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Nel Volturno torna il Castoro. Parte il monitoraggio con fototrappole, vantaggi per l’ecosistema

Presenze che presto chiameranno in cause le competenze e le responsabilità degli Enti preposti al controllo e alla tutela delle specie e dei territori

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Dopo due anni dalla prima scoperta ufficiale del castoro in Italia, con gli studi condotti da Emiliano Mori e Andrea Viviano dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (CNR-IRET) e Giuseppe Mazza del CREA Difesa e Certificazione, entrambi istituti con sede a Firenze, il ritorno del castoro europeo (Castor fiber) nell’Italia centrale ed esattamente in Toscana sembra non avere più frontiere regionali.
Il castoro euroasiatico Castor fiber L. dopo il rilevamento di inequivocabili segni di presenza, è stato confermato come specie attraverso il fototrappolaggio e le analisi genetiche.

Nella primavera 2023, a seguito delle attuali scoperte, dovremmo rivedere questa cifra, localizzando il castoro molto più a sud rispetto ai vicini del centro Italia. Secondo quanto dichiarato dai ricercatori, questo roditore dall’inequivocabile comportamento di rosicchiatura dei tronchi di albero sembra essere stato trovato, e qui per la prima volta annunciato, in Molise e in Campania, nello specifico nel fiume Volturno, nelle province di Isernia e Caserta. Infatti a seguito della preziosa segnalazione di Angelo Casciano e Gianmarco Cimorelli (Presidente associazione Amici del Volturno e dei suoi affluenti fly club), il naturalista Giovanni Capobianco (Associazione Ardea APS) insieme al presidente Cimorelli hanno effettuato sopralluogo con riscontro di rosicchiature, ponendo in esercizio fototrappole (fototrappolaggio naturalistico del Matese) al fine di accertare e constatare la presenza certa del castoro. I dati accertati e gli studi scientifici confermano che la presenza di tale mammifero e l’abitudine di rosicchiare tronchi rafforza il naturale equilibrio tra ambiente ed uomo riducendo inondazioni e favorendo il proliferare di anfibi. 

I primi studi da Toscana e Umbria riportavano l’estensione dell’attuale areale a circa 530 km a sud rispetto alle aree del nord-est Italia a seguito di un ritorno spontaneo. I ricercatori ancora una volta risultano titubanti sull’ipotesi che si tratti di una popolazione relitta con possibilità di rilasci multipli in tutta Italia. Le ricerche condotte negli ultimi giorni nelle aree coinvolte del sud Italia riportano anche in queste zone la presenza di almeno un nucleo familiare.

Le foto delle tracce lasciate dai Castori lungo il Volturno.

I numeri potrebbero essere anche ben più alti, i ricercatori riferiscono costanti segnalazioni, con un aumento del range occupato dal castoro. “Non è facile comprendere quanto sia interessata la penisola, purtroppo da una parte abbiamo a che fare con enti poco preparati e spesso inconsapevoli di questa presenza. Dall’altro, abbiamo spesso a che fare con allarmismi e segnalazioni spesso inventate, che devono tuttavia essere validati o smentiti”, le dichiarazioni dei ricercatori. 

 Viviano e Mori riferiscono che “Negli ultimi mesi, siamo riusciti a confermare il ritorno del castoro nei punti più a sud del mondo ancora una volta grazie ad un pescatore, ben più vigili e attenti al territorio. Possiamo solo immaginare quanto espanso sia attualmente l’areale del castoro, le nostre certezze stanno svanendo e stiamo riconsiderando molti quesiti che ci siamo posti”. 

 “Quello che possiamo desumere allo stato attuale”, spiega Viviano, è che la presenza del castoro sul territorio Nazionale non è casuale. Lo stiamo ritrovando in aree ad elevata naturalità e poco impattate dall’azione dell’uomo, mantenendo un ambiente tale da consentirne la sopravvivenza e la riproduzione. Questo è stato confermato anche a seguito di un intensivo monitoraggio condotto grazie a due borse di studio finanziate dall’Associazione Teriologica Italiana in Emilia-Romagna, dove non è stato riscontrato alcun segno di castoro.

Mori aggiunge, «Si presenta una bella sfida gestionale per le istituzioni, che dovranno considerare gli attuali comunicati emessi per le prime regioni coinvolte, Toscana e Umbria. Infatti, saranno messe a punto azioni di contrasto, mediante rimozione degli individui di castoro dall’ambiente naturale, immessi in maniera non autorizzata e ritenuti un possibile pericolo per l’uomo e l’ambiente, sebbene gli studi sulla popolazione centro-italiana abbiano per adesso messo in luce solo vantaggi legati alla loro presenza».

Quindi, quanto è espanso il castoro nella nostra penisola, quali sono le possibili implicazioni? Sono le domande a cui cercheranno di dare una risposta i ricercatori del CNR-IRET e del Crea-DC di Firenze. “Stiamo terminando gli ultimi studi sull’impatto ambientale, sulla distribuzione e sulla genetica” conclude Mazza, “Naturalmente stiamo già cercando ulteriori fondi per proseguire i nostri studi, sperando anche in qualche aiuto da parte delle istituzioni italiane”.

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