Silvia Rossetti – Nelle notti di afa e alienazione urbana, nel buio privo di stelle e rischiarato dai riflessi delle luci intermittenti delle insegne al neon degli esercizi commerciali, unico reale motivo di conforto diventa il pensiero dell’imminente vacanza estiva. Se l’inverno è stato duro, stressante, caotico, fitto di appuntamenti e preoccupazioni, l’idea che più si accarezza è quella di “staccare” e rifugiarsi in un luogo ameno e possibilmente “non raggiungibile” dalle seccature. Con questo intento si sfogliano cataloghi con immagini di spiagge candide e isolate, dove ci si possa far cullare soltanto dal rumore del mare, oppure si ammirano panorami con vette inviolate e altitudini mozzafiato.
Un tempo la scelta della destinazione della vacanza estiva era soltanto questione di budget e incastri di ferie tra i diversi membri della famiglia: la faccenda diventa assai più complicata quando la famiglia diventa “adolescente”.
La verità è che i teen ager hanno spesso idee diametralmente opposte a quelle dei genitori e alla ipotesi di trascorrere l’estate in una sorta di “buen retiro” oppongono strenua resistenza. Gli adolescenti hanno bisogno di compagnia, confusione, musica, divertimento e wi-fi. Spesso chiedono addirittura di rimanere in città, al fresco dei condizionatori e in compagnia degli amici di sempre.
Con queste premesse le ferie possono trasformarsi in una sorta di diatriba familiare. Come risolvere? L’ideale sarebbe trovare un buon compromesso, magari coinvolgendo i ragazzi nella organizzazione della vacanza scegliendo assieme la destinazione, oppure portando con sé qualche coetaneo. Spesso, se opportunamente sollecitati, gli adolescenti possono rivelarsi dei sorprendenti compagni di viaggio, sono curiosi e pieni di stupore. Forse una vacanza itinerante e avventurosa potrebbe essere una buona proposta, ad esempio la formula dell’Interrail.
Poi arriva anche il momento in cui l’adolescente annuncia alla famiglia l’intenzione di voler fare le vacanze da solo con gli amici. In genere quando accade la “famiglia adolescente” è certamente preparata, ma solo in teoria. “Prima o poi doveva accadere”… Sicuro. Ma, forse, meglio poi. E quando i ragazzi vanno via da soli, a parte il discorso delle responsabilità e dell’organizzazione, scattano decine di paranoie nella testa dei genitori che devono accontentarsi di qualche messaggio whatsapp o laconica telefonata serale.
La partenza dei figli reca con sé diversi nodi. L’insicurezza genitoriale di aver “ben seminato” negli anni precedenti, il timore delle “cattive compagnie” e dell’incoscienza del gruppo, i presunti “pericoli” dei luoghi, la malinconia dell’assenza del figlio.
Su quest’ultima potremmo dire molte cose, che riguardano anche l’assetto di coppia. La partenza del figlio proietta improvvisamente i genitori in una dimensione a due perduta da anni e certe dinamiche hanno necessità di essere di nuovo calibrate e rigenerate. Magari la vacanza del figlio può segnare proprio una riscoperta della coppia e una rinascita della relazione, più saggia e matura. Si torna a ripiegarsi su se stessi, sui propri interessi, si esce dai recinti in cui negli anni ci si era ritirati per far spazio alle esigenze della famiglia. Può essere un momento bello per i genitori, ma anche difficile in un certo senso. Apre anche le porte a una età diversa, meno “giovane”.
“I figli crescono, i genitori invecchiano”, dice un vecchio adagio e le prove da affrontare nella genitorialità sono sempre tante e, spesso, non preventivate. L’estate apparentemente ferma il corso delle cose, ma in realtà è una stagione foriera di cambiamenti e di trasformazioni.
Fonte Agensir