La Giornata Mondiale della Gioventù è “per tutti”. Il tema scelto da Papa Francesco si presta ad una riflessione che interroga ogni credente sulla spinta ad andare, ad essere missionario o meno, a sentirsi chiamato ed impegnato oppure pesante sotto il peso dell’ozio. La riflessione che toccherà da vicino i giovani coinvolti nella GIornata Mondiale della Gioventù di Lisbona ci tocca tutti. La firma don Massimiliano Domenico Piciocchi, sacerdote della Diocesi di Teano-Calvi; biblista e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali.
Massimiliano Domenica Piciocchi* – “In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa” (Lc 1,39), recita così il versetto iniziale dell’episodio biblico scelto come icona della 37esima Giornata Mondiale della Gioventù.
È un brano, quello della Visitazione, che si inserisce nei vangeli dell’infanzia di Gesù. Esso segue immediatamente il racconto dell’annunciazione. Nella casa di Nazareth, nella sua quotidianità, Maria viene sorpresa da un annuncio, in greco angelos. È proprio un angelo di Dio, Gabriele, a recare alla Vergine la buona notizia che le sconvolgerà la vita e che, attraverso di lei, cambierà il corso della storia dell’umanità.
L’episodio dell’annunciazione, dunque, si conclude con una partenza: “e l’angelo si allontanò da lei”, che si presta anche ad una più entusiasmante lettura: “e da lei partì l’annuncio”. La Parola di Dio, portata dall’angelo sulle porte della casa di Nazareth e piantata dallo Spirito nelle profondità accoglienti del grembo di Maria, diventa “annuncio” che, da quella casa, raggiunge gli angoli del mondo attraverso i piedi di lei. È un cammino missionario che comincia sotto l’impulso della Parola di Dio, che diventa, in Maria, fame di andare, viaggio “verso”, cammino d’amore.
Tutti i connotati del viaggio missionario della fanciulla di Nazareth sono racchiusi, come in un sommario dettagliato, nelle indicazioni lapidarie del versetto 39.
“Si alzò”: è un verbo importante quello che l’evangelista Luca sceglie per descrivere la prima azione di Maria con in grembo Gesù. È un’indicazione profetica, come le tante altre contenute nei primi due capitoli di Luca. Maria, animata da colui che porta nel grembo, si alza. È lo stesso verbo scelto per raccontare un altro episodio, il racconto dei racconti, quello della Risurrezione di Gesù. Si apre una parabola narrativa che si compirà all’atto in cui sarà Gesù ad “alzarsi” dal sepolcro. Ciò che Luca descrive, dunque, è molto di più di un mettersi in piedi, è un risorgere. “Viene fuori” dalla quotidianità, dalle faccende della casa, dai suoi progetti per accogliere una vita rinnovata, un progetto più grande che Dio stesso ha pensato per lei. La Parola fa risorgere Maria, la abilita ad una missione di vita e di speranza.
Quando la Parola tocca il cuore e la vita nell’intimo, con tutta la sua irruenza, c’è una scelta di campo da fare: vivere da risorti.
“Si alzò e andò”. È un alzarsi per andare. Missione significa mettersi in cammino, consumare le suole delle proprie scarpe, talvolta anche i legamenti delle proprie articolazioni. Se la spinta viene dalla Parola, dallo Spirito, dalla vita nuova che le vive dentro, il cammino, invece, è tutto di Maria. Richiede, infatti, che si metta in gioco in prima persona, che si sporchi le mani, che riempia di polvere i propri piedi. Il viaggio che Luca ci racconta non ha nulla a che vedere con i nostri viaggi, così comodi o confortevoli. Non ha problemi di check-in Maria, non ha l’imbarazzo di scegliere se imbarcare il bagaglio in stiva o portarlo a mano. È un viaggio “verso la regione montuosa”: duro, sui suoi piedi, fatto di ciottoli e di sentieri impervi, di polvere e di angoscia. Un viaggio della speranza, molto più simile al viaggio dei poveri di questo mondo che partono senza sapere se e quando arriveranno. Anche a te, a me, a ciascuno di noi è chiesto un viaggio simile. L’evangelizzazione, l’annuncio della Parola che ha toccato e sconvolto le nostre vite, non può essere delegato ad altri e, spesso, non è neppure un viaggio troppo confortevole. Portare Gesù dentro e portarlo agli altri, come ha fatto Maria, ci chiede di giocarci in prima persona, di faticare nella radicalità della testimonianza di ogni giorno e, perché no, di esporsi a pericoli, a tentazioni, a rifiuti. Ciò che spinge andare, però, è anche ciò che sostiene lungo il cammino: è la meta che fa il viaggio, è la forza di ciò che annunciamo che ci tiene in piedi nonostante tutto.
Il tratto forse più sconvolgente dell’inizio di questa scena è dato dalla modalità del mettersi in viaggio di Maria: “in fretta”. Penso alla maggior parte delle donne incinte che fa di tutto per preservare il bambino in arrivo da ogni urto, da ogni pericolo: la vita rallenta, i movimenti si fanno più morbidi, pesati. Maria, invece, è una donna controcorrente. Nonostante l’inesperienza, è pur sempre la prima (e l’ultima) gravidanza per lei, si mette in viaggio “in fretta”. L’Amore urge, ha fretta, spinge perché non si resti in ozio, ma si vada… e Maria va! In fretta, come solo i giovani sanno fare. Con l’entusiasmo, l’energia, l’audacia, con un pizzico di santa incoscienza, la giovane Maria consuma la sua Missione.
Mai come in questo momento, nello straordinario contesto della Giornata Mondiale della Gioventù, Maria è una giovane che parla ai giovani e li spinge ad andare “in fretta”: non “di fretta”, ovvero con superficialità, sull’onda dell’emozione facile e a buon mercato, ma “in fretta”, senza perder tempo, senza cedere alle distrazioni, con l’entusiasmo vivo che solo l’amore autentico sa scrivere nei cuori.
E allora, in fretta, alziamoci e andiamo là dove l’Amore desidera condurci.
*Sacerdote biblista; Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali, Diocesi di Teano-Calvi