Josephine Riccio è Alfiere della Repubblica, ma anche di più.
Perché dietro l’onorificenza che le ha appena conferito il Presidente Sergio Mattarella c’è la storia di un’adolescente con tanti sogni nel cassetto, entusiasmi, amicizie, qualche lacrima, sorrisi, inciampi, voglia di vivere.
Ha sedici anni e frequenta il terzo anno di Scuola superiore al De Franchis di Piedimonte Matese; ha scelto l’indirizzo turistico “perché mi piace viaggiare e contemporaneamente posso studiare anche storia dell’arte. Ma il Diritto e le lingue straniere che sto conoscendo quest’anno mi appassionano altrettanto”, ci spiega nella lunga chiacchierata che abbiamo condiviso.
Il titolo di Alfiere della Repubblica le viene conferito proprio tramite la segnalazione che la sua Scuola, in particolare il Dirigente prof. Marcellino Falcone, ha presentato alla Presidenza della Repubblica con la complicità della famiglia: si tratta di un attestato d’onore istituito nel 2010 che premia ‘giovani minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino. I giovani insigniti di questo titolo si sono distinti nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato oppure hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà’ come si legge nelle note del Quirinale.
Josephine rientra tra questi giovani speciali: il motivo è legato principalmente al suo impegno scolastico, alle sue attitudini artistiche e abilità manuali che la sua Scuola ben conosce e che lei ha messo a disposizione anche del progetto “La rete della legalità” di cui il De Franchis è capofila tra gli Istituti scolastici superiori di Piedimonte Matese (Il Dirigente Falcone infatti nel suo Ufficio ha messo in bella mostra la Bilancia della giustizia da lei realizzata, foto in basso). Un impegno che vale il doppio dei risultati brillantemente conseguiti perché la giovane sedicenne, originaria di San Potito Sannitico, ha fatto dello studio assiduo la risposta vitale ad una malattia che l’ha colpita già all’età di nove anni. “Studiare mi fa sentire viva e partecipe di quel che accade, mi aiuta a crescere e condividere con i miei coetanei tante esperienze”.
Era il 16 gennaio 2016 quando giunse all’Ospedale Civile Ave Gratia Plena di Piedimonte Matese dopo giorni di sintomi poco chiari: quelle feste natalizie non erano state come le altre perché Josephine era stanca e particolarmente affaticata; dal Matese il trasferimento all’ospedale pediatrico di Napoli Santobono-Pausillipon dove la diagnosi fu di una singolare forma di leucemia. Lei ricorda i momenti in cui la mamma, la coraggiosa mamma, suo angelo custode, le spiegava cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi e come le sue giornate sarebbero cambiate. È stato un susseguirsi di tappe, alcune più faticose, altre meno, altre apparentemente insuperabili. “Il Santobono per lunghi anni è stata la mia seconda casa”, ci racconta. “Lì ho conosciuto tanti bambini con patologie come la mia e tanti altri che purtroppo non ce l’anno fatta. Servono tanto coraggio e forza di volontà, ma soprattutto serve non aver paura”. La saggezza che la sua voce dolce e determinata sprigiona farebbe quasi tradire un calcolo circa la sua età, ma Josephine parla con estrema consapevolezza raccontando di scuola e di terapia, di libri da leggere e di attività motoria in piscina che le facilita il movimento degli arti inferiori. Ha frequentato la scuola in ospedale; poi alle Medie un progetto ad hoc ha consentito ai docenti dell’Istituto Comprensivo di San Potito di poterla seguire direttamente a casa. Il Covid l’ha vista in DAD insieme ai suoi nuovi compagni di classe del De Franchis: nuova scuola, nuova esperienza, ma tutto straordinariamente familiare e accogliente per Josephine che al rientro in classe ha trovato amici, professori e tecnici ad attenderla: “Il De Franchis mi riserva sempre belle sorprese”, commenta così, con gratitudine, la gentilezza che tutti ogni giorni le manifestano, in particolare l’attenzione che le è stata riservata proponendola come Alfiere della Repubblica. “Per me è una grande gioia, una bella responsabilità che apre un nuovo capitolo della mia vita”; vive con trepidazione l’approssimarsi della data, il 24 febbraio, quando a Roma sarà ufficialmente insignita dell’attestato d’onore.
Il suo cuore contiene tanti volti e nomi che si intrecciano ogni giorno alla sua storia: primi di ogni altro la mamma Carmela e il papà Mario; l’insegnante di sostegno Maria Rosaria Iacuessa; il professore di Diritto Alfonso Donato Pascale. “Li posso nominare? Possiamo scrivere i loro nomi?” chiede con fermezza, perché ci tiene a far sapere che c’è una fitta trama di bene e di amore che l’accompagna. Poi i compagni di classe “da cui ricevo tanto supporto”; e ancora il terapista Antonello Cuzzone che ogni giorno la segue per un’ora di attività motoria; fa il lungo elenco dei docenti di classe con cui c’è uno scambio intenso, “da parte di tutti loro c’è l’insegnamento costante ad appassionarci alla vita, a leggere, a formarci, ad essere buoni cittadini del futuro e a farci crescere preparandoci al momento della Maturità; tutto questo mi fa guardare lontano, mi rende forte ogni giorno perché so che ogni giorno devo impegnarmi per un piccolo traguardo senza il quale non ci sarebbe futuro”. Questa passione per la vita Josephine la affida alle sue doti artistiche; non solo le mani, ma anche le parole. A scuola con la docente di lettere Angela Pascale che ha introdotto la classe al Metodo Caviardage (consiste nell’elaborare delle poesie partendo da testi già scritti come dei fogli di giornale oppure pagine di libri da macero) la nostra giovanissima ha trovato una nuova e originale strada per affidare al mondo messaggi di peso che sono un inno alla vita e alla gioia di vivere, un atto di accusa contro la violenza… ma soprattutto un’azione che libera i suoi positivi sentimenti.
Oltre ogni limite
Vera e libera
è la Via
del cuore degli Eroidi Josephine Riccio
Sono in tanti ad aver bussato alla sua porta nei giorni scorsi: giornali e tv sono stati particolarmente colpiti dalla sua storia di speranza, di fiducia nel futuro dalle sue costanti parole, come nel caso della chiacchierata con noi di Clarus: “mai mollare perché c’è sempre una luce che rischiara il buio, ma bisogna coltivarla e tenerla accesa”.
Le motivazioni ufficiali del Quirinale su Josephine:
La sedicenne Josephine Riccio, residente a San Potito Sannitico (CE) è stata nominata Alfiere della Repubblica per la quotidiana testimonianza del valore irrinunciabile e positivo delle diversità. La sua tenacia è un esempio offerto a tutti per contrastare pregiudizi ed emarginazione. Colpiscono la tenacia e la forza d’animo con cui Josephine, quotidianamente, reagisce alle difficoltà provocate da una malattia invalidante che la costringe sulla sedia a rotelle. La sua condizione non le impedisce di essere una studentessa brillante: attenta e concentrata durante le lezioni, sempre disponibile con insegnanti e compagni di classe ai quali cerca di trasmettere fiducia, speranza e buonumore. Ha scritto poesie sulla parità di genere, esprimendo le emozioni di giovane donna combattiva e forte. Josephine è anche una cittadina “attiva”, impegnata sui temi della legalità, che con passione partecipa a iniziative nel suo territorio. Il suo esempio infonde coraggio e contribuisce a comprendere il valore positivo delle differenze.