Ci sono luoghi in cui la vita delle persone si racconta al passato e al presente e dove l’idea del futuro è rarefatta e spesso respinta; ci sono luoghi in cui il “prima” è nitido, lucido, ben presente alla memoria, mentre l’oggi è un tempo sospeso che oscilla tra l’emarginazione e la solitudine.
Si chiamano carceri, Case circondariali, Case di reclusione: cambiano i nomi a seconda della pena, dell’attesa di un giudizio; si classificano poi in base alle sezioni ‘particolari’ che ospitano accogliendo in ambienti un tipo di reato o l’altro e prevedendo specifici percorsi di recupero e di integrazione. Questi ultimi sono il tentativo raro di restituire dignità, rieducare, e aprire una strada su un terreno sassoso che si chiama rientro nella società (quando previsto). L’Italia è indietro; troppi detenuti nelle carceri; condizioni di salute e psicologiche allo stremo con le tragiche conseguenze di suicidi in numero costante e di tensioni tra il personale di vigilanza e i residenti in carcere (leggi per approfondire).
Ma noi raccontiamo la speranza e i continui tentativi di portare serenità in questi luoghi attraverso le relazioni, l’attenzione ai bisogni (espressi ed inespressi) di uomini e donne che seppur accalcati in celle e cortili vivono il dramma dell’isolamento dell’anima. La Chiesa Cattolica italiana attraverso l’impegno quotidiano e costante dei Cappellani e la rete dei volontari non viene meno all’impegno di vegliare su questi luoghi e di essere presente; fanno altrettanto Associazioni e Movimenti ecclesiali, laici e di Terzo Settore. È l’Italia del volontariato, motore di un Paese che grazie ad esso si riscopre, nell’emergenza, grande famiglia.
L’esperienza del Vescovo Giacomo Cirulli
Martedì 18 aprile, Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca ha nuovamente visitato la Casa di Reclusione “G.B. Novelli” di Carinola; un luogo con cui il Pastore ha preso immediatamente confidenza già all’indomani del suo arrivo nella Diocesi guidata dallo scorso dicembre come Amministratore apostolico e poi, da marzo, come Vescovo. Questa volta il motivo della visita è stato un incontro organizzato dalla Direzione dell’Istituto di pena in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano che nei mesi passati ha organizzato nella struttura corsi per arbitri a cui hanno aderito diversi detenuti; lo sport infatti è una delle attività principali (accanto ad altre di tipo culturale e formativo) in cui sono coinvolti gli ospiti della Casa. Martedì scorso, la consegna dei tesserini agli ‘abilitati’ al ruolo di arbitro è stata motivo di festa, di riconoscenza gratuita e di confronto. “Il valore educativo dello sport” nelle parole del Vescovo Giacomo ai presenti: il Direttore della struttura dott. Carlo Brunetti; il Garante provinciale dei diritti delle persone private della libertà personale; il sindaco di Carinola Antonio Russo; il cappellano del Carcere don Carlo Zampi; rappresentanti del direttivo e referenti tecnici del Centro Sportivo Italiano della Campania e di Sessa Aurunca. “Lo sport, meglio di altre discipline educa all’ascolto di se stessi, del proprio corpo, della propria interiorità”, così il Vescovo. “È un fondamentale processo educativo verso se stessi a cui si aggiunge l’esperienza di confronto con l’altro da cui si impara il valore della relazione e del gruppo, il rispetto reciproco, l’attesa dei tempi altrui… il valore che ognuno apporta al risultato finale”.
Sui temi dello sport non è nuovo il Vescovo nel carcere di Carinola: con il supporto e l’impegno fattivo della Caritas diocesana è stato attivato un un servizio a pagamento di streaming per eventi sportivi. Tra i progetti di Mons. Cirulli anche quello di restituire ai residenti della struttura il campo sportivo attualmente inagibile; per esso il Pastore ha chiesto preventivi di spesa per il rifacimento e l’allestimento di uno spazio che risponda a requisiti di sicurezza e di gioco. L’ultimo “appuntamento” con il carcere era avvenuto prima di Pasqua con la consegna di uova.
I giovani del Liceo Statale Galileo Galilei
Due giorni dopo la visita del Vescovo anche gli studenti dell’Indirizzo musicale del Liceo Galilei di Piedimonte Matese, accompagnati dalla Dirigente scolastica Bernarda De Girolamo e dai docenti hanno portato il meglio della loro musica nelle vite di tanti giovani e adulti lì presenti. Emozione e qualche tentennamento da parte dei ragazzi nell’impatto con una realtà che non si conosce: la musica e il canto hanno dato alla giornata il sapore giusto quando alle note della giovanissima orchestra di liceali si sono unite spontaneamente le voci del pubblico.
C’è un mondo, fatto di storie, di volti, di esperienze tragiche, di colpe che cerca una mano tesa e una possibilità per “riparare”.
In foto gli studenti del Liceo Galileo Galilei di Piedimonte Matese al termine della performance musicale al Carcere di Carinola. Come da tradizione, al termine di ogni manifestazione, il buffet è preparato dai detenuti che seguono i corsi di cucina e gastronomia.