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Argentina,1985: agli Oscar il primo film sul processo alla dittatura militare argentina

Già vincitore del Golden Globe per il miglior film internazionale, è al cinema e su Amazon Prime Video

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Noemi Riccitelli – Un titolo che non ha bisogno di particolari elaborazioni o fronzoli: riesce ad essere icastico di per sé, rievocando esattamente un luogo e una data, un evento epocale della storia contemporanea (più recente di quanto si possa pensare, in realtà), ma anche del cinema stesso.
Infatti, Argentina, 1985 di Santiago Mitre è il primo film a rievocare un episodio storico probabilmente non noto a molti: il processo che si tenne a Buenos Aires tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985 contro i vertici della dittatura militare argentina, nelle persone dell’ex dittatore Videla, l’ammiraglio Massera, il generale Viola e altre alte cariche militari, fautori del golpe che diede inizio alla dura repressione politica nel Paese tra il 1976 e il 1983.
Il film è stato acclamato dalla critica e negli ambienti degli addetti ai lavori della realtà cinematografica, testimoni i numerosi Festival in cui è stato presentato e i riconoscimenti ricevuti, tra cui il Golden Globe come Miglior film internazionale, così come la prestigiosa candidatura nella cinquina degli Oscar (che si terranno il prossimo 12 marzo) nella stessa categoria.
Inoltre, in concorso all’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, Argentina, 1985 qui ha ricevuto anche la menzione del Premio cattolico internazionale SIGNIS.
Il film, che è anche la prima produzione di Amazon nel cinema argentino, è disponibile sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video, ma anche al cinema dal 23 febbraio.

Buenos Aires, 1985. Nella fragile e concitata fase di assestamento democratica che il nuovo governo argentino si sta impegnando a definire, purché ancora venata dalle influenze del precedente potere, il procuratore Julio Strassera (Ricardo Darìn) viene incaricato di guidare l’accusa nel primo processo civile proprio contro i rappresentanti della dittatura militare argentina.
Accanto a lui, il giovane procuratore aggiunto Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani), inesperto, ma deciso come Strassera a portare avanti il processo: insieme, costituiscono un’improbabile squadra di giovanissimi professionisti del settore, pronti a tutto, che tra minacce e incertezze, riescono tuttavia a lavorare e raccogliere le sconvolgenti, necessarie prove per il processo.

Il cinema oltre l’intrattenimento, che si fa cronaca, ispirazione e passione civile, illustrando non più solo una prolifica immaginazione artistica, ma la sincera volontà di ricerca e denuncia di fatti realmente accaduti, che pur appartenendo già alla Storia, diventano una preziosa eredità collettiva, sancita anche dal mezzo artistico. 
Argentina, 1985 scritto dallo stesso regista Mitre, insieme a Mariano Llinás, è un racconto avvincente e accurato che rispetta il materiale storico di riferimento, non cedendo al semplice richiamo della riproduzione della violenza, puntando ad impressionare con scalpore, ma scegliendo una messa in scena raffinata, che rievoca in modo puntuale, senza trascendere.
La guerra sucia (sporca), i desaparecidos, le testimonianze delle brutali violenze dell’ESMA, la disperazione delle abueles, “le nonne di Plaza de Mayo”: il processo alla dittatura militare riguardava tutto questo e il film, di conseguenza, ha avuto la responsabilità di maneggiare questa delicata superficie emotiva.

La narrazione si fa forte e solida anche tramite le interpretazioni di un validissimo cast, con nomi sconosciuti al pubblico medio europeo, tra cui spicca certamente Ricardo Darìn, il quale delinea il profilo del vero procuratore Julio Strassera con una straordinaria efficacia che raggiunge l’apice nell’arringa pronunciata prima della sentenza finale.
Con lui Peter Lanzani, nel ruolo di Luis Moreno Ocampo (tuttora in vita, primo procuratore capo della corte penale internazionale) che gli fa da spalla riuscendo a tenere il focus sul suo personaggio, conferendogli entusiasmo e spessore. E, ancora, Alejandra Flechner, la moglie di Strassera, che con classe dà dignità e spirito alla donna che impersona, spronando suo marito ad osare per la verità.

Girato all’interno dello stesso tribunale in cui avvennero i fatti reali, la peculiarità di Argentina, 1985 è, tuttavia, la scelta da parte del regista di non lasciare che la drammaticità degli eventi pervada la storia, cesellando così la sceneggiatura anche con punte di ironia, che non svilisce il tono del film, ma contribuisce ad enfatizzare l’umanità dei protagonisti, che si sentono a tratti inadeguati e scoraggiati, reagendo come possono.
La storia del film, infatti, non è solo quella di un’importantissima azione giudiziaria, ma di una vicenda tutta umana, di pura empatia e solidarietà.

Film necessario, importante, una riflessione su come le intolleranze e la sopraffazione riescano sempre ad avere, ancora, la presa più facile sugli uomini, ma che anche il coraggio e la giustizia, per quanto attraverso più dure e sofferte prove, riescono a trovare affermazione: in una scena di confronto tra Julio Strassera e sua moglie Silvia, il procuratore afferma: “Gli eroi non esistono, Silvia” e quest’ultima, decisa, le risponde “Forse sì, Julio”.

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