriuscita dai confini di Napoli e della Campania del prelibato piatto.  La predilezione di ingredienti esclusivamente made in Italy (olio, mozzarella, pomodoro, ecc.), mix perfetta per la base di ogni verace pizza ha visto un crescendo di interesse e di richieste anche durante il periodo del lockdown di realizzare la pizza, in cui milioni di persone hanno scelto di cucinare in casa secondo la tradizione italiana.

 Onore ai pizzaioli di casa nostra 
Ad onorare la pizza offrono il loro contributo decine di pizzaioli in tutta l’alta Campania da cui scriviamo: ormai da un ventennio si è arricchita l’offerta e soprattutto si è aggiornata la competenza dei maestri pizzaioli, mani artigiane e menti all’avanguardia hanno imparato a miscelare il meglio di farine, a selezionare le migliori qualità di olio locale, di pomodori e di tantissimi prodotti del territorio e della Campania che vanno dalla cipolla ai formaggi, dalle verdure/ortaggi agli alici, dai salumi ai funghi, alle patate. Siamo ad Alife, Formicola, Castel di Sasso, Caiazzo, Castello del Matese, Alvignano, Dragoni, Piedimonte Matese, San Potito Sannitico dove non mancano forni da cui vengono fuori sapori accomunati da leggerezza ma diversi per la creatività e l’originalità di ogni bravo pizzaiolo. Alcuni tra essi sono esperimenti collaudati ormai di fama nazionale e mondiale, come Pepe in Grani a Caiazzo e Pizzeria Élite da Alvignano, ma la crescente clientela che da fuori territorio giunge in ognuno dei comuni sopra citati è la dimostrazione che il palato dei clienti è soddisfatto e il passaparola funziona. Se il prodotto finale è la risultante di una filiera garanzia di qualità, in alcuni casi al fenomeno pizza si associa un più complesso movimento sociale ed economico: al momento unico caso sul territorio è quello di Pepe in Grani che ha richiamato a Caiazzo numeri crescenti di clienti e visitatori a cui si è aggiunta di recente la Locanda Re Nettuno dell’attore partenopeo Mariano Bruno; hanno risposto bene le Amministrazioni comunali che si sono alternate sentendosi responsabili dell’ospitalità da offrire (viabilità, arredo urbano, parcheggi, iniziative culturali e ludiche in alcuni momenti dell’anno) ma anche gli altri commercianti del centro storico che ormai a pieno titolo contribuiscono al successo collettivo, e i tanti che hanno deciso di investire ed aprire nuove attività anche di recente. Ricchezza ad ampio raggio: quella della pizza, patrimonio di valori e di traduzioni storiche e quella economica e sociali di cui beneficia un intero territorio.
Tentativi di rivitalizzare il centro storico anche ad Alife, dove l’ormai rinomata pizzeria Vino e Biga aperta il 29 febbraio 2020 alla vigilia del lungo lockdown, si conferma così a poco tempo dalla primissima accensione del forno un luogo privilegiato e ricercato: appello ad istituzioni e associazioni locali perché al piacere della pizza i clienti/visitatori possano conoscere di Alife l’antica storia romana e i monumenti che ancora ne riflettono il prestigio.

A questo punto, sì che il disco di pasta con pomodoro e mozzarella (incluse le molteplici varianti) si carica di un significato anche politico, di civiltà, di futuro e di belle speranze.

In foto alcune delle migliori e rinomate pizze del territorio

 

 

 

 

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