Noemi Riccitelli – Trentunesimo film Marvel, Ant-Man and The Wasp – Quantumania, al cinema dal 15 febbraio, inaugura la cosiddetta “Fase 5” del Marvel Cinematic Universe (MCU), la serie di film che, insieme alla Fase 4 e alla futura Fase 6, costituiscono la “Saga del Multiverso”.
La precedente Fase 4 si è conclusa brillantemente con film che hanno entusiasmato il pubblico, quali Spider Man – No way home, che ha visto la reunion dei tre storici interpreti dell’Uomo Ragno, e Black Panther – Wakanda Forever, un sentito omaggio al compianto Chadwick Boseman, che ha ottenuto persino due nomination agli scorsi Golden Globe 2023: uno per la migliore attrice non protagonista ad Angela Bassett e l’altro per la migliore canzone originale a Rihanna.
Dunque, la Fase 5 ripropone in apertura il personaggio di Ant-Man, dopo i primi due capitoli del 2015, Ant-Man, e del 2018, Ant-Man and The Wasp, confermando la regia di Peyton Reed.
Ad interpretare il piccolo-grande uomo formica è sempre Paul Rudd.
San Francisco. Scott Lang (Paul Rudd) si gode i benefici della sua notorietà da supereroe, avendo raggiunto un equilibrio anche nella relazione con Hope (Evangeline Lilly), sua compagna di avventure e, ora, di vita.
Tuttavia, quando la figlia di Scott, Cassie (Kathryn Newton), trova il modo per connettersi con il Regno Quantico, tutta la famiglia, anche Janet (Michelle Pfiffer) e Hank (Michael Douglas), genitori di Hope, si ritrova nel pericoloso mirino di Kang Il Conquistatore (Jonathan Majors).
Mondi paralleli abitati da creature peculiari, un malvagio conquistatore bramoso di potere, un gruppo di outsider che lotta per riportare la stabilità in squadra con un popolo vessato: elementi caratteristici del genere fantasy/avventura sin dalle origini, che a distanza di oltre 70 anni continuano ad animare le trame di film contemporanei, con esiti diversi.
Ant-Man and The Wasp – Quantumania rientra in questa categoria, ma il risultato non è felice come ci si aspetterebbe: infatti, l’intreccio narrativo, per quanto supportato da effetti speciali e digitali notevoli, non coinvolge, svilendo di fatto l’ispirazione dietro al personaggio creato dal mitico Stan Lee.
Ciò che appare evidente di fronte alla progressiva serie di film che Marvel sta producendo è che il nucleo di ogni singola pellicola, salvo qualche brillante eccezione, sia sacrificato ad una visione di insieme cui l’etichetta di fumetti ha deciso di dedicare la propria linea cinematografica.
Una visione che, spesso, non sembra orientare in modo univoco, ma convergere in una nebulosa confusione.
La tradizionale comicità che pure caratterizza queste pellicole, qui appare sbiadita e comunque non brillante, e persino il timore che l’antagonista dovrebbe suscitare è mitigato, non riuscendo ad esserne affascinati, in qualche modo.
Il cast di interpreti, da Paul Rudd stesso, passando per Michael Douglas, Michelle Pfeiffer, Bill Murray e Jonthan Majors, noti per carisma, verve e presenza scenica, sembrano sagome che non trovano una loro vera aderenza alla sceneggiatura.
Nonostante il soggetto vacilli anche per la maggior parte della critica, Ant-Man and The Wasp – Quantumania ha richiamato il pubblico di appassionati del genere in sala, attestandosi come film primo al botteghino, e questo è sempre un dato positivo e importante per l’industria cinematografica.
La classica scena “post-credit”, cioè la sequenza dopo i titoli di coda, caratteristica di tutti i film Marvel con lo scopo di fare da “gancio” alle altre pellicole, riesce bene e attira la curiosità:
fa sorgere domande su quel che sarà dopo e, forse, redime le due ore dell’intero film.