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Assassinio a Venezia: un giallo esoterico e Branagh aggiusta il tiro con il suo terzo adattamento da Agatha Christie

Dopo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo, dal 14 settembre al cinema ritorna Hercule Poirot con un classico mistero caratterizzato dall’elemento soprannaturale

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Noemi RiccitelliNon c’è due senza tre: è così, dunque, che il regista e attore britannico Kenneth Branagh torna a vestire i panni del celeberrimo detective Hercule Poirot nel terzo adattamento di uno dei romanzi della scrittrice di gialli Agatha Christie. 
Dopo Assassinio sull’Orient Express (2017) e Assassinio sul Nilo (2022), Branagh, infatti, dirige Assassinio a Venezia (A Haunting in Venice), prodotto da Branagh stesso e da Ridley Scott, al cinema dal 14 settembre, basato sul romanzo Hallowe’en Party, in Italia tradotto come Poirot e la strage degli innocenti.  
Tra gli interpreti, l’attrice premio Oscar Michelle Yeoh e il “nostrano” Riccardo Scamarcio, insieme ad un interessante parterre di stelle che Branagh riesce sempre a ben amalgamare.

Venezia, 1947. Hercule Poirot (Kenneth Branagh) ha deciso di ritirarsi e dedicarsi, finalmente, a sé stesso, godendosi la pensione nell’affascinante quanto misteriosa città italiana. 
Tuttavia, alla Vigilia di Ognissanti, la notte di Halloween, Ariadne Oliver (Tina Fey), amica di Poirot e celebre scrittrice di gialli, invita il detective a prendere parte ad una seduta spiritica tenuta dalla sensitiva Mrs Reynolds (Michelle Yeoh) in casa della cantante lirica Rowena Drake (Kelly Reilly). 
Ariadne, infatti, vorrebbe dimostrare l’infondatezza di queste pratiche, ma proprio durante la serata in corso, accade qualcosa che costringe Poirot a rimettersi in gioco, oltre che rivalutare ciò che ha sempre fermamente creduto. 
 
Non un semplice intreccio investigativo, o meglio, non solo: in Assassinio a Venezia, il prolifico Kenneth Branagh, reduce dal precedente Assassinio sul Nilo, decisamente sottotono, prende il romanzo di Christie in cui ambientazione e suggestioni si fanno più oscure del tradizionale, data la presenza del riferimento alla festa di Halloween, e ne fa un racconto che dal canonico giallo tende a virare sul thriller-horror, puntando su dettagli che si riferiscono al tema del soprannaturale.
Il risultato è tutto sommato gradevole e la sceneggiatura di Michael Green, già collaboratore di Branagh nei due precedenti adattamenti, oltre che di numerose serie e film di successo (si veda la candidatura all’Oscar per The Wolverine), scorre serrata, sinuosa nelle battute dei vari personaggi, lasciandosi seguire e coinvolgendo il pubblico. 
 
Tuttavia, la stessa trama mostra qualche leggerezza su ambientazione e particolari ad essa collegati: Venezia, ad esempio, non presente nella storia originale (che si svolge, infatti, nella campagna inglese), per quanto affascinante, appare una città fin troppo curata e viva, soprattutto se si considera che i fatti si svolgono nel 1947, ad appena due anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in un’Italia in piena Ricostruzione. 
La durezza della guerra, del resto, è più volte evocata nelle memorie dei protagonisti, ma non funzionale del tutto al mistero al centro della narrazione: inoltre, come è possibile che un raffinato ed esigente investigatore decida di trasferirsi in Italia proprio in un periodo delicato e non certo florido come il secondo dopoguerra? 
Lasciamo la risposta alla sospensione dell’incredulità che pur sempre va considerata nelle opere di fantasia, ma forse spostare l’ambientazione di qualche anno e conservare il setting originale avrebbe giovato alla credibilità dell’intreccio. 
 
Intreccio che, nel suo nocciolo, è comunque ben riuscito: la suspense c’è, il tradizionale schema da giallo viene rispettato e il riferimento al mondo oltremondano rende più vivido e intrigante il tutto.
Alcune sequenze ricordano, non a caso, l’avvincente Le verità nascoste (What Lies Beneath) di Robert Zemeckis, ma chiedo a chi legge di ponderare il confronto, del resto si tratta di suggestioni comuni a storie che coinvolgono spiriti e universo trascendente. 
 
Il cast è prezioso e tutto bene in parte: oltre ai già citati Michelle Yeoh e Riccardo Scamarcio, ci sono Jamie Dornan, confermato da Branagh nel ruolo di padre insieme al giovane Jude Hill, dopo la brillante esperienza di Belfast (sempre di Branagh, premio Oscar 2022 per la Miglior Sceneggiatura originale); Kelly Reilly e Tina Fey, Camille Cottin e, ovviamente, lo stesso Kenneth Branagh che tra interpretazione e regia riesce con il suo indubbio talento ed esperienza a rendere una messa in scena che, dettagli a parte, risulta una piacevole visione.  
 
Assassinio a Venezia, dunque, aggiusta senza dubbio il tiro delle serie di adattamenti di Agatha Christie intrapresi da Branagh: intrattiene, non annoia, forse non si distingue nel panorama del genere, ma rappresenta in ogni caso una buona prova nella storia delle varie trasposizioni della “signora del giallo”.

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