Home Chiesa e Diocesi Commento al Vangelo della Trasfigurazione. Sappiamo ascoltare il Figlio di Dio?

Commento al Vangelo della Trasfigurazione. Sappiamo ascoltare il Figlio di Dio?

Commento al Vangelo di domenica 6 agosto, la Trasfigurazione XVIII domenica del Tempo ordinario, anno A

549
0

di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano (Clicca)

XVIII domenica del Tempo ordinario – Anno A
Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1, 16-19; Mt 17, 1-9

“Trasfigurazione sul monte Tabor”, Vincenzo Sorrentino (tela, 549×234 cm). Santuario Madonna della Grazia, Alife.

Questa domenica coincide, quest’anno, con la festa della Trasfigurazione del Signore. E’ una festa di importanza capitale nella liturgia della Chiesa perché guarda ad un mistero che è stato centrale nella spiritualità cristiana; la Trasfigurazione di Gesù è, infatti, mistero grande ed insondabile dell’Evangelo … è luogo di rivelazione dolcissima ma esigente. Con un esempio, che i Padri amavano molto, nella Trasfigurazione si vede come la nostra natura umana, a contatto, per l’Incarnazione, con il “fuoco” di Dio, è diventata “rovente” di Dio … Quell’incandescenza della natura umana di Gesù si mostra ai discepoli per quell’attimo straordinario sul Tabor. Quando il ferro è incandescente è tutto fuoco, è fatto fuoco, ma non smette di essere ferro. Ecco perché i Padri amarono quest’immagine, per parlare sia dell’Incarnazione e sia della divinizzazione dell’uomo; è un’immagine che fa salva l’alterità e l’unità.

La Trasfigurazione è allora icona delle icone (e ben fanno i nostri fratelli d’oriente a chiedere ai giovani iconografi di dipingere come opera prima proprio l’icona della Trasfigurazione), perché in questo mistero è detta alla Chiesa la meta ultima di ogni sua fatica, la meta ultima della nostra umanità. A cosa è chiamata la nostra umanità? E’ chiamata a questa uscita da sé, a questa “metamorfosi”; è chiamata ad acconsentire ad essa con tutte le sue forze. E il mistero del Tabor ci dice che ci sarà incredibilmente possibile splendere di Dio!
Che meta!
Noi, creature di cenere e fango, splendere di Dio!

Questa straordinaria finestra sulla luce del Verbo fatto carne, che è la Trasfigurazione, si chiude con una parola perentoria del Padre: Ascoltatelo!

Questa uscita verso lo splendore di Dio che Cristo ci ha reso possibile, si ottiene solo e sempre nell’ascolto, e nell’ascolto di Lui, di Gesù … il Padre chiede che si ascolti Gesù in cui tutto si compie: si compie la via di Mosè, che da lontano vide la terra promessa, e si compie la via di Elia, che proclamò sempre e solo il primato del Dio Unico. Ora la terra promessa è l’umanità di Gesù, ora il Dio Unico si è fatto vicinissimo nella nostra carne, nell’umanità di Gesù!

Per un attimo il Padre, sul Tabor, mostra l’incandescenza del Figlio amato e amante, e chiede ascolto. Mi pare a questo proposito di dover notare un particolare di straordinario interesse e suggestione: se il Padre ha chiesto di ascoltare Lui, qual è la prima parola che Lui ora pronunzierà? “Non abbiate paura!” e poi, subito dopo, la sua parola risuonerà ad annunziare la Passione. Bisogna ascoltare una Parola, che incredibilmente annunzia di non temere e contemporaneamente  annunzia la Croce.

Questo rende chiaro da dove proveniva quel “fuoco” che aveva resa “incandescente” l’umanità di Gesù: certamente dalla natura divina, ma da una natura divina che non può che raccontarsi, mostrarsi nell’amore, e in un amore senza confini. La “parola quella della croce” (cfr 1Cor 1, 18) è ciò che rende “incandescente” il Figlio amato … ascoltarlo significherà lasciarsi plasmare da quella parola della croce, che è parola d’amore senza limiti. L’uscita che bisognerà compiere sarà allora uscita dalle nostre glaciali freddezze per approdare al fuoco dell’amore che trasfigura.

Il mistero della Trasfigurazione mostra alla Chiesa sì la bellezza di una meta che neanche potevamo immaginare, che neanche potevamo concepire nei nostri sogni più appassionati, ma le consegna anche una via di ascolto, in cui fare la fatica del discernimento per accogliere l’ulteriore di Dio in noi.

Sentiamo l’appello dell’ulteriore?

Se lo sentiamo stiamo procedendo secondo la volontà di Dio e potremo portare i frutti nuovi e duraturi che il Signore si attende dai suoi discepoli.

Senza paura intraprendiamo ancora un esodo da noi, dalla mondanità che troppo spesso ci attanaglia, sentendo nel cuore già lo scaldarsi della nostra umanità che ha una sublime vocazione: essere “rovente” di Dio!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.