Annamaria Gregorio – “Queste nostre parole, che abbiamo voluto dedicare ai problemi che più assillano l’umana famiglia, nel momento presente, e dalla cui equa soluzione dipende l’ordinato progresso della società, sono dettate da una profonda aspirazione, che sappiamo comune a tutti gli uomini di buona volontà: il consolidamento della pace nel mondo(…). Allontani “il Principe della Pace” dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace (Pacem in terris,89-91). Le frasi che precedono sembrano quanto mai attuali, stante la situazione di guerra che stiamo vivendo; fanno eco al linguaggio di Papa Francesco e ricordano quasi la sua “Fratelli tutti” del 2020.
Invece ci troviamo di fronte ad un testo scritto da Papa Giovanni XXIII e firmato il giovedì santo del 1963, in data 11 aprile, sessanta anni fa. Il papa del Concilio che in soli cinque anni di pontificato rivoluzionò il mondo cattolico, desiderando una Chiesa che attuasse concretamente il Vangelo, volle fortemente far sentire la sua voce. L’enciclica usciva a pochi mesi dalla crisi di Cuba, che aveva paralizzato la popolazione del mondo intero nel terrore dello scontro diretto fra le due superpotenze nucleari, gli Stati Uniti da un lato e la Russia dall’altro che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante il periodo storico denominato “guerra fredda”, si contrapposero politicamente ed economicamente, dividendo l’Europa in blocchi internazionali ostili: l’Occidente (gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO), l’Oriente (l’Unione Sovietica e i membri del Patto di Varsavia) e, in seguito, il terzo blocco dei Paesi non allineati. Democrazia-capitalista da una parte e il Socialismo-Comunismo dall’altro. L’ostilità tra le due superpotenze si sviluppò nel corso degli anni, incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, sportivo). E Cuba nel 1962 fu uno di questi episodi, che se non fosse rientrato, avrebbe provocato una guerra nucleare.
Papa Giovanni, arguto Pontefice, non volle tacere e fece sentire la voce della Chiesa, in risposta agli avvenimenti accaduti, con l’enciclica che anelava alla pace.
Rivolta non solo ai cattolici, dopo l’introduzione in cui si stabilisce che “La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”, la lettera è organizzata in cinque parti:
l’ordine tra gli esseri umani, fondato sul rispetto della dignità della persona, quindi sui diritti (Il diritto all’esistenza e ad un tenore di vita dignitoso, Diritti riguardanti i valori morali e culturali, Il diritto di onorare Dio secondo il dettame della retta coscienza, Il diritto alla libertà nella scelta del proprio stato, Diritti attinenti il mondo economico, Diritto di riunione e di associazione, Diritto di emigrazione e di immigrazione, Diritti a contenuto politico) e sui doveri (nella stessa persona, Reciprocità di diritti e di doveri fra persone diverse, Nella mutua collaborazione, In attitudine di responsabilità, Convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà, Ordine morale che ha per fondamento oggettivo il vero Dio). Infatti afferma che “quando i rapporti della convivenza si pongono in termini di diritti e di doveri, gli esseri umani si aprono sul mondo dei valori spirituali, e comprendono che cosa sia la verità, la giustizia, l’amore, la libertà”. (ib.25). Il Papa analizza anche tre fenomeni che caratterizzano l’epoca moderna: “Anzitutto l’ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici … l’ingresso della donna nella vita pubblica… i popoli costituiti in comunità politiche indipendenti”(ib.21).
i rapporti tra le singole persone e i poteri pubblici all’interno delle singole comunità politiche. Il Papa analizza vari aspetti (Necessità dell’autorità e sua origine divina, Compiti dei poteri pubblici, Armonica composizione ed efficace tutela dei diritti e doveri della persona, Dovere di promuovere i diritti della persona, Ordinamento giuridico e coscienza morale, La partecipazione dei cittadini alla vita pubblica), non dimenticando l’importanza del senso del bene comune e dell’azione dei poteri pubblici: “È inoltre un’esigenza del bene comune che i poteri pubblici contribuiscano positivamente alla creazione di un ambiente umano nel quale a tutti i membri del corpo sociale sia reso possibile e facilitato l’effettivo esercizio degli accennati diritti, come pure l’adempimento dei rispettivi doveri. Infatti l’esperienza attesta che qualora manchi una appropriata azione dei poteri pubblici, gli squilibri economici, sociali e culturali tra gli esseri umani tendono, soprattutto nell’epoca nostra, ad accentuarsi; di conseguenza i fondamentali diritti della persona rischiano di rimanere privi di contenuto; e viene compromesso l’adempimento dei rispettivi doveri” (ib. 38).
i rapporti fra le comunità politiche devono essere improntati (specularmente ai rapporti interumani) alla verità, alla giustizia, alla solidarietà fattiva. Papa Giovanni ribadisce “I rapporti fra le comunità politiche vanno regolati nella verità. La quale esige anzitutto che da quei rapporti venga eliminata ogni traccia di razzismo; e venga quindi riconosciuto il principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura; per cui ognuna di esse ha il diritto all’esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo, ad essere la prima responsabile, nell’attuazione del medesimo; e ha pure il diritto, alla buona reputazione e ai dovuti onori. (ib. 49); – altresì afferma il principio di uguaglianza –“Non ci sono esseri umani superiori per natura ed esseri umani inferiori per natura; ma tutti gli esseri umani sono uguali per dignità naturale. Di conseguenza non ci sono neppure comunità politiche superiori per natura e comunità politiche inferiori per natura: tutte le comunità politiche sono uguali per dignità naturale, essendo esse dei corpi le cui membra sono gli stessi esseri umani” (ib. 50). E’ importante a questo punto che “I rapporti fra le comunità politiche vanno inoltre regolati secondo giustizia: il che comporta, oltre che il riconoscimento dei vicendevoli diritti, l’adempimento dei rispettivi doveri; vanno pure regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella solidarietà operante, attraverso le mille forme di collaborazione economica, sociale, politica, culturale, sanitaria, sportiva”.(ib. 51). E’ in questa parte che fa un necessario cenno al disarmo: “Ci è pure doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti giganteschi … Gli armamenti, come è noto, si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze. Quindi se una comunità politica si arma, le altre comunità politiche devono tenere il passo ed armarsi esse pure. E se una comunità politica produce armi atomiche, le altre devono pure produrre armi atomiche di potenza distruttiva pari”.(ib. 59)
i rapporti delle singole persone e delle comunità politiche con la comunità mondiale: il Papa mostra così l’interdipendenza dei popoli e delle nazioni, denuncia l’inadeguatezza dell’attuale organizzazione della comunità internazionale per assicurare il bene comune universale. Lancia anche un monito all’ONU – “Le Nazioni Unite si proposero come fine essenziale di mantenere e consolidare la pace fra i popoli… E la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo fu approvata in assemblea generale il 10 dicembre 1948. …il fondamento della pace consiste nel riconoscimento dell’ eguale dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana… Nel preambolo viene riconosciuta, nella forma più solenne, la dignità di persona a tutti gli esseri umani; e viene di conseguenza proclamato come loro fondamentale diritto quello di muoversi liberamente nella ricerca del vero, nell’attuazione del bene morale e della giustizia; e il diritto a una vita dignitosa… Auspichiamo pertanto che l’Organizzazione delle Nazioni Unite – nelle strutture e nei mezzi – si adegui sempre più alla vastità e nobiltà dei suoi compiti; e che arrivi il giorno nel quale i singoli esseri umani trovino in essa una tutela efficace in ordine ai diritti che scaturiscono immediatamente dalla loro dignità di persone; e che perciò sono diritti universali, inviolabili, inalienabili. (ib. 75).
richiami pastorali, in conclusione il Papa si rivolge in particolare al ruolo dei cattolici per la costruzione della pace nel mondo (Dovere di partecipare alla vita pubblica; far fruttare la propria Competenza scientifica, capacità tecnica, esperienza professionale; l’unione necessaria tra fede e vita; Sviluppo integrale degli esseri umani in formazione; Impegno costante, Rapporti fra cattolici e non cattolici in campo economico-sociale-politico). Tutti sono invitati a collaborare con chiunque avesse a cuore il bene della pace. In particolare a tutti gli uomini di buona volontà viene riservato un Compito immenso “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale. Compito nobilissimo quale è quello di attuare la vera pace nell’ordine stabilito da Dio.(ib.87) Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio. (ib.88)
Dal 1963 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti! La caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre del 1991 furono segnali indiscussi in tutto il mondo della conclusione della guerra fredda. Ma ciò nonostante la storia che si sta scrivendo nel nuovo millennio, non imparando nulla dall’epoca precedente, continua imperterrita a illustrare catastrofi belliche, con l’usi di nuovi armamenti, da parte degli Stati, con distruzione di ogni vita umana.
Se nella Treccani, la definizione di pace riferita alle comunità politiche è “la condizione contraria allo stato di guerra, con riferimento a nazioni, che, regolando i propri rapporti reciproci secondo comuni accordi senza atti di forza, possono attendere al normale sviluppo della loro vita economica, sociale, culturale.”, occorre partire dal significato di pace che ognuno di noi deve attuare nella sua quotidianità; se siamo figli di un Dio che ha mandato nel mondo Cristo, nato, morto e risorto, allora dovremo imparare da Lui ed imitarlo: nel nostro piccolo abbandoniamo l’ira, la rabbia e usiamo atteggiamenti pacifici; non rispondere al male con il male, ma essere benevoli, tolleranti, pazienti, cercando sempre di tendere una mano. Come cristiani facciamo che la pace diventi uno stile di vita, una concezione mentale, una buona abitudine, che avvicini l’altro e non divida, che costruisca e non distrugga, in modo tale che quando il Signore verrà e ci dirà “Pace a voi” (Gv 20:26) non avremo bisogno di prove come Tommaso, ma, credendo, potremo imitarlo e diffondere pace sul nostro cammino.