Un patrimonio ancora inesplorato: tale è l’archivio comunale di Piedimonte Matese su cui accende i riflettori il prof. Armando Pepe chiedendo per esso maggiore disponibilità, e migliore possibilità di fruizione. Attraverso i “titoli” qui elencati, scorgendo solo alcuni dettagli, pare di entrare nella vita della Città, con la speranza di un presto approfondimento: la parte dello storico – l’autore dell’articolo – è quella di sollecitare alla passione comune per il sapere e alla condivisione di esso.
di Armando Pepe
La riscoperta dell’archivio
L’archivio comunale di Piedimonte Matese, inaugurato più o meno una decina d’anni fa, offre molte potenzialità di ricerca, purtroppo ancora disattese o per scarsa conoscenza del contenuto o per deliberata noncuranza. Ci si augura che torni consultabile al più presto in modo da far conoscere alle nuove generazioni il valore degli antichi, il sapore e il colore delle tradizioni popolari. Sfogliandone l’inventario, per un fine conoscitivo, si scopre un mondo nuovo e prende corpo, davanti agli occhi, la memoria storica di una comunità. Incidentalmente, si sente di poter dire che donne e uomini scorrono nel flusso delle carte.
La suddivisione dell’inventario
L’inventario è suddiviso in quattordici titoli oltre ai repertori. Nel primo titolo, inerente all’amministrazione generale, si rinvengono documenti rilevanti per il demanio comunale, la delimitazione dei confini tra Piedimonte e Alife, avvenuta nel 1902, il regolamento degli usi civici del 1911. Gli ampi boschi del Matese, in virtù degli usi civici, attualmente condensabili nel sintagma «bene comune», hanno permesso che le popolazioni vivessero con dignità, rivendicando diuturnamente i propri diritti. Interessante pure è il fascicolo che riguarda le onoranze in memoria del pittore Francesco De Benedictis, tenutesi tra il 1932 e il 1933.
Segretari comunali e operai
Nel titolo terzo ci sono i fascicoli relativi ai concorsi per assumere i segretari comunali di Piedimonte, ove nel 1882 vinse Alfonso Billi e nel 1912 il cavaliere Nicola Rossini, la cui nipote vivente a Napoli ancora conserva preziosi ricor13di. Si può riscontrare, nello stesso titolo, il fascicolo che conserva le carte concernenti gli infortuni sul lavoro tra il 1898 e il 1929 presso il Cotonificio Berner. Rappresenta la base per affrontare una seria ricerca di storia sociale.
Sviluppo del territorio
l titolo quarto è attinente alle risorse finanziarie e al patrimonio e riporta per intero i resoconti degli esercizi (entrate ed uscite) dal 1901 al 1924. S’incontrano le carte pertinenti all’acquisto (nel 1890) del mulino comunale presso la Chiusa del Torano. Il titolo sesto, «pianificazione e gestione del territorio», conserva delle notizie particolari e intriganti: a) «sistemazione dello scarico della fontana del vicolo Cortiglia Lunga nel 1903». La stragrande maggioranza delle abitazioni non aveva l’acqua corrente al proprio interno. Andare presso le fontane pubbliche rivestiva il ruolo di una ritualità costante; b) «sistemazione del largo presso la chiesa dello Scorpeto nel 1934»; c) «costruzione di un ponte sul Volturno a Pietravairano nel 1888»; d) «spostamento di una fontana pubblica al quadrivio di San Filippo (1890-1891)»; e) «fontana pubblica in contrada Santa Lucia, 1893»; f) «monumento dei caduti, 1921». Poi si parla della sistemazione dell’impianto fognario e dello spegnimento di numerosi incendi che anche allora affliggevano le zone circostanti Piedimonte.
Istruzione e salute pubblica
Nel titolo settimo, «servizi alla persona», la prima parte si interessa di educazione e di istruzione: l’istituzione di una scuola nella frazione di Sepicciano durante il 1922; l’istituto d’istruzione superiore presso il Seminario vescovile, dove funzionava un prestigioso liceo classico, fucina dei tanti professionisti della zona; l’educandato presso il monastero di San Salvatore, delle suore Benedettine; la scuola privata di Giulia Capasino, con riferimenti per gli anni 1886-1890; la scuola privata Maierotti, dal 1861 al 1875. Sotto lo stesso titolo si rinvengono fascicoli di un certo interesse, sia sugli edifici monumentali (in particolare la cappella di San Biagio), sia sulle opere murarie preistoriche di Monte Cila, di cui attualmente si prende cura l’associazione «Cuore Sannita» secondo un filo di continuità affettiva spirituale. Sarebbero da esplorare un paio di fascicoli, dalla denominazione accattivante, 1 «Regolamento scuola allievi banda musicale (1910-1912)», 2 «Nomina banda musicale (fine Ottocento, inizio Novecento). Al titolo decimo, «tutela della salute», si parla essenzialmente di sanità pubblica, di epidemie, di statistiche e di morbi ricorrenti. Vi si riscontrano le carte del medico condotto, il dottore Giovan Giuseppe D’Amore, dal 1926 al 1944, i dati sulle vaccinazioni dal 1916 al 1925. C’è la lista e degli abbeveratoi dal 1805 al 1897. Il titolo undici riguarda i servizi demografici, i passaporti per l’estero, la documentazione attinente alle leggi razziali (dal 1938 al 1944), di cui si è già parlato in questa rubrica tempo addietro. Ci sono diverse carte sul cimitero e sulla camera anatomica.
Oggetti diversi
Il titolo quattordici, «oggetti diversi», raggruppa molte pubblicazioni che richiamano l’attenzione dello studioso locale: la rivista «la radio rurale» per l’anno 1934; il periodico “Il Tricolore” per l’anno 1940; il notiziario dell’Amministrazione Sanitaria del Regno del 1940; la rivista “Samnium” di Benevento, dal 1928 al 1945, fondata dal beneventano Alfredo Zazo, uno dei padri nobili della storiografia campana. (Su di un numero degli anni Quaranta scrisse un piccolo ma vibrante articolo un giovanissimo Domenico Loffreda); la rivista “Lotta contro la tubercolosi”, annata 1932; il periodico “Il popolo Sannita” dal 1930 al 1942; i calendari della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale dal 1935 al 1941; altre pubblicazioni poi di minore importanza.
Auspicio
Al postutto, vale la pena sondare l’archivio comunale di Piedimonte Matese per ricavarne indagini stimolanti e vigorose.
Fonti e ringraziamenti
Inventario dell’archivio comunale di Piedimonte Matese.
Si ringrazia il dottor Francesco Pace per aver ottenuto una copia dell’inventario.