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Rapito: il nuovo film di Marco Bellocchio che anche Spielberg avrebbe voluto fare

Al cinema dal 25 maggio la pellicola presentata a Cannes su una vera vicenda italiana

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Noemi Riccitelli – La 76esima edizione del Festival di Cannes si è conclusa lo scorso sabato, con la Palma d’oro assegnata alla regista Justine Triet per il film Anatomie d’une Chute.
Nonostante non abbiano ricevuto alcun riconoscimento, i film italiani in concorso sono stati ben tre, tutti molto apprezzati in sala durante le rispettive presentazioni: La chimera di Alice Rohrwacher, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti e Rapito di Marco Bellocchio.
Quest’ultimo, in particolare, dopo una serie di avventi felici sulla Croisette, infatti nel 2019 è stato in gara con Il traditore, poi, nel 2021 ha ricevuto la Palma d’Onore con la presentazione fuori concorso di Marx può aspettare, ancora, lo scorso 2022 la première di Esterno notte, ritorna nuovamente a Cannes con un film basato su un vero caso di storia italiana: la vicenda di Edgardo Mortara.

Edgardo Mortara era un bambino appartenente ad una famiglia di origini ebraiche che nel 1858 fu portato via dalla sua casa a Bologna dagli emissari di Papa Pio IX per essere cresciuto a Roma secondo la fede cattolica, come previsto dalla legge papale del tempo (allora la città di Bologna faceva parte dello Stato della Chiesa) in quanto, secondo le dichiarazioni della domestica di famiglia, sarebbe stato segretamente battezzato a sei mesi, perché in pericolo di vita.
La vicenda ebbe in poco tempo una tale risonanza da indurre la mobilitazione anche di altri governi, ma a nulla valsero le proteste, le petizioni e i tentativi, anche giudiziari, della famiglia Mortara.
Edgardo fu educato e cresciuto a Roma e solo da adulto incontrò nuovamente la sua famiglia.

Per il soggetto del film punto di partenza è stato il libro Il caso Mortara di Daniele Scalise, da cui Bellocchio insieme a Susanna Nicchiarelli con la collaborazione di Edoardo Albinati, Daniela Ceselli e la consulenza storica di Pina Totaro, hanno poi realizzato la sceneggiatura;
altro punto di riferimento è stato anche Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX. Il memoriale inedito del protagonista del caso Mortara di Vittorio Messori.
In un’intervista, Marco Bellocchio ha dichiarato tuttavia che per un periodo le fasi iniziali della produzione del film si sono interrotte, perché anche il regista americano Steven Spielberg era interessato alla storia e stava già svolgendo i sopralluoghi per la realizzazione della pellicola, ma poi anche il suo progetto si è arrestato, così Bellocchio ha proseguito gli approfondimenti, raccontando inoltre di aver inviato poi a Spielberg il suo film completo da vedere.

Con Rapito Bellocchio ritorna sul tema del rapimento, affrontato recentemente con la serie Esterno notte (qui la recensione), e già trattato anche nel film Buongiorno, notte (2003): il regista ha dichiarato come il tratto comune a queste sue due opere sia la “cecità”.
Nel caso della vicenda di Moro è una cecità ideologica, quella dei brigatisti che volevano a tutti i costi una società comunista, guidata dalla classe operaia; nella storia di Edgardo Mortara, invece, la cecità è quella del pontefice, convinto dell’idea che non fosse possibile restituire il bambino alla sua famiglia, per seguire dei dogmatismi e le rigide norme del diritto canonico.

Tuttavia, il film non ha qualsivoglia intenzione polemica e Bellocchio, a tal proposito, ha affermato: «Non avevo nessun intento ideologico, politico o chissà cosa, poi certo sta a chi vedrà il film giudicare, reagire, farsi una propria idea. Non ho mai pensato di fare il film contro il Papa, la religione, la Chiesa, mi affascinava questa storia, la storia di un delitto, compiuto in nome di un principio assoluto».
Il regista, infatti, ha scritto anche al Papa, invitandolo a guardare il film.

Nel cast, interpreti validissimi, molti dei quali hanno già collaborato con Marco Bellocchio, tra questi Fabrizio Gifuni (che recentemente ha vinto il David di Donatello come Miglior attore protagonista proprio per Esterno Notte) nel ruolo dell’inquisitore Padre Pier Gaetano Feletti, Fausto Russo Alesi che è qui il padre di Edgardo, il signor Momolo Mortara, Barbara Ronchi, invece, è Marianna, sua moglie, madre del bambino, e poi ci sono il giovanissimo Enea Sala e Leonardo Maltese (quest’ultimo si è fatto notare nella toccante e validissima interpretazione ne Il signore delle formiche di Gianni Amelio) che interpretano Edgardo in due diverse fasi della vita.
Infine, Paolo Pierobon nel ruolo di Papa Pio IX, probabilmente l’interpretazione più delicata, a proposito della quale ha affermato:« (…) ho dovuto necessariamente apporre una sospensione del giudizio su un personaggio simile per cercare di restituirlo in maniera credibile.»

Rapito, dunque, si presenta come una visione interessante, con la quale Bellocchio conferma la sua predilezione e passione per la Storia, che pone lo spettatore di fronte ad un fatto che lo interroga sulla vicenda in sé, i personaggi, le ragioni, stimolandone sentimenti e idee come solo un grande classico cinematografico sa fare.
Il film, prodotto da BC Movie, Kavac Film e Rai Cinema, è al momento terzo al box office italiano e i produttori hanno devoluto l’incasso del primo giorno di programmazione all’Emilia Romagna, colpita di recente dalle gravi alluvioni.

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