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Manodopera: Alain Ughetto racconta la storia della migrazione italiana in Francia

Dal 31 agosto al cinema, una memoria familiare diventa un film di animazione in stop-motion

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Noemi Riccitelli – Un racconto personale, una memoria intima che, però, è anche una storia collettiva. Le vicissitudini di un viaggio con la terra di confine per cercare una vita migliore, una narrazione che occupa le cronache quotidiane, un orizzonte cui ormai si è assuefatti.
Si dimentica, tuttavia, che questi fenomeni migratori, forzati da necessità impellenti e contesti difficili, hanno riguardato anche gli italiani, non solo gli “altri”.
Così, Alain Ughetto, animatore e regista francese di origini italiane, con il suo ultimo film di animazione in stop-motion, Manodopera (Interdit Aux Chiens et Aux Italiens) racconta la storia della sua famiglia italiana emigrata in Francia ai primi del ‘900.

È Cesira (con la voce di Ariane Ascaride), la nonna del regista, che narra come lei e suo marito Luigi (Stefano Pagani) abbiano deciso di trasferirsi dal Piemonte, nel piccolo paesino di Ughettera, ai piedi del Monviso, in Francia, varcando le Alpi, decisi a costruire un futuro migliore per la propria famiglia, fuggendo dalla miseria e dalla guerra.

Premiato come Miglior Film agli European Film Awards 2022, poi ancora il Premio della Giuria al Festival International du Film d’Animation di Annecy 2022, infine gli applausi del 75° Locarno Film Festival e del 40° Torino Film FestivalManodopera è al cinema in Italia dal 31 agosto: il regista ha raccontato come il film sia nato da un racconto del padre, che gli ha parlato di questo paesino piemontese dove tutti avevano il loro stesso cognome, Ughettera, detta la “terra degli Ughetto”, appunto.
Così, dopo la morte del padre, Alain Ughetto si è recato effettivamente sul posto e ha iniziato ad approfondire la storia della sua famiglia, scoprendo le non poche difficoltà affrontate dai suoi nonni e da tutti gli abitanti che, come loro, decisero di spostarsi in terra d’Oltralpe.

Sacrificio, lavoro, diffidenza, razzismo, del resto, il titolo originale del film, Interdit Aux Chiens et Aux Italiens, Vietato ai Cani e agli Italiani, è molto eloquente: gli italiani erano malvisti e discriminati.
Una scena molto forte, quella del cartello affisso con questo avviso, che ricorda l’altrettanta dolorosa e simile sequenza del film La vita è bella di Roberto Benigni e che il regista ha voluto inserire appositamente per sottolineare il razzismo dilagante ancora oggi, nonostante le dolorose esperienze pregresse della Storia: “Oggi, purtroppo, i migranti non sono accolti come dovrebbero né in Italia e né in Francia, da nessuna parte”, afferma Ughetto. 

Tuttavia, Manodopera è anche un racconto dolce e ironico, un omaggio alla memoria e alle tradizioni, alle radici del regista, che ha affermato di aver voluto realizzare questo film per sé stesso, per i suoi figli e per le nuove generazioni, in quanto conoscere le proprie origini è fondamentale.

Le musiche del premio Oscar Nicola Piovani accompagnano la perizia dell’animazione in stop-motion che, delicata, diventa un linguaggio universale per una narrazione progressiva toccante che dal passato si estende ancora al presente e rende la famiglia Ughetto un po’ la famiglia di tutti, tra lacrime e sorrisi.

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