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Naufragio nel Crotonese. Penalizzare gli interventi di salvataggio in mare fa aumentare uno squilibrio di umanità

"Una risposta strutturale condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi" è quanto auspica la Chiesa Cattolica Italiana all'indomani del naufragio avvenuto ieri, 26 febbraio, sulle coste di Cutro in provincia di Crotone

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(Foto ANSA/SIR)

Filippo Passantino – “Di fronte a simili tragedie, la Caritas Italiana richiama tutti alla propria responsabilità per trovare soluzioni adeguate di fronte al fenomeno globale delle migrazioni, che guardino al bene comune e non a interessi di parte”. Lo dice il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, in seguito alla notizia del naufragio avvenuto ieri nel Crotonese. “È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare. Questo naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Caritas Italiana ribadisce l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa con le Istituzioni e i diversi Paesi, affinché l’Italia e l’Europa siano all’altezza delle loro tradizioni, delle loro radici e del loro umanesimo”.
La questione delle migrazioni, della fuga dalla miseria e delle guerre, sottolinea il direttore di Caritas italiana, “non può essere gestita come fosse ancora un’emergenza”. “Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano sul campo non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile”. Ricordando come già il Consiglio Permanente della Cei, alla vigilia delle elezioni, ribadì che “è tempo di scelte coraggiose e organiche, non di opportunismi, ma di visioni”, don Pagniello evidenzia che “è tempo che i diversi attori si confrontino per trovare una soluzione corale e costruttiva, per il bene di tutti”.
L’accoglienza delle persone che arrivano e arriveranno sul nostro territorio è per noi un fatto importante, che ci impegna, al di là della discussione sull’opera delle Ong e del loro ruolo nel mare Mediterraneo – conclude –. Caritas Italiana, per conto della Chiesa che è in Italia e in collaborazione con altre organizzazioni e il Governo, col progetto dei corridoi umanitari pone un ‘segno’: si possono, dunque si devono, organizzare vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi per mare e che diano prospettive reali alle persone migranti”.

Fonte SIR

Pubblichiamo di seguito la Nota del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, sul naufragio avvenuto il 26 febbraio.
Foto Cristian Gennari/Siciliani

“Una profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre. Il bilancio è drammatico e sale di ora in ora: sono stati già recuperati 40 corpi, tra cui molti bambini. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti. Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie.
Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe.
L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza.” 

Fonte Chiesa Cattolica Italiana

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