Gli ultimi scavi archeologici del Santo Sepolcro: storia, studio e fede riproposti alla luce di studi che portano la data dei nostri giorni e la firma italiana dell’Università La Sapienza di Roma tramite il Dipartimento di Scienze dell’Antichità che dal maggio 2022 segue a Gerusalemme i lavori, e in remoto li supporta da Roma. Protagonista delle recenti scoperte e guida del progetto è la professoressa Francesca Romana Stasolla che ne parlerà personalmente nell’evento a cura della Biblioteca San Tommaso d’Aquino della Diocesi di Alife-Caiazzo venerdì 8 settembre alle 18.30 nella Cripta della Cattedrale di Alife.
Umbilicus mundi: nuova luce dagli scavi al Santo Sepolcro è il titolo di questo nuovo appuntamento de “I venerdì della Biblioteca” per la sezione “In dialogo” che vedrà infatti il confronto tra la prof.ssa Stasolla, il prof. Carmine Mastroianni, archeologo e il prof. don Emilio Salvatore, biblista con interventi che incrociano competenze e passioni, cronaca e prospettive e rafforzano quel filo rosso che unisce la storia dei credenti da secoli e la scienza da sempre attenta ai luoghi della storia (scarica la locandina dell’evento).
Le scoperte. I recenti scavi al Santo Sepolcro (svolti contemporaneamente al restauro del pavimento della basilica a cura della Fondazione Centro Conservazione e Restauro per i Beni Culturali La Venaria Reale di Torino) riportano in luce le stratificazioni e i segni che l’uomo ha dato nel tempo al luogo in cui secondo la tradizione venne deposto il corpo di Cristo dopo la crocifissione e la morte. I lavori si sono concentrati in alcune aree della rotonda, lo spazio del interno al Santuario che a sua volta ospita l’edicola con la pietra tombale: in essa gli archeologi hanno portato in luce gran parte degli strati romani (di cui si conosceva l’esistenza) risalenti all’imperatore Adriano (117-138) che fece erigere una struttura templare sul luogo. Ma per fede, il corso della storia prende strade nuove e diverse e riporta in superficie una radice profonda: nei primi decenni del IV secolo le strutture romane furono distrutte per monumentalizzare la toma venerata e identificata con quella di Cristo. È proprio questa nuova messa sotto dell’attuale edicola ottocentesca che ha concentrato l’attenzione degli studiosi: “si tratta di un pavimento di forma circolare in marmi di riutilizzo, lavorati con cura, la cui circonferenza abbraccia l’intera area nella quale insiste la tomba: la pianta circolare coincide con quanto noto dalle più antiche rappresentazioni dell’edicola” (comunicato Università La Sapienza). A questi si aggiungono ulteriori stratificazioni con pietre diverse.
Storia e fede procedono di pari passo; edifici e devozioni esprimono nel corso della storia quel sentimento di rispetto e di bisogno che unisce gli uomini alla proposta del Vangelo e al mistero della Risurrezione con l’intento di non lasciare sola la tomba, ma farne luogo caro (perciò conteso), curato, e ancora oggi luogo di continua “ricerca”.
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