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Santo Stefano Menicillo, non un fantasma del passato ma un consigliere del presente. Concluso a Caiazzo il Millenario

Domenica 29 ottobre conclusi i festeggiamenti in onore del Vescovo Santo, patrono di Caiazzo e della Diocesi di Alife-Caiazzo. Entro il 28 maggio ancora eventi e celebrazioni

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“Caro Santo Stefano non ti stancare di parlare alle nostre comunità civili ed ecclesiali sempre in costante, ma ancora infruttuosa ricerca, di uno spirito costruttivo e della perfezione evangelica. Aiutaci ad assumerci il compito di custodire ancora a la tua “dolce eredità” e di tramandarne la memoria alle future generazioni, affinché “nel cuor de’ Caiatini e della nostra diocesi non si spenga la pietà” verso i poveri e le persone sole; non venga meno il fervore per la Parola di Dio che è motivo di passi audaci, scelte coraggiose e controcorrente, di parole che ‘scandalizzano’ secondo lo stile del Vangelo”. Con questa preghiera rivolta al patrono di Caiazzo e della Diocesi Santo Stefano Menicillo si sono conclusi i festeggiamenti ufficiali in occasione del Millenario della sua nascita e del Giubileo straordinario concesso dalla Penitenzieria Apostolica. A pronunciarla, don Antonio Di Lorenzo che guida la comunità parrocchia di Maria SS. Assunta-Concattedrale dove sono conservate le reliquie del Santo, al termine della Messa di domenica 29 ottobre, tradizionale giorno di festeggiamenti, presieduta da S.E. Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca (il testo integrale letto da don Antonio Di Lorenzo).

È un rivolgersi al Santo patrono familiare e filiale, così come la tradizione popolare di queste terre insegna e tramanda da generazioni: il Patrono non è lontano, il racconto popolare, la fede, le tradizioni la liturgia sono il motivo narrante che accompagna la vita delle comunità cristiane che ancora godono di questo scambio tra terra e cielo, è il parlare con i santi e dei santi che attraverso questi segni continua a cadenzare le giornate e la storia dei nostri paesi.

“Più che fantasma del passato, un consigliere del presente”, è questa l’immagine con cui don Antonio Di Lorenzo ha tratteggiato Santo Stefano Menicillo ai numerosi fedeli che hanno riempito la Basilica Concattedrale di Caiazzo: sacerdoti, diaconi, religiosi, fedeli, autorità civili e militari. Un gigante di fede e di carità con cui si si sono dovuti confrontare i suoi successori (da allora sono stati 65 i Vescovi della Diocesi caiatina e poi alifano-caiatina) che non è difficile sentire amico per l’attualità della sua testimonianza.

“È stato un vescovo che oggi definiremmo di forte impronta sociale per essersi occupato – in un tempo politicamente e socialmente difficile – delle categorie più fragili: i poveri, le persone deboli, le persone senza peso nella società” così il Vescovo Mons. Cirulli durante l’omelia, evidenziando alla luce del Vangelo del giorno due cardini su cui ruota la vita del Santo Patrono: l’ascolto della Parola di Dio e la scelta conseguente di servire i fratelli. Dura 44 anni il suo episcopato: il pastore Stefano conosce intere generazioni, ne assume la cura, le sente sue creature: Caiazzo ancora sente la sua paterna protezione; i caiatino ne percepiscono, attraverso la preghiera, la tutela, la paternità: non sono solo i miracoli a lui attribuiti ma il ben dire di lui tramandato nei secoli così forte e sentito che spinse nel 1512 l’allora vescovo Vincio Maffa a ricercare e trovare il corpo. Tale e tanto l’interesse collettivo per il patrono e il suo culto che portò a diverse ricognizioni delle reliquie (1618 con il vescovo Filomarino; 1775 con il vescovo Piperni; 1935 con il vescovo Di Girolamo). L’ultimo atto è stato quello del 2007 quando si è deciso di rendere visibili, al centro della Concattedrale la tomba e la lastra tombale.

Nella domenica in cui Gesù interrogato sul più alto e importante precetto unisce saggiamente e contro ogni schema, l’amore di Dio e quello per il prossimo, Santo Stefano Menicillo non può che essere il testimone di riferimento: “esempio luminosissimo di come si ascolta e si vive il Vangelo per portare la misericordia di Dio a tutti gli uomini”, così il Vescovo traendo dalla Sacra Scrittura del giorno l’invito a non disgiungere “il comandamento di Gesù e le responsabilità a cui siamo chiamati come battezzati di realizzare il progetto di Dio (…) evitando di percepire il Vangelo solo come qualcosa di già sentito e che non ci appartenga. Al contrario – ha proseguito Mons. Cirulli – dobbiamo a Dio la nostra collaborazione perché Egli continui ad abitare la Storia e attraverso di noi a realizzare il suo progetto”. Ha poi concluso “Sentiamolo vicino Santo Stefano quando pregheremo il Padre nostro, lì dove è racchiuso il pensiero di Dio che ci chiama all’impegno dell’amore fraterno”.

Come da tradizione, prima della Messa, il popolo caiatino ha condotto il suo santo patrono processionalmente per le strade del centro storico: al busto argenteo di Santo Stefano in questi casi si affianca quello di San Ferdinando d’Aragona, suo successore nell’episcopato, compatrono di Caiazzo e della Diocesi di Alife-Caiazzo. Poi il rientro delle statue in chiesa, collocate eccezionalmente per la festa ai lati dell’altare maggiore, mentre la maestosa urna in bronzo dorato contenente le reliquie del Patrono è stata posta davanti alla mensa d’altare.

Al termine della messa, don Antonio Di Lorenzo ha ricordato anche i momenti che hanno preparato la festa: la peregrinatio delle reliquie a Macerata Campania, paese d’origine di Santo Stefano; i convegni storici sulla figura del santo e sull’epoca in cui è vissuto (iniziative in collaborazione con l’Associazione storica del caiatino), il coinvolgimento delle scuole cittadine in momenti di festa, riflessione, studio e preghiera; la presenza in chiesa, durante il novenario, di fedeli giunti in pellegrinaggio da diverse parrocchie della Diocesi di Alife-Caiazzo accompagnati dai rispettivi parroci. Poi l’annuncio che supera i programmi del Millenario appena concluso: i festeggiamenti in onore di Santo Stefano Menicillo si protrarranno fino al prossimo 28 maggio, giorno in cui si celebra solennemente il ritrovamento del corpo avvenuto nel 1512.

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