Suor Ines Carlone, di Raviscanina, da circa quattro mesi è missionaria in India. Quarantadue anni, sta vivendo il terzo anno di professione religiosa temporanea nella Congregazione delle “Figlie di Maria Missionarie”; in attesa dei voti perpetui ha compiuto la scelta coraggiosa raggiungere i più lontani e portare ad essi una proposta di vita diversa: dove non è possibile parlare di Cristo (per molti missionari è così) basta incarnare i suoi gesti, le sue scelte… Vale anche per l’esperienza di Ines.
I primi mesi di permanenza li ha trascorsi nella difficile regione del Rajasthan ai confini con il Pakistan, governata dal partito nazionalista Indù tra i più accaniti nei confronti dei cristiani, in una realtà dove il sistema delle caste è molto forte e le donne rappresentano la parte più debole: violenze, abusi, silenzi…. sono le testimonianze che ha raccolto.
Alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 22 ottobre, dall’India suor Ines condivide con noi più di un pensiero e l’augurio che in tanti possano vivere l’esperienza missionaria lì nelle terre più lontane dalla civiltà occidentale. .
Torneremo su queste pagine a parlare con lei perché il nostro pensare la “missione” sia più vicino e solidale con chi parte per annunciare la buona novella e con coloro che la accolgono.
(Leggi l’intervista del 19 giugno 2023).
Ines Carlone – “Cuori ardenti e piedi in cammino” è il tema dell’ottobre missionario e con questo stesso proposito ci siamo incamminate noi Figlie di Maria Missionarie, quasi in punta di piedi, nella sacra terra indiana. Il nostro carisma è di essere donne tra le donne, figlie del popolo, una di loro ed è così che con l’aiuto delle mie sorelle mi sono sentita in quel
mondo per me nuovo. Ho imparato ad uscire da alcuni luoghi comuni sull’India che abbiamo ancora come quando ero andata in Africa!
E nel contempo, dovunque mi trovavo (nel contesto scuola, sul taxi indiano che è come la nostra classica apecar, in corsa sulle strade dei villaggi, al mercato) cercavo di immaginarmi “nata in India”, con altre abitudini, abbigliamento, coscienza morale normale. Non è facile essere europea ed andare in India dopotutto. Alcuni esempi banali: si entra in mare vestite con gonne rigorosamente lunghe (meglio pantaloni) e figura della donna tutelata da vestiti coprenti, lo scialle immancabile malgrado il caldo.
Ma per l’appunto è a partire da cose semplici, come mangiare il riso con le mani per rispetto della sacralità del lavoro (il riso è l’alimento principale dell’ India), che si ha l’incontro con l’altra cultura, profondo.
Non sono forse le cose che si fanno o si danno che ci rendono allora questi “Cuori Ardenti e piedi in cammino”, quanto l’esserci in una realtà, il nostro voler entrare in simbiosi con essa.
Questo il nostro servizio in India: essere affianco delle donne e con il popolo, affrontare la quotidianità e viverla a tu per tu.
Tante sono le cose che potrei raccontarvi ma per ciò ci riserviamo uno spazio tutto speciale se Dio ce lo permetterà.
Namaste è il saluto in hindi e vi lascio con tale saluto affinché possiate veramente fare esperienza di missione e che diventi anche un roveto ardente nella vostra vita.
Dove c’è il missionario, c’è Dio che cammina. Sono ancora in India: chissà non ci incontreremo proprio qui!
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