Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Non si è esaurita a Kyiv e Mosca, ma prosegue a Washington fino al mercoledì 19 luglio, la missione del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, come rappresentante del Papa per “allentare le tensioni” del conflitto nel martoriato Paese est-europeo.
Sostenere iniziative in ambito umanitario
Lo conferma un comunicato della Santa Sede, spiegando che “la visita si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini”. Come nelle precedenti tappe, il cardinale sarà accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato.
La missione
Zuppi si era recato il 5 e 6 giugno a Kyiv e il 28 e 29 giugno a Mosca. A maggio la Santa Sede aveva comunicato la notizia di questa “missione” del presidente della Cei, affidatagli dal Papa e già anticipata dallo stesso Francesco sul volo di ritorno dall’Ungheria. Una missione che, spiegava il segretario di Stato Pietro Parolin in seguito, non ha “come scopo immediato la mediazione”, ma l’obiettivo di “cercare soprattutto di favorire il clima, favorire un ambiente che possa portare a percorsi di pace”. Sempre Parolin, interpellato dai cronisti a margine di un evento a Roma sulla possibilità che l’iniziativa della Santa Sede prevedesse altre interlocuzioni oltre a Russia e Ucraina, come gli Usa e la Cina, aveva affermato che da questo dialogo auspicato dal Papa “non vogliamo escludere nessuno”.
Il viaggio a Kyiv
Nei due giorni a Kyiv, Zuppi ha svolto una serie di incontri, tra cui quello con il presidente Volodymir Zelensky e con Dmytro Lubinets, commissario parlamentare ucraino per i diritti umani, e anche con i membri del Consiglio delle chiese e delle organizzazioni religiose. In quei giorni ha porporato ha sostato pure in preghiera a Bucha, la cittadina a pochi chilometri da Kyiv balzata alla cronaca all’inizio del conflitto per il massacro indiscriminato di civili, lasciati nelle strade o gettati in fosse comuni. I risultati di quei colloqui “saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura”, recitava una nota vaticana.
La tappa a Mosca
I tre giorni del cardinale Zuppi a Mosca sono stati pure scanditi da diversi appuntamenti. Il porporato non ha incontrato il presidente Vladimir Putin ma ha avuto un lungo colloquio con Yuri Ushakov, assistente del Presidente della Federazione Russa per gli affari di politica estera, e poi con Maria Lvova-Belova, commissario presso il Presidente della Federazione Russa per i diritti del bambino. Due occasioni, queste, in cui è stato “sottolineato l’aspetto umanitario dell’iniziativa, nonché l’esigenza di poter pervenire alla tanto desiderata pace”. L’inviato del Papa ha iniziato la sua missione soffermandosi in preghiera davanti all’icona della Madonna di Vladimir; poi, il secondo giorno di viaggio,. L’inviato del Papa ha avuto anche un incontro, definito “fruttuoso” dalla Santa Sede con Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Russia, al quale “ha trasmesso il saluto del Santo Padre e con il quale si è ugualmente intrattenuto su iniziative umanitarie che possano facilitare una soluzione pacifica”. Non è mancato nelle 72 ore in terra russa, l’incontro con la Conferenza dei Vescovi Cattolici della Russia, con i quali, insieme a un nutrito gruppo di sacerdoti ed alla presenza di Ambasciatori e Rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, Zuppi ha presieduto una solenne concelebrazione nella cattedrale dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca.
Colloquio con il Papa
Di ritorno a Roma, in occasione della presentazione del libro di Andrea Riccardi “Il grido della pace”, il 4 luglio scorso, Zuppi ha confermato ai giornalisti di aver incontrato Papa Francesco per riferirgli della sua missione: “Sì, certamente ho visto il Papa”, ha detto, sottolineando che la priorità è “ora quella di lavorare per i più svantaggiati, come i bambini, e vedere se si riesce ad avviare il meccanismo per loro e aiutare la parte umanitaria”. Il cardinale ha espresso inoltre la speranza “che si cominci dai più piccoli, da quelli che sono più fragili. I bambini devono poter tornare in Ucraina. Il prossimo passo, quindi, sarà prima la verifica dei bambini e poi vedere come farli tornare, a partire dai più fragili”. Obiettivo ribadito oggi, in vista della prossima tappa nella capitale statunitense.
Fonte vaticannews.va