Nei giorni che scandiscono il tempo quaresimale il pensiero va ai luoghi che hanno assistito alla nascita, alla vita, alla predicazione e al sacrificio estremo di Gesù: i luoghi della Terra Santa, dove Passione e Resurrezione si sono compiute. Gerusalemme, forse più di tutte le altre, è una città dotata di un fascino speciale, che rimane impresso nella mente e nel cuore, per essere stata scenario degli ultimi istanti dell’esistenza di Gesù e centro di irradiazione della Salvezza.
La bellezza di Gerusalemme, città bella e contesa, è capace di catturare l’attenzione di chiunque la visiti, proprio come accadde a Flavia Giulia Elena, madre dell’imperatore Costantino. Come narra lo storico Eusebio di Cesarea, Elena, di ritorno dal suo viaggio a Gerusalemme, portò con sé diverse reliquie e la terra che fece cospargere nella dimora imperiale di Roma, sulla quale fece costruire una cappella dove custodire gli oggetti sacri che provenivano dalla Terra del Signore. Tra gli oggetti conservati nella Cappella, che costituisce il nucleo su cui successivamente fu eretta la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, alcuni frammenti della Croce, alcuni chiodi e il Titulus Crucis.
Titulus Crucis
Il Titulus Crucis è una tavoletta di legno in noce con un’iscrizione che corre su tre righe, in tre lingue e tutte con direzione da destra verso sinistra, ebraico, greco e latino. Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, “Gesù Nazareno re dei giudei”, che noi conosciamo anche come sigla “I.N.RI.“. Si tratta del cartello apposto sulla croce su decisione di Pilato, per specificare il motivo della condanna di Gesù ed era attribuito solo a “condannati speciali”. L’apposizione del cartello rispondeva alla volontà di umiliare il condannato in maniera evidente.
Il dibattito sull’autenticità
In merito all’autenticità o meno del Titulus Crucis, alcuni studiosi sostengono che esso risalirebbe a un’epoca successiva (X e XII secolo), sulla base dei risultati ottenuti dall’analisi del radiocarbonio effettuata nel 2002. Secondo un’altra schiera di studiosi, invece, da alcuni elementi il Titulus sarebbe vero o copia fedele di epoca contemporanea alla morte di Gesù. Maria Luisa Rigato, docente presso l’Università Gregoriana, è tra coloro che ne difendono l’autenticità alla luce dell’analisi paleografica, dalla quale le lettere incise risalgono al I secolo. Secondo la docente, inoltre, il cartello sarebbe stato deposto nel Sepolcro che ospitava il corpo di Gesù. (Fonte vaticannews.va)