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Speciale GMG. Mons. Domenico Sigalini: “I giovani sono disponibili all’ascolto, ecco perché bisogna osare”

Ai microfoni di Clarus mons. Domenico Sigalini, tra i vescovi maggiormente impegnati nell'ambito delle esperienze giovanili dai tempi di Giovanni Paolo II

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Giovanna Corsale – Cosa è cambiato nella Chiesa e come cresce la Chiesa nel percorso scandito dalle Giornate Mondiali della Gioventù? Ne abbiamo parlato mons. Domenico Sigalini, tra i vescovi maggiormente impegnati nell’ambito delle esperienze giovanili dai tempi di Giovanni Paolo II. Mons. Sigalini, che abbiamo incontrato giovedì 3 agosto nel corso della Cerimonia di apertura della Giornata Mondiale della Gioventù al Parco Edoardo VII, non ha dubbi nell’affermare che “prendendo come riferimento le Giornate Mondiali – dal ’93 a Denver le ho fatte tutte, sia con Giovanni Paolo II che con gli altri due, Benedetto e ora Francesco ed, evidentemente, il mondo giovanile è cambiato radicalmente”.

Il “cambiamento” di cui parla il Vescovo rimanda innanzitutto alla natura di questi eventi mondiali, poiché “le prime Giornate erano dei tentativi, se vogliamo, anche avventurosi, ma c’era grande partecipazione, non ci piove. Anche a Denver ricordo che andammo in 15.000.” La miccia che ha cambiato tutto è stato il Sessantotto, dopodiché Papa Giovanni Paolo II volle fortemente che si tenessero questi momenti ogni due anni”, prosegue mons. Sigalini, e da allora “questo rapporto con i giovani è continuato, pur vivendo alti e bassi, ma la nostra forza è consistita proprio nel fare alcune proposte concrete, semplici, ma anche piuttosto elaborate è stato sempre un toccasana, perché ci permetteva di rilanciare il discorso e questo lo vedo anche adesso”.

Anche oggi, dunque, si denota la predisposizione da parte dei giovani all’ascolto, “per cui c’è la disponibilità, ecco perché bisogna osare“. In questi anni, si è verificato dunque una crescita che ha riguardato la Chiesa in termini di sensibilità verso i giovani, pur  ma cos’è accaduto, specularmente, nel mondo laico? Per mons. Sigalini non ci sono dubbi: “Bisogna considerare l’atteggiamento di ogni singolo Paese e per quanto riguarda l’Italia, va detto che non c’è poi molta adesione, forse per una scarsa capacità di dialogare…”, conclude mons. Domenico Sigalini, parlandone da persona che sperimentava questa realtà.

 

 

 

 

 

 

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