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Dal Perugino a Sparano da Caiazzo: l’arte che unisce l’Italia. I capolavori conservati a Piedimonte Matese

In occasione del V centenario della morte del Perugino, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia lo ha celebrato con una mostra curata da Marco Pierini e Veruska Picchiarelli. Nel Catalogo è confluito il lavoro del ricercatore Orazio Lovino sulle tavole "peruginesche" conservate a Piedimonte Matese. Un caso eccezionale rappresentato anche dagli affreschi scoperti nella piccola chiesa di San Rocco

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Dal 4 marzo all’11 giugno a Perugia, la Galleria Nazionale dell’Umbria ha ospitato la mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo” dedicata al pittore Pietro Vannucci (1450 ca.-1523) che meglio di ogni altri ha dominato la scena artistica italiana negli ultimi due decenni del Quattrocento, generando un seguito di allievi e maestri, in diverse regioni d’Italia, fortemente influenzati da lui.
È il caso del pittore Sparano da Caiazzo attivo a Napoli dal 1506 al 1545 ma anche oltre i larghi confini della Città portando con sé profonda conoscenza del Perugino “diretta  – o a mezzo di disegni e cartoni” come spiega il Dott. Orazio Lovino (ricercatore dell’Università di Firenze), nel Catalogo appena pubblicato di cui cura personalmente il Cap. VI intitolato “La diffusione di un linguaggio nazionale: perugineschi da nord a sud”. Ed è proprio in questo viaggio per l’Italia, passando in rassegna numerosi pittori, che l’indagine di Lovino si focalizza su Sparano e la sua intensa ed espressiva produzione: nel capitolo in cui è dato ampio rilievo alla sua produzione napoletana, sono descritte anche le tre tavole del pittore conservate nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese: Annunciazione (e in predella il Riconoscimento della vera Croce); Madonna del latte tra i santi Giovanni Evangelista e Antonio Abate (e in predella la Pietà); Madonna col Bambino in trono tra i santi Giacomo Maggiore e Margherita d’Antiochia.

 

“Esposizioni come questa sono in grado di valorizzare la più nobile missione di un museo: non l’affannosa ricerca della novità, ma la curiosità di far rinascere ciò che quotidianamente è sotto i nostri occhi, ormai considerato assodato, storicizzato, canonizzato”, le parole del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano aprono implicitamente alla riflessione su ciò che è sotto i nostri occhi, sulla ricchezza del patrimonio ancora ben conservato in numerose chiese della Diocesi di Alife-Caiazzo – recanti messaggi di bello, di fede, di intensa spiritualità – per la cura che la Chiesa ha avuto nei confronti di tali beni. Capolavori che esprimono la raffinata committenza locale e l’interesse per autori che di raffinata qualità stilistica e contenutistica tanto da essere ancora oggi motivo di studio e nuove indagini da parte di esperti in Italia: Santa Maria Maggiore in modo particolare, ma anche l’intera città di Piedimonte Matese si inseriscono a pieno titolo in questa riflessione. Similmente, seppur con un patrimonio di opere numericamente inferiore avviene per la città di Caiazzo, il cui nome rimanda al pittore in questione ma anche a Cicino da Caiazzo (documentato dal 1486 al 1498) anch’esso esaminato e riproposto da Lovino. Su Sparano, nel Catalogo della mostra, c’è ancora un interessante passaggio che non riguarda direttamente l’artista ma pittori da lui influenzati, nel cui stile si riverbera ancora la matrice peruginesca; parliamo dei misconosciuti Ruggero ed Angelo presenti a Piedimonte Matese, autori della pala affrescata raffigurante una Madonna con Bambino tra Sant’Antonio Abate e San Donato Vescovo rinvenuta nella chiesa di San Rocco durante i lavori post sisma del 29 dicembre 2013 di cui ha documentato recentemente Geppino Buonomo, ispettore onorario dei Beni Culturali, nel volume “Piedimonte Matese: guida al centro storico. A spasso nella storia dell’arte” citato nella bibliografia del Catalogo in questione. Lovino a tal proposito parla dell’affresco datato 1533 “secondo lo stile di Sparano”.

Un successo la mostra per i meriti del meglio maestro d’Italia, come fu definito il Perugino dal banchiere romano Agostino Chigi in una lettera del 7 novembre 1500 (da cui il titolo della recente esposizione); ma di successo trasversale si può dire dell’intera produzione artistica che promana da lui e contamina e connette allora come oggi città, chiese, paesi di tradizioni e dialetti diversi in nome dell’arte. Un universale che unisce Piedimonte Matese, Caiazzo al Veneto e alla Lombardia, all’Umbria e alla Basilicata…
Il merito va ai maestri di ieri ma anche a quelli di oggi che unendo studio, ricerca, curiosità, competenze e passione per i luoghi continuano a restituirci l’immortalità dell’arte che insegna valori, di fede e di vita.

Foto ©Clarus

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