Paolo Bustaffa – “Come si difende una Costituzione democratica? Questa domanda è diventata impellente negli ultimi venti anni. Un’epoca nella quale all’espansione della democrazia, che aveva caratterizzato il 1989, ha fatto seguito un suo netto arretramento”. Tania Groppi, professoressa ordinaria di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Siena, apre così un commento sullo stato di salute della Costituzione. Oltre la scintilla di “Sanremo 2023”. Da tempo la domanda è al centro di valutazioni e commenti di opinionisti ed esperti che sui media prendono la parola alla luce di quanto sta avvenendo nella vita politica, sociale e culturale.
C’è un dato che vien posto al centro delle analisi e dei commenti: la sottile e progressiva erosione della democrazia costituzionale causata da interventi normativi che presi singolarmente sembrano innocui ma che nel loro insieme lasciano intravvedere
un processo di indebolimento della Carta. Per rendersene conto basterebbe confrontare gli articoli della Costituzione che sanciscono i diritti fondamentali con scelte legislative negli ambiti del lavoro, della sanità, della scuola, della cittadinanza, dell’immigrazione, della manifestazione del pensiero. Non c’è bisogno di dettagliare, i media ne parlano ogni giorno documentando l’incerta direzione dei passi.
Occorre vigilare, occorre tenere vigile la coscienza attraverso la conoscenza della Costituzione, della sua anima oltre che della sua architettura democratica, del suo sistema di pesi e contrappesi. Il contributo di esperti e studiosi è prezioso ma non basta. Sono soprattutto i cittadini i primi custodi di un’eredità consegnata da uomini e donne che hanno sacrificato la vita per la libertà, per la democrazia, per la giustizia, per la pace. Un’eredità ricevuta da uomini e donne che nell’Assemblea costituente da posizioni diverse hanno lavorato insieme per dare una bussola al Paese. Sono i cittadini che ritrovata la Costituzione possono ritrovare le ragioni e la forza della partecipazione, della corresponsabilità e quindi possono risalire la china.
Scrive Tania Groppi: “Contribuire a nutrire questa cultura è il compito di tutti coloro che credono nella democrazia costituzionale come strumento di convivenza pacifica nelle società pluraliste”. Di questa cultura sono orfani i giovani e di un diffuso analfabetismo costituzionale sono responsabili gli adulti smemorati oppure quelli più preoccupati del consenso elettorale immediato che del futuro di un Paese peraltro circondato da guerre, ingiustizie e tragedie ambientali. Così si lascia spazio a scelte che si inchinano alle diverse maschere dell’egoismo. Eppure, un’altra strada è possibile e la Costituzione si pone oggi più che mai come bussola di un nuovo cammino.
Fonte SIR