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Babylon: il paradiso perduto di Damien Chazelle candidato a tre premi Oscar

Al cinema una vorticosa Hollywood con protagonisti Margot Robbie e Brad Pitt

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Noemi Riccitelli – In La La Land, film premio Oscar del 2017 dello stesso Damien Chazelle, c’era una battuta, strofa di uno dei brani della bellissima colonna sonora, che è rimasta impressa nella memoria degli spettatori, “Dedicato ai folli e ai sognatori”. Un augurio appassionato che arrivava da una storia romantica e delicata, in cui una coppia di artisti inseguiva le proprie ambizioni.

Babylon
, al cinema dal 19 gennaio, prosegue il sentiero dei sogni e del successo, ma Chazelle, che scrive e dirige il film, lo porta al parossismo, in un vortice in cui la volontà di entrare nella realtà cinematografica hollywoodiana diventa una magnifica ossessione.
Candidato a 3 premi Oscar (Miglior colonna sonora, Miglior scenografia, Migliori costumi), Babylon ha già vinto il Golden Globe per la colonna sonora originale.

Los Angeles, anni ’20. Nellie LaRoy (Margot Robbie) riesce ad entrare in una delle ordinarie e folli feste del celebre attore Jack Conrad (Brad Pitt), grazie alla complicità di Manuel Torres detto Manny (Diego Calva). Nellie è audace e vuole farsi notare per diventare un’attrice, Manny un po’ più insicuro, ma non meno tenace, spera di diventare produttore.
Quella sera, non a caso, il loro destino cambia e per entrambi Hollywood apre i suoi dorati, sfavillanti, ma anche duri cancelli.
Allo stesso modo, anche il futuro del cinema stesso sta per cambiare, accogliendo una delle sue più radicali rivoluzioni: il passaggio dal muto al sonoro.

C’è questo filo conduttore nelle opere di Chazelle, questa tensione verso un obiettivo, l’aspirazione ad un qualcosa di più grande e affascinante che si vuole fare proprio, che assume nel suo definirsi una declinazione diversa in ogni pellicola: in Whiplash c’è tutta la durezza e lo sforzo di un giovane musicista per un perfezionarsi progressivo; in La La Land, come già citato, il sogno artistico di una giovane coppia non è altrettanto semplice, ma c’è un’atmosfera vivace che lo racchiude e sembra quasi addolcirne i tratti; First Man, invece, è la storia di una conquista collettiva, quella della Luna, in cui le vicende personali di Armstrong frenano e rendono più lontano quel satellite.
Eppure, nella loro diversità, tutte queste opere mantengono una certa sobrietà, un’ordinarietà da grande schermo che le rende fruibili e di facile comprensione.
Babylon, dal canto suo, è eccentrico, fuori dagli schemi, non lineare, ma non per questo meno affascinante: lo star system hollywoodiano si arrende piacevolmente ai ruggenti anni ’20, che si espandono in tutto il loro vigore e rumore, avvolgendo chiunque si lasci coinvolgere da quei ritmi.

La regia e la scrittura di Chazelle, intessuta soprattutto di ironia, tengono il focus sulla realtà cinematografica, ma in particolare su ciò che c’è dietro quella realtà, che non è solo il sogno e le ispirazioni che il pubblico percepisce e osserva dal grande schermo: e così vizi, capricci, assurdità, le inquadrature non risparmiano neanche i dettagli meno immaginabili.
Tutto va nella centrifuga di eccesso di un mondo patinato e bramoso che chiede sempre, senza mai dare però garanzie.
La vena critica del regista appare evidente, eppure Chazelle non rinuncia ad evidenziare anche quella fascinazione e desideri che il cinema suscita e sa creare, in chi lo fa e chi lo guarda.

I protagonisti, infatti, sebbene in apparenza depauperati e provati dalle loro esistenze vote sempre all’estremo, nutrono una sincera e devota passione per ciò che fanno, convinti che non si dedicherebbero a nient’altro nella vita.
In tal senso, Brad Pitt, Margot Robbie e Diego Calva realizzano un lavoro eccellente sui loro personaggi: Pitt e Robbie interpretano due belli e dannati che animano la scena con verve e fascino, aderendo alla frenesia maliziosa, ma anche alla disillusa malinconia del mondo artistico; Calva, invece, è lo sguardo innocente su quel mondo, in cerca di bellezza fino alla fine.
Nel cast si segnala anche il cameo di Tobey Maguire.

Le scenografie calde, opulente, fitgeraldiane (di Florencia Martin e Anthony Carlino) sono in corsa per l’Oscar, così come la colonna sonora di Justin Hurwitz: un trionfo coinvolgente di ritmo che accompagna ogni scena in modo sublime, contribuendo allo svolgersi smanioso della narrazione (189 minuti).

Un film che ha diviso, Babylon: una visione che, certamente, colpisce, non lasciando indifferenti, e che va interiorizzata, non soffermandosi solo su ciò che l’occhio vede, ma cogliendone gli spunti emotivi più sottili.

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