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Castello del Matese / Letino. Parola d’ordine “insieme”: un progetto per il rilancio di antiche colture per combattere spopolamento e crisi climatica

Oltre 2milioni di euro è la cifra assegnata dal Ministero della Cultura, con fondi del PNRR, ai due comuni del Matese protagonisti del progetto "Rigenerazione culturale e sociale dei borghi storici" in collaborazione con le Università della Campania, Enti ed associazioni territoriali

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Cinzia Brandi – Tra i tanti Progetti finanziati dal Ministero della Cultura (nell’ambito della Missione 1 Componente 3) al secondo posto in Campania si è collocato quello proposto dai Comuni di Castello del Matese e Letino guidati dai giovanissimi sindaci Antonio Montone e Pasquale Orsi. Un progetto che esce un po’ fuori dagli standard che punta a sostenere i borghi delle aree interne: valorizzare quello che c’era e che ancora resiste della tradizione agricola, artigiana e culturale per frenare il fenomeno dell’emigrazione giovanile.
Se ne è parlato sabato 14 ottobre a Castello del Matese in un convegno di presentazione del Progetto.

L’idea alla base su cui si è confrontato il partenariato (ampio) del progetto di Rigenerazione culturale e sociale dei borghi storici di Castello del Matese e Letino in forma aggregata, finanziato con un importo di 2milioni e 80mila euro tramite i fondi della NEXT GENERATION EU (PNRR M1C3 INVESTIMENTO 2.1 del ministero della Cultura) e che è maturata nel tempo dopo discussioni, è partita dalla consapevolezza che la valorizzazione dei borghi storici deve accompagnarsi ad interventi sul patrimonio costruito nel tempo e su azioni per stimolare le attività economiche con un sguardo attento alle esigenze della comunità che le abita e che le vive quotidianamente, puntando a bloccare e ad invertire così il processo di spopolamento all’origine del degrado fisico dei nostri borghi.

Nel progetto sono coinvolte 4 università campane (Federico II, Dipartimento di Agraria e Dipartimento di Architettura; Luigi Vanvitelli, Unisannio; Università di Salerno) insieme ad associazioni ed enti strettamente legati al territorio e partner del progetto: GAL Alto Casertano, SlowFood, Fondazione San Bonaventura, ISISS di Piedimonte e Associazione regionale dei Tartufai: da parte di tutti il messaggio sulla bellezza e la ricchezza del progetto che mette al centro la “comunità” o meglio il paesaggio vivo e non solo il patrimonio storico delle due cittadine.

La prof. ssa Adelina Picone

Le parole “rigenerazione sociale” e “culturale” sono state al centro del Convegno di presentazione del progetto. “Non è un progetto di rilancio turistico” ha cominciato così il suo intervento la prof.ssa Adelina Picone del Dipartimento di Architettura introducendo il concept del progetto: “sarà un obiettivo futuro, non di questo momento; ora puntiamo a rigenerare sotto il profilo culturale e sociale queste due comunità”. E’ un progetto che esce dagli schemi perché la parte destinata agli interventi infrastrutturali è davvero minima: la ricchezza del patrimonio naturalistico e paesaggistico, unitamente alla millenaria tradizione della produzione agricola, con qualità organolettiche e salutistiche uniche al mondo, sono i punti di forza su cui è stato costruito l’intero lavoro da realizzare. “Ora chiediamo anche la vostra collaborazione: perché se il progetto ci consentirà di raggiungere l’obiettivo più importante, evitare che i nostri ragazzi siano costretti a lasciare questi luoghi perché non si sentono più a casa, diventa fondamentale davvero camminare insieme. Non possiamo consentire che il patrimonio di conoscenze, di tradizioni, di manualità scompaia. Abbiamo bisogno che ci sia un passaggio “intergenerazionale”: le persone che hanno vissuto, lavorato, sognato e realizzato le nostre due comunità devono affiancarci ed affiancare i ragazzi ed i giovani che il loro cammino lo stanno appena cominciando ed i due Sindaci ora puntano molto sulla consapevolezza che il successo di questo progetto dipenda non solo dalla capacità di raggiungere i target che il Ministero si è prefisso: sarà un progetto realizzato e che avrà prodotto i suoi frutti se le persone che abitano e vivono in queste comunità potranno apprezzare la bellezza dell’essere restati.

Il giorno seguente, il 15 ottobre, è stato realizzato presso l’azienda agricola “Falode” uno dei Living Lab che caratterizzerà i prossimi due anni di lavoro in collaborazione con l’Università Federico II: si tratta di un luogo dove le espressioni del territorio sperimentano le potenzialità economiche di colture locali, oggi dimenticate, ma su cui si può tornare ad investire in campo agricolo, industriale e alimentare anche per far fronte ai cambiamenti climatici in atto. Nella giornata sono state piantate le Sécene, antico legume un tempo molto diffuso sul Matese.

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