Daniel Arasa* – Il primo documento approvato dai padri membri del Concilio Vaticano II è stato il decreto che trattava specificamente dei mass media, cioè l’Inter mirifica. L’iter d’Inter mirifica non è stato facile. Il testo era stato inizialmente pensato come una costituzione, cioè come un documento riservato a questioni di grande rilevanza. Tuttavia, esso finì come decreto e fu approvato con più voti negativi di qualsiasi altro documento conciliare. Concretamente, il testo ricevette 1.960 voti postivi, 164 negativi e 7 nulli. Dopo diverse lunghe stesure, il decreto fu accettato in una versione ridotta che forniva un quadro molto generico sul pensiero teologico riguardo ai mass media. Nonostante ciò, Inter mirifica è diventato un punto di riferimento per tutti i successivi documenti magisteriali sui media e le comunicazioni sociali e ha sicuramente segnato un punto di partenza nelle riflessioni ecclesiali sulle comunicazioni massmediali. È la prima volta infatti che il concetto di “mezzi di comunicazione sociale” (Inter mirifica, n. 3) compare nei documenti della Chiesa in riferimento ai mass media, superando precedenti espressioni generiche come “i più potenti mezzi di pubblicità” (Divini illius Magistri di Pio XI, 1929), “mezzi per influenzare le masse” (Vigilanti cura di Pio XI, 1936), “invenzioni tecniche” (Miranda prorsus di Pio XII, 1957) o “invenzioni notevoli” (Boni Pastoris di Giovanni XXIII, 1959).
Il decreto sui mezzi di comunicazione sociale è diviso in due capitoli: il primo è dedicato al corretto uso dei mass media, mentre il secondo si concentra sui mass media come mezzi per l’apostolato. Senza dubbio, gli sviluppi teologici e i dibattiti del Concilio Vaticano II sulla missione della Chiesa nel mondo e sulla teologia dei laici sono stati fattori chiave che hanno influenzato la visione sui mass media. Inter mirifica parte dalla premessa che la missione della Chiesa è, prima di tutto, la predicazione del Vangelo per la salvezza degli uomini, aggiungendo che questo compito richiede “l’impiego degli strumenti di comunicazione sociale” (n. 18). Per quanto riguarda il ruolo dei laici, il decreto afferma: “Peraltro è compito anzitutto dei laici animare di valori umani e cristiani tali strumenti, affinché rispondano pienamente alla grande attesa dell’umanità e ai disegni di Dio” (n. 3).
Un principio generale assoluto nell’ambito delle comunicazioni sociali che Inter mirifica rende esplicito è il “primato dell’ordine morale obbiettivo” (n. 6). In questo senso, l’uso dei mezzi di comunicazione di massa da parte del pubblico e dei professionisti della comunicazione richiede di conoscere e vivere secondo i principi morali generali propri della dignità dell’uomo. Questo aspetto è alla base di tutti gli altri principi morali sulla comunicazione e si può trovare in quasi tutti i documenti successivi della Chiesa relativi ai media come, ad esempio, l’istruzione pastorale Aetatis Novae (1992).
Inoltre, il decreto ha incoraggiato la creazione, nelle strutture della Chiesa, di uffici nazionali per la stampa, il cinema, la radio e la televisione. “Sarà compito principale di questi uffici”, si legge nel documento, “provvedere a che i fedeli si formino una retta coscienza circa l’uso di questi strumenti, come pure di incrementare e regolare tutte le iniziative dei cattolici in questo settore” (n. 21). L’esperienza posteriore ha dimostrato come questo augurio si sia realizzato ovunque tramite l’istituzione, avvenuta con più o meno successo, di uffici di comunicazione in tantissime diocesi, conferenze episcopali, congregazioni religiose, movimenti, ecc.
Con Inter mirifica è stata anche istituita la celebrazione annuale della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che, sin dal suo inizio, è stata celebrata in tutto il mondo. Sono quindi già 57 le giornate, ciascuna accompagnata da un messaggio del Santo Padre, che hanno toccato tutti i temi rilevanti nell’ambito comunicativo, dalla famiglia ai giovani, dalle reti sociale all’intelligenza artificiale (come si evince nel Messaggio per il 2024, la 58esima giornata).
Sebbene Inter mirifica abbia chiaramente sancito il diritto della Chiesa cattolica ad avere propri mezzi di comunicazione, non ha sottolineato la libera iniziativa e la responsabilità dei cristiani nel promuovere i valori del Vangelo attraverso i mezzi di comunicazione non direttamente appartenenti ad essa. Tuttavia, come è già stato detto, è a partire da Inter mirifica che è stata data una crescente attenzione ai mass media nei documenti ufficiali della Santa Sede e nelle dichiarazioni pubbliche dei Papi.
(*) decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce
Fonte SIR