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L’INTERVISTA. Alvignano, rieducare oggi al gusto del bello e dell’arte. La tela di Paolo De Matteis, il segno di una strada tracciata

Ritrovamenti di notevole valore storico-artistico che aprono la riflessione sul presente e sulla percezione delle proprie radici da parte dei cittadini. Ne parliamo con Tommaso Tartaglione, originario della famiglia alvignanese dei Pagliuca, cultore di storia locale e fondatore del Centro Studi della provincia di Caserta "Antica Terra di Lavoro"

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Paolo De Matteis, Vergine col Bambino tra i santi Pietro e Paolo, olio su tela, 1717, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Alvignano

Ad ottobre 2019 nella Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Alvignano giungeva la tela restaurata  “Vergine col Bambino tra i santi Pietro e Paolo” (nell’occasione anche il busto ligneo del patrono San Ferdinando d’Aragona). Un ritorno a casa carico di un forte significato storico e simbolico: durante i lavori di pulitura, la ditta di restauro Nova Ars (di Avellino) rinveniva sulla tela la firma del famoso artista campano Paolo De Matteis  già autore sul nostro territorio (almeno fino ad oggi) anche del San Gennaro tra i leoni conservato nella sagrestia della Basilica di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese (leggi l’articolo).  Originario del Cilento ove nasce nel 1662, De Matteis è stato tra i pittori più rappresentativi della stagione barocca nel Regno di Napoli; la sua arte lo portò a viaggiare in Italia ma anche in Francia, Austria, Spagna, Inghilterra.
Sorprende la sua presenza ad Alvignano; essa è senza dubbio riconducibile ad una committenza che fu attenta nell’affidare il segno della propria devozione ad un artista di tanto pregio: inaspettato nei centri minori del Regno, ma non raro come avvenimento.
La pandemia di Covid ha frenato la possibilità di un incontro pubblico e un approfondimento sul valore dell’opera ritornata in parrocchia e collocata sull’altare maggiore, ma noi torniamo a parlarne (qui la prima pubblicazione) grazie alla collaborazione di Tommaso Tartaglione, originario della famiglia alvignanese dei Pagliuca, studioso e cultore di storia locale, fondatore e vice presidente del Centro Studi della provincia di Caserta “Antica Terra di Lavoro”: a lui si deve la scoperta che a commissionare l’opera all’artista nel 1717 fu la famiglia Perrotta.

Come nasce la tua passione per la ricerca storica?
Una ventina di anni fa, anche se è soltanto da una decina d’anni, dal 2013 per l’appunto, che partecipo come relatore a conferenze e convegni. Il primo è stato proprio ad Alvignano in occasione della “Settimana della memoria” quando parlai, nella sala consiliare del comune di Alvignano, dei fratelli Pagliuca, Pasquale e Tommaso, tra le due guerre mondiali. Il primo, mio bisnonno, fu sindaco e poi podestà di Alvignano durante l’occupazione tedesca; il secondo, mio prozio, fu un invalido della Prima guerra mondiale.

Quindi le tue origini familiari hanno avuto un peso nell’orientamento dei tuoi interessi?
Questo mio interesse per la storia di famiglia e quindi di Alvignano nasce dai racconti di mia nonna Angela Pagliuca, memoria storica della nostra famiglia. Ho sempre ascoltato con tanta curiosità i racconti della sua gioventù, dei tragici momenti della guerra, fino ad arrivare a tempi più remoti con i racconti sul suo bisnonno e sui tre rami della famiglia di Alvignano, Dragoni e Caserta. Ha nutrito la mia attenzione, poi, anche la presenza in casa di tanti documenti antichi, fotografie e ritratti di antenati.

Il caso “De Matteis” a cui hai dedicato queste recenti ricerche dimostrano che anche le piccole comunità come quella alvignanese non sono al di fuori di un filone di committenza illustre e raffinata. È il caso della famiglia Perrotta…
La riscoperta della data e della firma sulla tela dei Santi Pietro e Paolo di Alvignano ad opera dei restauratori, insieme con la mia scoperta ed attribuzione dello stemma dipinto in un angolino, confermano i collegamenti che, anche in piccoli paesi come Alvignano, le famiglie del ceto civile – quella che oggi definiremmo della ricca borghesia – avevano con grandi artisti e personalità di spicco dell’epoca. La famiglia Perrotta ha espresso personaggi importanti come Ferdinando che fu luogotenente – era il sostituto del Governatore in caso di sua assenza momentanea o in attesa di nomina – di Alvignano nel 1724, nonché erario baronale e vicario generale del duca di Laurenzana, don Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona (1657-1741). Questi fu il primo principe di Piedimonte ed ospitò nel suo palazzo, tra i tanti artisti, anche Paolo De Matteis di cui sue opere si conservano proprio in quella città.

Una famiglia che ha dato di più di quel che si pensa…
Un altro personaggio fu don Agostino Perrotta, parroco di Ss. Pietro e Paolo dal 1715 al 1745. Come ho riportato nel mio libro Ferdinando d’Aragona. Vescovo e santo. Storia, tradizione, arte del 2018, don Agostino fu autore della donazione alla sua chiesa di una reliquia di San Ferdinando d’Aragona in occasione del rifacimento della cappella del santo dove conservare il busto. Appare evidente, quindi, come la commissione del quadro sia da attribuire proprio al parroco dell’epoca, don Agostino Perrotta. E così, grazie a questo sacerdote colto e raffinato, che ha voluto arricchire la sua chiesa e la sua comunità di un piccolo tesoro, Alvignano oggi può vantare un’opera d’arte di notevole valore.

Paolo De Matteis, Vergine col Bambino tra i santi Pietro e Paolo, olio su tela, 1717, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Alvignano

Cosa dice oggi, la presenza di un De Matteis nella piccola chiesa dei Santi Pietro e Paolo in Alvignano? L ricerca e la divulgazione di cui spesso ti rendi protagonista nella tua comunità di origine che risposta trova? 
La scelta dei sacerdoti di Alvignano, don Alessandro Occhibove e don Francesco Vangeli, di riposizionale la tela di De Matteis dalla parete laterale destra della chiesa alla sua originale collocazione sopra l’altare maggiore, si inserisce proprio in questa volontà di valorizzazione del patrimonio artistico e di fede della Chiesa cattolica e della comunità alvignanese. La bellezza è il vero “luogo” da cui ripartire in un’epoca di crisi. La bellezza dell’arte, della musica, delle istituzioni bene ordinate e delle vite sante. Mi piace ricordare una frase di papa Benedetto XVI del 2005 «Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis».
Sono contento che gli alvignanesi prestino molta attenzione alla propria storia e al proprio territorio. In particolare i giovani, se stimolati con intelligenza, rispondono molto bene. È questione anche di metodo di comunicazione, oltre che di contenuti.

Se ad Alvignano volessimo ipotizzare un percorso, un suggestivo itinerario, quali opere/beni potremmo offrire al visitatore di passaggio in una domenica?
Alvignano, per quanto sia un piccolo paese, ha un patrimonio storico, artistico e naturalistico invidiabile. Cominciando dai borghi medievali di Marcianofreddo e Montaniccio – di cui pure ho scritto un piccolo volume – si può ipotizzare un percorso tra i sentieri sulle colline che giungano al suggestivo castello medievale e da lì alla bellissima chiesa dell’Annunziata con le sue tele e statue e dalla cui piazza si può ammirare il bellissimo panorama della valle del Medio Volturno, dai monti del Matese a quello del Taburno. Il borgo di San Nicola con il superbo palazzo Bencivenga e il palazzo Tommaselli con il suo particolare sopportico che lo rende comunicante con la chiesa di San Nicola. Il borgo di San Mauro con la sua pianta medievale e con la chiesetta rinascimentale di S. Maria della Natività. La Piazza Monumento con i palazzi Iorio e Martone e la chiesa di San Sebastiano dove si conservano le reliquie e il busto del patrono San Ferdinando d’Aragona insieme con l’organo del 1700. Come non citare l’affascinante chiesa paleocristiana di San Ferdinando, già di S. Maria di Cubulteria, che rimane l’edificio sacro più antico dell’intera diocesi di Alife-Caiazzo. Ma non bisogna dimenticare le bellissime campagne alvignanesi lambite dal Volturno, il fiume più lungo del sud Italia, con i suoi boschi di Selvapiana e della Spinosa, un tempo riserve di caccia dei sovrani Borbone. Insomma, un patrimonio di grande valore ed attrazione per importanti flussi turistici.

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