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Piedimonte Matese. Indagine sui giovani dell’Italia dei paesi, venerdì 9 giugno nell’evento “Dal Matese al Mondo”

Presso la Biblioteca diocesana San Tommaso d’Aquino di Piedimonte Matese sarà presentato il libro "Voglia di restare, indagine sui giovani dell’Italia dei paesi", appuntamento inserito nell'evento "Dal Matese al Mondo 4.0"

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Venerdì 9 giugno approderà a Piedimonte Matese, per essere presentato nella Biblioteca San Tommaso d’Aquino il libro Voglia di restare, indagine sui giovani dell’Italia dei paesi. L’evento si iscrive a pieno titolo nel progetto Dal Matese al mondo ormai giunto alla quarta edizione e costituisce uno spin-off dell’omonimo appuntamento previsto per il mese di luglio. Si tratta di un volume che raccoglie il contributo di tantissimi studiosi ed è stato curato da Andrea Membretti, Stefania Leone, Sabrina Lucatelli, Daniela Storti e Giulia Urso. Quest’ultima, ricercatrice in Geografia economico-politica per il Gran Sasso Science Institute, sarà presente insieme a Giulia Valeria Sonzogno, anche lei ricercatrice al medesimo istituto e coautrice del capitolo di questo volume collettaneo che già dal titolo Restare o partire: geografia e fattori di una scelta prende in pieno un punto nevralgico sui cui risvolti si gioca molto del futuro della nostra terra. A dialogare con loro ci saranno, oltre al direttore della biblioteca Luigi Arrigo, anche due dei coideatori del progetto Dal Matese al mondo, i docenti Luca Di Lello e Costantino Leuci.

Il libro è un lavoro atteso da tempo. Qui un’indagine quali-quantitativa, che prende in esame oltre tremila giovani residenti nelle aree interne d’Italia, fa emergere dei dati e dei risultati che possono sembrare davvero sorprendenti. Ne esce fuori un vivo desiderio di restanza (concetto elaborato dal grande antropologo Vito Teti) con un’attenta analisi delle difficoltà, ma anche delle opportunità che la scelta di non partire comporta. L’analisi, promossa dall’Associazione Riabitare l’Italia ha contribuito dunque a portare al centro del dibattito pubblico il tema delle aree interne che sono certamente alle prese con lo spopolamento, con un’“emorragia di umanità” che diventa sottrazione di creatività e vivacità, con le fragilità sociali derivanti dalle tante perdite di servizi essenziali e le tante criticità che emergono sempre di più nei settori strutturali come scuola, sanità e trasporti. Tuttavia sono anche i luoghi in cui vivono milioni di italiani, in cui milioni di italiani scelgono di restare e in cui molti altri decidono di impiantarvisi per provare a trovare il contesto migliore per cercare nuovi stili di vita più sostenibili per l’uomo a fronte di una sempre più insostenibile accelerazione dei ritmi di vita delle città (o, meglio dire, dei “poli”).

Più che un tema fondamentale, quindi, un nodo tematico, al quale si connettono l’ambiente, il lavoro, i servizi e gli equilibri territoriali. Le aree interne vedono oggi un moltiplicarsi di letteratura scientifica, eventi dedicati, convegni legati anche alle opportunità del PNRR, ma costituiscono anche un tema aperto a mille speculazioni e al rischio di banalizzazioni e semplificazioni inaccettabili, che facilmente cade nella morsa di narrazioni tossiche come quella dello sconforto e della rassegnazione da un lato e quella, forse peggiore, che vorrebbe d’altro canto i nostri paesi trasformati in borghi piegati alle esigenze del turismo, sopravvalutando e gonfiando i prezzi dei prodotti locali, creando percorsi e storytelling privi di reale storia e contenuto, magari sotto l’ombrello della parola “esperienziale”, privilegiando gli spazi “istagrammabili”, al netto di una necessaria riflessione sulle funzionalità, i servizi e i diritti, ma soprattutto le dinamiche di creazione e riattivazione di comunità per chi questi posti del margine, finalmente al centro dell’attenzione, li abita per scelta.

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