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Italiani nel Mondo. Maria Rosaria Francomacaro, da Piedimonte Matese all’Australia: sguardo sulle generazioni di emigrati, ambasciatori di valori

Mercoledì 8 novembre a Roma la presentazione del XVIII Rapporto Italiani nel Mondo a cura della Fondazione Migrantes. Su Clarus alcune di storie per raccontare integrazione, stili di vita, scelte, progetti di matesini emigrati nel mondo

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Nata e cresciuta a Piedimonte Matese, Maria Rosaria Francomacaro da tre anni lavora presso l’Università del Western Australia di Perth in qualità di Lettrice di Lingua e Cultura Italiana su incarico sessennale del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale). Oltre alle lezioni universitarie, collabora con il Consolato d’Italia a Perth per l’organizzazione di eventi per la promozione e la diffusione dell’italiano e dell’Italia all’estero. Condivide con lei questa esperienza anche la famiglia e, in particolare, i figli più giovani. Le abbiamo chiesto un racconto dalla lontana Australia alla viglia della pubblicazione del XVIII Rapporto Italiani nel Mondo a cura della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana. 
Il volume – che tra poche ore sarà rilanciato da tv e giornali nazionali – raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia. 
Migrantes parla di “Italia fuori dall’Italia” per indicare l’onda crescente di connazionali residenti all’estero: se il numero di ingressi nel nostro Paese fa registrare andamenti irregolari rispetto alla geopolitica internazionale, si mantiene costante e senza interruzione il numero di partenze, e soprattutto fra i più giovani che dichiarano di non sentirsi ben voluti nel loro Paese. 
Il racconto di Maria Rosaria, ci permette di attraversare decenni di storia di emigrazione, cogliendo valori comuni alle diverse generazioni di italiani in Australia: creatività, accoglienza, solidarietà, coscienza delle proprie radici, e una identità intrinseca che non si appanna seppur perfettamente integrati nel nuovo Continente. 

A Perth la cerimonia per la Festa della Repubblica, 2 giugno 2022

di Maria Rosaria Francomacaro

Questa proposta di contributo mi arriva mentre assito ala seconda edizione di un evento dal titolo “The sound of Italy”, spettacolo a metà tra una competizione canora di “corradiana” memoria e un più contemporaneo Sanremo. I concorrenti, tutti dilettanti, divisi in due categorie, giovanissimi e adulti, si esibiscono cantando rigorosamente in italiano. Il pubblico, numerosissimo ed entusiasta, è costituito per la maggior parte da italo-australiani. Anche la conduttrice, giornalista televisiva di spicco, che presenta usando l’inglese, tradisce nel suo nome, Tina Altieri, le indubbie origini italiane.

Con il console italiano Nicolò Costantini in occasione della festa repubblica 2023

Tutto questo si svolge nella città di Perth, capitale del Western Australia, lo stato più esteso e più isolato del continente australiano. Io sono tra gli spettatori di questo evento canoro che gode del patrocinio del Consolato d’Italia nonché del ComItEs (Comitato Italiani All’Estero) e di altre associazioni locali. Intorno a me c’è una significativa rappresentanza della comunità italo-australiana: anziani, nati in Italia e trasferitisi a Perth nel secondo dopoguerra; adulti di mezza età che sono nati in Australia, o in Italia, ma che qui hanno costruito la propria vita personale e professionale; giovani e coppie di terza generazione, perfettamente integrati nel tessuto sociale locale; bambini che, pur parlando solo inglese e forse non avendo ancora mai visitato l’Italia, sono lì con la loro ”nonna”, italianismo sempre più diffuso e gradito.

La platea di questa sera offre, al mio sguardo di residente temporanea, un variegato spaccato della storia dell’emigrazione italiana a Perth: la migrazione degli operai e dei contadini degli anni Cinquanta che arrivavano per scoprire e valutare le potenzialità di questa terra; poi quella delle intere famiglie degli anni Settanta e Ottanta che lasciavano l’Italia per un periodo inizialmente provvisorio, ma diventato spesso permanente; e quella più recente dell’ultimo ventennio fatta di giovani professionisti, coppie e famiglie più o meno giovani, che partono spinti dal desiderio di realizzare i propri progetti di vita e di lavoro in una terra che, essendo ancora giovane e poco popolata, ha moltissimo da offrire.

Ma le singole storie di questi connazionali emigrati a Perth raccontano anche il percorso dell’integrazione in questo nuovo paese. Il novantenne, costruttore in pensione, seduto un paio di fila dietro di me, che ha conosciuto lo smarrimento causato dal nuovo ambiente e la durezza delle condizioni di vita e di lavoro, spesso e con sorpresa peggiori di quelle lasciate in Italia, degli esordi, ma che ha, poi, sperimentato quanto la determinazione personale insieme alle competenze manuali apprese in Italia siano state decisive per la realizzazione del benessere di cui adesso lui e la propria famiglia godono. Accanto a me, c’è invece una coppia, che lasciata l’Italia circa 30 anni fa, ha messo in piedi con passione e intelligenza un’attività manifatturiera fiorente alla quale partecipano adesso anche i propri figli diventati adulti. Oppure l’insegnante romana sulla cinquantina che si è rimessa in gioco conseguendo qui e in tempi brevissimi un nuovo titolo di studio che le permette adesso di lavorare, meglio retribuita che in Italia, nelle scuole locali. E c’è anche una coppia di giovani che, sei anni fa, arrivati qui con un bagaglio consistente di denaro per soli 15 giorni e di un titolo di studio universitario, hanno fatto di Perth la propria dimora e quella della loro nascente famiglia.

Il ruolo e le mansioni legate al mio incarico lavorativo mi mettono in contatto con molte di queste persone permettendomi di incontrare le loro storie. Tutte storie diverse che raccontano percorsi e motivazioni differenti che hanno spinto i nostri connazionali a lasciare, ma senza dimenticare, l’Italia. Storie interessanti che raccontano il più o meno recente passato dell’Italia, anche nei suoi aspetti difficili, complessi e spesso dolorosi (vedi secondo dopo-guerra, anni di piombo, crisi economiche), ma che raccontano anche il successo e la significatività dei valori che i nostri connazionali hanno portato nelle nuove terre. Perché in valigia un italiano non porta solo la moka, che pur si rivela sempre utile. Gli italiani e gli italo-australiani che incontro hanno messo in valigia tanta buona volontà e determinazione; una forte attitudine al lavoro accompagnata da una spiccata manualità; valide conoscenze teoriche senza mancare mai di fantasia e creatività. Questi i valori che emergono dalle storie e dai successi, piccoli o grandi, degli italiani emigrati all’estero.

L’attuale primo ministro dell’Australia, Antony Albanese, è un italo-australiano; il governo dello stato del Western Australia conta ben tre ministri, di cui una è la vice primo ministro, di origini italiane; le università dell’Australia annoverano numerosissimi accademici italiani i cui meriti scientifici ed etici li portano a presenziare anche in sedi decisionali importanti quali i senati accademici; lo sviluppo urbanistico della città di Perth degli ultimi trent’anni è profondamente debitore alla perizia delle ditte costruttrici e alla politica urbanistica degli italo-australiani; la ristorazione italiana ha introdotto una filosofia del mangiare sano e dello stare bene a tavola del tutto nuova per i residenti di origine anglosassone.

Naturalmente la comunità italiana è cambiata nel corso dei decenni. Gli anziani raccontano che nel passato ci si riuniva alla storica e accogliente Casa d’Italia (1934), un club ancora oggi funzionante ma sotto il nome di WA Italian Club, che costituiva l’unico punto di ritrovo e di sostegno per gli italiani in un’epoca in cui l’emigrato, in particolare quello del sud dell’Europa, era discriminato; il suo modo di mangiare ridicolizzato; le sue tradizioni guardate con sospetto e intolleranza. Da allora le cose sono cambiate e, parallelamente, sono nati altre associazioni e club, molti dei quali dedicati a una regione italiana: il Laguna Club, il Vasto Club, la Tuscany Association, ecc. C’è chi oggi lamenta la proliferazione dei club regionali, forse specchio di un campanilismo che ci contraddistingue dentro e fuori dell’Italia, in quanto responsabile di aver incrinato la compattezza della comunità italiana.

Tuttavia, nei circa tre anni che ho trascorso a contatto con queste realtà, la comunità italiana mi sembra affiatata perché accomunata da quelli che sono alcuni dei valori fondanti della nostra identità: lo spirito di accoglienza e di solidarietà con chi è nuovo e con chi ha più bisogno: numerose sono le fondazioni e le attività a sostegno dei bisognosi sia in Australia sia nelle comunità di origine in Italia, in particolare in occasione delle emergenze che hanno colpito e colpiscono il nostro Paese; il rispetto della tradizione nelle sue forme civili e religiose: tutte le ricorrenze nazionali civili vengono ricordate e celebrate con il sostegno delle autorità consolari, dei rappresentanti all’estero dei Corpi Armati, delle associazioni culturali quali la Dante Alighieri; le associazioni religiose non mancano di celebrare i santi patroni delle rispettive città italiane di provenienza offrendo una testimonianza di fede e di  tradizioni culinarie; l’uso della lingua italiana: sono tante le scuole primarie e secondarie, nonché le università, che offrono l’insegnamento dell’italiano come materia curricolare e altrettanto numerose sono le associazioni private e gli Enti Gestori che promuovono lo studio dell’italiano attraverso eventi quale quello di cui si diceva in apertura.

Un giovane imprenditore italiano di origine toscane, trasferitosi a Perth circa 12 anni fa, ha fondato un’associazione dal significativo nome “Made of Italy”. Parafrasando il noto made in Italy, l’associazione si prefigge di rafforzare i legami della comunità italiana, in particolare quella dei giovani arrivati nell’ultimo ventennio, attraverso l’organizzazione di eventi il cui scopo è la promozione della italianità. Tutto ciò avviene a Perth, in Australia, a significare che quanto c’è di italiano a Perth non viene fatto solo in Italia, e poi esportato, bensì è fatto di Italia e di italianità, ovunque si sia approdati. In altre parole, emigrazione fa rima con integrazione.

In foto alcuni suggestivi scatti dei paesaggi australiani ripresi dallo smartphone di Maria Rosaria; in gruppo, con il marito ad alcune colleghe

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