Noemi Riccitelli – Presentato durante l’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Gran Public, dal 16 marzo è disponibile su Netflix Era ora (in inglese Still time per la distribuzione internazionale) di Alessandro Aronadio, liberamente tratto dalla commedia romantica australiana del 2021 Long Story Short (Come se non ci fosse un domani) di Josh Lawson.
Il film, a una settimana dall’uscita, è al primo posto sulla piattaforma digitale tra i prodotti più visti in Italia e nel mondo tra quelli in lingua non inglese.
2010. Dante (Edoardo Leo) e Alice (Barbara Ronchi) si sono da poco trasferiti in una nuova casa, sono una coppia felice: lei illustratrice, personalità creativa e sognante, lui amorevole e simpatico, ma fin troppo solerte impiegato di un’azienda, cui sembra dedicare molto più del tempo che dovrebbe, nella convinzione di doversi impegnare per permettere alla famiglia di vivere al meglio.
Il giorno dopo il suo 40esimo compleanno, tuttavia, Dante si sveglia e senza sapere come si trova a vivere nuovamente quella giornata, ma un anno dopo.
Inizia per lui una incredibile e inaspettata corsa nel tempo, che lo porta a rivalutare la sua esistenza.
Lo sapeva bene Cenerentola, che con il tempo si è quasi giocata la sua credibilità con il principe: invenzione, consapevolezza, necessità, afflizione, il tempo rappresenta l’affare più delicato con cui l’uomo ha a che fare nel corso della sua storia.
Ragion per cui è, spesso, fonte di ispirazione artistica, soprattutto in ambito cinematografico.
Dunque, Alessandro Aronadio, che con Renato Sannio cura la sceneggiatura del film, riprende con Era ora un filone già ben perlustrato, ma la pellicola tiene la sua originalità e compattezza, anche rispetto al summenzionato film cui fa diretto riferimento.
Una commedia tra il romantico e il fantastico, con qualche ombra di dramma che si alterna in giusto modo a toni, così, più ironici e genuini: l’ottima amalgama è data, certamente, dai validi interpreti che si muovono in una trama la quale, a metà del film, può sembrare un po’ spenta e ricorsiva (quest’ultima caratteristica necessaria, dato il soggetto del film, del resto).
Edoardo Leo e Barbara Ronchi dominano la scena da protagonisti, mostrando un’intesa efficace e brillante ma, anche singolarmente, i loro personaggi emergono incisivi: il Dante di Leo, attore e regista veterano delle produzioni italiane, amato dal pubblico, suscita tenerezza, chi guarda vorrebbe quasi intervenire per liberarlo dall’inspiegabile situazione che lo attanaglia.
Ronchi, invece, colpisce per il naturale, elegante humour e la delicatezza che caratterizza il suo personaggio.
Insieme a loro, menzione dovuta per Mario Sgueglia, che interpreta Valerio, migliore amico di Dante, personaggio sui generis, ma fedele e, a suo modo, saggia spalla del protagonista.
Anche Massimo Wertmüller e Francesca Cavallin, in situazioni diverse, trovano la giusta dimensione nel racconto.
Una piacevole visione e riflessione sul rapporto tra l’uomo e il tempo che va, inesorabile: il punto che il film mette a fuoco è proprio l’inconsapevolezza con cui si affrontano momenti, giornate, la vita per intero, nella falsa convinzione di stare nel tempo, di viverlo e dominarlo, quando, in realtà, si finisce per subirlo, facendo scelte che si rivelano sbagliate per sé stessi e per le persone vicine.
Basta poco, invece: ad esempio, contare fino a dieci prima di soffiare su una candelina e godersi quell’attimo, finalmente, Era ora.