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Papa Francesco: messa per i defunti, “chiedere la grazia della speranza, la virtù teologale della cucina”

Papa Francesco ha celebrato questa mattina al Rome War Cemetery di Testaccio. Al termine dell'omelia un pensiero "alle guerre di oggi”, ai tanti morti giovani e alle mamme e mogli vinte dal dolore

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Il Papa sulle tombe dei giovani soldati le cui spoglie sono custodite nel Rome War Cemetery di Testaccio. Foto Siciliani-Gennari/SIR

“La celebrazione di una giorno come oggi ci porta due pensieri: memoria e speranza”. È iniziata così la breve ma intensa omelia, pronunciata interamente a braccio, della Messa in suffragio dei fedeli defunti, presso il Rome War Cemetery di Testaccio. “Memoria di coloro che ci hanno preceduto, che hanno fatto la loro vita, finito la vita. Memoria di tanta gente che ci ha fatto del bene: della famiglia e degli amici, anche di coloro che non sono riusciti a fare tanto bene ma nella misericordia di Dio sono stati ricevuti. C’è il mistero di questa grande misericordia del Signore”. “E poi la speranza”, ha detto Francesco: “Questa è una memoria per guardare avanti, per guardare il nostro cammino, la nostra strada. Noi camminiamo verso un incontro con tutti, col Signore e dobbiamo chiedere al Signore questa grazia della speranza, la speranza che non delude mai, che è quella virtù di tutti i giorni che ci porta avanti, ci aiuta a risolvere i problemi e a cercare le vie d’uscita a tanti problemi, ma sempre avanti! Quella speranza feconda, quella virtù teologale di tutti i giorni, di tutti i momenti: io direi la virtù teologale della cucina, che è alla mano, ci aiuta sempre. La speranza che non delude”.

“Oggi pensando ai morti, alla memoria dei morti e avendo la speranza, chiediamo al Signore la pace, perché la gente non si uccida più nelle guerre”. Così il Papa concludendo. “Tanti innocenti morti, tanti soldati che lasciano la vita lì”.

“E questo perché sempre la guerra è una sconfitta, sempre. Non c’è vittoria totale: uno vince sull’atro, ma dietro c’è la sconfitta del prezzo pagato”.
Il Papa, in particolare, si è soffermato “su una cosa che mi è accaduta all’entrata”: “Guardavo l’età di questi caduti, la maggioranza dai 20 ai 30. Vite stroncate, vite senza futuro qui. E ho pensato ai genitori, alle mamme, che ricevevano quella lettera: ‘Signora, ho l’onore di dirle che lei ha un figlio eroe’. ‘Si, eroe, ma me l’hanno tolto’. Tante lacrime in queste vite stroncate”. “E non potevo non pensare alle guerre di oggi”, ha attualizzato Francesco: “Anche oggi succede lo stesso, tante persone, giovani e non giovani, nelle guerre del mondo, anche quelle più vicine a noi in Europa. Quanti morti! Si distrugge la vita senza coscienza di questo”. “Preghiamo il Signore per i nostri defunti, per tutti”, l’invocazione finale: “Il Signore li riceva tutti, abbia pietà di noi e ci dia la speranza di andare avanti, di poterli trovare tutti insieme con lui, quando lui ci chiamerà”.

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