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Speciale Terra Santa. Istituto Effetà, dove i sordi ascoltano e parlano. Il progetto “Yalla” con i fondi 8xmille della Chiesa Cattolica

A Betlemme dalla collaborazione tra le Suore Dorotee che gestiscono l'Istituto Effetà Paolo VI in e la Ong AVSI si intensifica l'impegno per la rieducazione audiofonetica delle persone sordomute

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Ci sono luoghi in cui quotidianamente avviene il miracolo che apre le strade di un nuovo futuro e nuova dignità ad un bambino… Accade a Betlemme, oltre quel muro che separa popoli e culture e che rappresenta motivo di pianto, dolore, sogni sopiti. È la storia dell’Istituto pontificio Effetà-Paolo VI per la rieducazione audiofonetica delle persone audiolese gestito dalle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori che oggi si avvale della collaborazione della ONG Avsi. Oltre il muro che Israele ha imposto al popolo palestinese, fioriscono grandi semi di speranza: i bambini qui accolti sono lentamente educati all’uso della parola: “il linguaggio dei segni rappresenterebbe per loro un ulteriore separazione dal mondo”, ci spiegano. “Facciamo il possibile perché i nostri ragazzi imparino ad esprimersi e prepararsi al mondo del lavoro, ad avere un futuro di relazione e integrazione”. Le parole di Gesù “Effetà-Apriti” rivolte al sordomuto qui si incarnano nuovamente e sono motivo di gioia per molti ragazzi e per le loro famiglie.

La visita all’Istituto Effetà è uno degli incontri con i progetti realizzati in Terra Santa grazie al contributo 8xmille della Chiesa Cattolica che ha visto protagonisti dal 10 al 15 settembre un gruppo di giornalisti di testate cattoliche aderenti alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) e di giornalisti dell’associazione Corallo che riunisce emittenti radiotelevisive cattoliche.
Essere sui luoghi, osservare la vita delle comunità locali, ascoltare la testimonianza diretta di chi vive l’attesa di un aiuto concreto da parte della Chiesa, e poi farne racconto: questa la mission dei giornalisti un po’ pellegrini e un po’ narratori nella terra di Gesù.

L’Istituto Effetà è un enorme complesso posto su una delle arterie di maggior traffico a Betlemme; ogni giorno dalla città e dai villaggi vicini vi giungono bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni audiolesi per frequentare uno specifico programma scolastico che consentirà loro di completare il ciclo di studi e accedere al mondo del lavoro o all’università, ma soprattutto per vivere una progressiva esperienza di inclusione sociale che abbatte il muro dell’isolamento e del silenzio cui spesso sono costrette le persone con medi o gravi handicap. Il dramma della disabilità è una delle maggiori urgenze che affrontano i missionari in Terra Santa facendosi immagine concreta di Cristo che accoglie, sana, tende la mano: “incarniamo il Suo stile, senza la pretesa di parlare di Gesù nel totale rispetto delle differenze etnico-religiose dei popoli qui presenti”, spiega Suor Ginetta Aldereghi superiora dell’Istituto. “Il nostro essere persone accoglienti e pronte all’ascolto ci ha aiutato a superare l’ostacolo della diffidenza con cui molte famiglie, la gran parte di esse sono musulmane, approcciano ai nostri servizi”.

Il motivo di una così alta percentuale di disabili tra la popolazione si spiega attraverso il persistere, soprattutto nella popolazione di tradizione araba, di matrimoni tra consanguinei con il conseguente dramma di un neonato con handicap anche gravissimo. Su questa ferita aperta si affacciava nel 1964 papa Paolo VI durante il suo viaggio in Terra Santa portando a tutti una carezza di speranza e una cura: fu lui a volere che un nuovo nascente istituto delle Suore Dorotee di Vicenza, qui già presenti dal 1927, prendesse la forma dell’Istituto Effetà.

 I servizi 
Sono circa 170 in questo nuovo anno scolastico i bambini e i ragazzi seguiti secondo programmi personalizzati di logopedia a seconda del grado di disabilità pur condividendo momenti formativi e didattici in comune; professionalità e tecnologia si integrano perfettamente nel percorso che vede coinvolti oltre al personale scolastico, esperti esterni, medici, e famiglie, in modo particolare le mamme educate anch’esse alla cura dei figli sordomuti per sostenere da casa lo sforzo e il cammino che bambini e ragazzi intraprendono a scuola.

 Il sostegno della Chiesa Cattolica 
Dalla recente collaborazione tra l’Istituto Effetà Paolo VI e l’Ong AVSI (nata in Italia nel 1972 e oggi presente in 40 Paesi) è nato il progetto “Yalla!”: rafforzare l’istruzione dei bambini e dei giovani nel governatorato di Betlemme, preso in carico dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Conferenza Episcopale Italiana che si occupa di accogliere queste e simili richieste e poi seguire lo sviluppo dei progetti.
Yalla, destinato anche ad altri istituti tra Gerico e Gerusalemme, finanziato nel 2021 con un importo di € 236.631, prevede il maggior numero di attività proprio presso l’Istituto Effetà. Il contributo della Chiesa Cattolica Italiana che giunto in Terra Santa tramite l’8xmille “firmato” dai cittadini ha garantito alla casa delle Suore Dorotee di Vicenza di realizzare i seguenti obiettivi: l’acquisto di ausili elettronici fondamentali per migliorare le prestazioni dell’udito; il coinvolgimento di professionisti (in particolare logopedisti) che seguono in continuità i ragazzi; l’organizzazione di momenti formativi, curati da esperti, rivolti alle famiglie; il supporto economico alle famiglie con maggiori difficoltà economiche per poter garantire la retta annuale dei figli.

Sul posto ne abbiamo parlato con Suor Ginetta Aldegheri e l’economa Suor Carmela Dal Banco, con i volontari di AVSI Francesco Buono, referente dell’ONG per la Palestina e le volontarie in Servizio civile Anna Chiara Ruzzetta e Ginevra Fioretti; alle loro voci si sono aggiunte quelle dei giornalisti presenti, del presidente FISC Mauro Ungaro, di don Enrico Garbuio del Servizio per gli interventi caritativi della CEI per giungere tutti ad un mandato finale ancor prima di raccontare questa storia: essere cercatori degli ultimi e maestri di una lezione di profonda umanità che interpella e coinvolge i credenti sul coraggio di osare, andare, assumere un impegno per un altro, tendere la mano per risollevare scorgendo nello sguardo spento del fratello la fame di affetto, di diritti, di speranza.

 

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