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Barbie: “life in plastic, it’s fantastic”? Il rosa è solo un pretesto nella nuova pellicola di Greta Gerwig

Dal 20 luglio al cinema uno dei film più attesi dell’anno con Margot Robbie e Ryan Gosling

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Noemi Riccitelli – Sin dall’uscita delle prime immagini dal set, che vedevano gli attori Margot Robbie e Ryan Gosling in abiti dai colori pastello e fluo, il film Barbie ha destato nel pubblico una spasmodica curiosità.
Preceduto, inoltre, da una poderosa campagna promozionale, che ha visto molteplici brand partecipare all’attesa del film proponendo tutto il possibile commercializzabile nei toni dell’iconico rosa della bambola più famosa del mondo (persino Google, ieri, si è colorato di pink per celebrare la pellicola) Barbie della regista, sceneggiatrice e attrice Greta Gerwig è al cinema dal 20 luglio, prodotto e distribuito da Warner Bros.
Un film che arriva in sala in un momento delicatissimo per il mondo del cinema, non solo perché nel pieno dell’estate (è raro, infatti, che grandi produzioni come questa escano in un periodo in cui solitamente i cinema sono meno frequentati del solito) ma, soprattutto, a causa dello sciopero di sceneggiatori e attori di Hollywood indetto dai rispettivi sindacati.
Tuttavia, Barbie ha goduto anche del riflesso promozionale di un altro attesissimo film in uscita il 21 luglio: Oppenheimer di Christopher Nolan, disponibile tuttavia in Italia solo dal 23 agosto.
Infatti, sul web e sui social molteplici sono state le gag, i meme e le geniali trovate che hanno sottolineato questa felice combinazione, appoggiata dagli stessi interpreti e registi dei due film, oltre che da altri protagonisti della realtà cinematografica (tra questi Tom Cruise, anche lui adesso in sala con l’ultimo Mission Impossible – Dead Reckoning), che hanno incoraggiato il pubblico a vedere i due titoli.

Scritto a quattro mani da Gerwig stessa con Noah Baumbach, non solo suo sodale cinematografico, ma anche compagno di vita, Barbie non è un biopic né una semplicistica celebrazione del prodotto di punta di casa Mattel, che l’ha creata nel 1959 da un’idea di Ruth Handler (moglie del co-fondatore Mattel Elliot Handler), mentre guardava giocare sua figlia Barbara (da qui il nome Barbie) con bambole di carta cui la bambina soleva dare dei ruoli professionali da adulti.
Del resto, chi conosce i precedenti lavori di Gerwig (tra i più recenti Lady Bird, che nel 2017 era in corsa per cinque Oscar e Piccole donne del 2019, con sei nomination agli Oscar e uno vinto per i costumi) ha sempre saputo, sin dall’annuncio di questo progetto e poi dal rilascio del trailer, che non poteva essere solo un racconto sulla storia di una bambola, ma che la figura di Barbie serviva per raccontare altro. Così è stato.

A Barbieland, suggerisce la voce narrante (Helen Mirren), è sempre tutto bello, perfetto, colorato e glamour: è un luogo in cui i problemi non sembrano esistere né tangere i suoi abitanti, anzi, le varie Barbie che lo abitano sono convinte di aver risolto ogni più dura questione dell’esistenza e che il loro stile di vita sia non solo speculare, ma persino di esempio rispetto al non poi così lontano Mondo Reale.
Soprattutto, a Barbieland sono le donne a gestire tutti i ruoli chiave della società, con i Ken che esistono solo in loro funzione.
Quando, improvvisamente, la prima Barbie, il prototipo (Margot Robbie), ha un pensiero riguardo la morte che destabilizza la sua vita e quella dei suoi compagni di sempre, decide di rivolgersi a Barbie Stramba (Kate McKinnon), la quale le consiglia di mettersi in viaggio proprio verso la California, con lo scopo di trovare la bambina che nel Mondo Reale gioca con lei e ristabilire così un equilibrio tra i due mondi.
Accompagnata dal primo Ken (Ryan Gosling), che non può restare lontano da lei, i due scoprono le sorprendenti caratteristiche della realtà, arrivando a mettere in discussione tutto ciò che hanno sempre conosciuto.

Life in plastic, it’s fantastic: così il ritornello della celeberrima hit Barbie Girl degli Aqua, gruppo pop-dance danese degli anni ’90 che ha spopolato in quel periodo.
Un pezzo che torna inevitabilmente alla memoria, ispirati dalle suggestioni del film e di cui, sia le parole che il video musicale, per quanto possano apparire semplici e banali, offrono un sottotesto interessante in prospettiva del significato del film di Greta Gerwig.
La regista, infatti, non ha lesinato su scenografie (Sarah Greenwood), costumi (Jacqueline Durran) e tutto ciò che esteriormente ha contribuito a definire il Barbie World: basti pensare che la scelta del rosa come colore distintivo del film e, quindi, del set, ha provocato una carenza globale (!) della vernice Rosco nella tonalità del rosa/fuxia.
Tuttavia, l’impeccabile e favolosa superficie è solo un pretesto che introduce ad una realtà meno monocromatica e più variopinta.

Gerwig e Baumbach raccontano una storia in cui la questione di genere, il rapporto impari tra uomo e donna nella società contemporanea, la volontà di trovare sé stessi, il proprio posto nel mondo, sono analizzati con il filtro di una brillante ironia e affinata arguzia, usando l’universo “pop” di Barbie, che enuclea in sé una serie di stereotipi ed etichette, e costringendolo al confronto con il vero significato della vita.
Barbie e Ken, i cui ruoli sono sempre stati definiti dai dettami dell’immaginazione collettiva, si trovano a confronto con questioni come il sessismo e il patriarcato che a loro sembrano solo strani atteggiamenti che insieme li confondono e affascinano (specie nel caso di Ken).

La sagacia della sceneggiatura incontra, inoltre, lo smalto degli interpreti: Margot Robbie e Ryan Gosling, ma anche America Ferrera, Simu Liu, Will Ferrel e Kate McKinnon, insieme al resto del cast, abbracciano lo spirito del film presentando i loro personaggi con profili irriverenti e giocosi, dando vita all’ispirazione stravagante e unica che il film possiede.
Barbie, inoltre, cesella qua e là citazioni in chiave umoristica di noti film (tra tutti 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick), definendo così una messa in scena efficace e interessante.

La colonna sonora riprende sonorità in stile disco-pop, con Dua Lipa (anche comparsa speciale nel film) che firma il singolo Dance the Night, il quale è solo uno dei brani di una folta tracklist in cui compaiono, tra gli altri, Billie Eilish, Sam Smith, Nicki Minaj e Ice Spice, Lizzo.

Nel complesso, Barbie intrattiene, fa ridere di gusto e riflettere con intelligenza, riuscendo a mantenere tono fino all’epilogo: Greta Gerwig conferma il suo sguardo acuto e attento al mondo femminile, e sebbene questo film non superi probabilmente le sue precedenti opere, è indubbiamente un valido e innovativo punto di vista su una delicata questione sempreverde, che attraverso la personificazione di Barbie riesce ad assumere un linguaggio universale.

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