Ieri a Milano, in Piazza Duomo hanno risuonato i nomi delle Vittime innocenti della mafia: tra essi quello del maresciallo dei Carabinieri Luigi Ciaburro di Sant’Angelo d’Alife ucciso a Villa Literno il 9 settembre 1975.
(Il video: nei primi minuti il nome di Ciaburro)
Libera, la rete di associazioni fondata da don Luigi Ciotti nel 1994, già nel 1996 lanciava la prima Giornata dedicata al ricordo delle Vittime fino ad ottenerne l’ufficialità dallo Stato con la legge n. 20 dell’8 marzo 2017; una ricorrenza che ogni volta “costituisce un punto di arrivo e di ripartenza, in cui dare spazio anche alla denuncia della presenza delle organizzazioni criminali e delle connivenze con politica, economia e massoneria deviate”. Quindi non solo memoria ma anche riflessione di attualità.
C’era anche il nostro Matese in quella manifestazione perché oltre al nome di Ciaburro nel lunghissimo elenco pronunciato nel silenzio assordante della piazza, in mezzo agli striscioni e alle bandiere giunte da ogni parte d’Italia, ha preso posto la famiglia del Mareciallo. Le figlie Annagloria e Olimpia – ai tempi dei dell’accaduto erano solo due inconsapevoli bambine e più piccole di loro un fratellino di pochi anni – hanno risposto all’invito di Libera, così come spesso fanno in occasioni di incontri dedicati alla memoria delle vittime e all’impegno che oggi lo Stato e numerose associazioni promuovono: si va per ascoltare, per raccontare, per testimoniare il coraggio e la libertà di uomini e donne che non hanno piegato il capo ma creduto nella giustizia, nella libertà, nel riscatto altrui (la scelta del Maresciallo Ciaburro fu quella di stare dalla parte dei lavoratori della città in cui era stato mandato a rappresentare la Legge e il rispetto della Legge). In Campania, ad occuparsene in modo particolare e a mettere insieme storie e dolori di numerose famiglie è stata la Fondazione Po.l.i.s.-Politiche integrate di sicurezza costituita tra il 2007 e il 2008 dalla Giunta Regionale guidata dall’allora presidente Antonio Bassolino. L’iniziativa si è trasformata in impegno e contatti che ha generato un crescendo di pagine in cui si sono condensati racconti e lacrime, i dolori e i sogni di giustizia ancora da rendere a molte vedove, figli, intere famiglie; ma sono anche pagine che liberano speranza e un rafforzato senso di comunità, un nuovo muro – non più quello dell’omertà – contro cui impatta il sistema di illegalità diramato nella società, dai centri alle periferie della nostra Regione (e fuori di essa in molteplici contesti civili italiani). Due giorni fa, la morte a Napoli del diciannovenne Francesco Pio Maimone agli chalet di Mergellina, colpito da un proiettile nel mezzo della folla, testimonia quanto ancora ci sia da riflettere sulla facilità del male e il suo tragico casuale riverbero.
L’essere stati a Milano, tutti noi che abbiamo incrociato negli anni più recenti la storia di Luigi Ciaburro, ci fa sentire parte di una grande famiglia (purtroppo troppo grande) e perciò non nascosti all’impegno lanciato da Libera in occasione di questa XXVIII Giornata che recitava nel suo slogan “È possibile”. Perché è nello sforzo quotidiano di ognuno, anche davanti casa, che è possibile superare l’ostacolo che impedisce a libertà, giustizia, legalità, diritti di raggiungere i traguardi sperati. Presto su Clarus il racconto dell’esperienza di Milano, di quel nome “Ciaburro” depositario di valori quali l’impegno lavorativo, il senso dello Stato, il dovere di padre, il rispetto della gente comune.
(Il video: nei primi minuti il nome di Ciaburro)
La storia del Maresciallo Ciaburro raccolta dalla nostra testata nel 2014