Giovani, Vangelo e lavoro: tre “dimensioni” che si incontrano nel progetto che la Chiesa italiana chiama “Policoro” dal nome della città lucana in cui nel 1995 si tenne il primo incontro che le univa in una prospettiva concreta come mai accaduto fino ad allora. Affrontare “il problema della disoccupazione giovanile, attivando iniziative di formazione a una nuova cultura del lavoro, promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile in un’ottica di sussidiarietà, solidarietà e legalità, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa”: questo è il Progetto Policoro pensato sul nascere per quelle Regioni del Sud Italia dove la ricerca la creazione di un lavoro era e resta un problema (vai al sito di Policoro) ma oggi esteso alle Diocesi dell’intero Paese.
La Diocesi di Alife-Caiazzo, come già avvenuto in passato e dopo un periodo di standby, torna ad inserirsi in questa iniziativa già attiva e proficua in numerose altre Diocesi italiane. Al tavolo di lavoro, come previsto dal Progetto, ci sono l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, la Pastorale Giovanile e la Caritas che nel caso locale coinvolge direttamente i direttori don Gregorio Urrego, don Paolo Vitale e il diacono Paolo Carlone che presso il Palazzo vescovile di Piedimonte Matese hanno appena incontrato Raffaele Cerciello, responsabile del Progetto Policoro per la Conferenza Episcopale Campana. Rispolverare le motivazioni per rimettersi presto al lavoro, ripartire dall’idea di fondo per raggiungere l’obiettivo di accompagnare i giovani che risponderanno all’appello puntando alla valorizzazione di se stessi nel proprio territorio; formarli all’idea di lavoro e dignità del lavoro secondo il Magistero della Chiesa; renderli annunciatori di speranza nel mondo del lavoro superando rassegnazione e fatalismo; e nel caso migliore avviare con essi percorsi lavorativi con il supporto della Diocesi di appartenenza.
Non è la nascita di nuove attività lavorative, esperienza che il Progetto Policoro chiama “Gesti concreti”, ma l’avvio di un percorso formativo che dura tre anni e prevede dapprima la lettura del territorio e l’interazione con esso e i suoi rappresentanti nei diversi contesti civici; una adeguata preparazione sul mondo del lavoro e la conoscenza del contributo intellettuale e culturale che la Chiesa da secoli immette in questa dimensione umana; la condivisione della formazione con altri coetanei; la “missione” che coniuga il Vangelo con i temi di economia, ambiente, sostenibilità offrendo l’immagine rinnovata di una Chiesa che “legge” i segni dei cambiamenti e continua ad innervarsi nella realtà e in essa semina bene e genera cultura. Si inserisce poi nel percorso l’esperienza di un gesto concreto che vede protagonisti i giovani del Progetto Policoro o altri che chiedono ai primi supporto e accompagnamento per la creazione di un percorso lavorativo come testimoniano le esperienze già attive (367 in tutta Italia di cui 57 in Campania): produzioni artigianali nel campo alimentare o artistico, apicolture, orti e serre, attività di promozione culturale e sociali, etc.
La strada è spianata. Serve percorrerla fino in fondo.