Padre Ibrahim Faltas* – Da oltre un mese la guerra sconvolge la Terra Santa e il mondo. Noi arabi ricordiamo i defunti nel quarantesimo giorno dopo la morte. Siamo al quarantesimo giorno di guerra e ogni giorno aumenta la lunga catena di violenza che provoca ancora altri morti e altra sofferenza. Per 40 anni gli Ebrei vissero nel deserto del Sinai, prima di arrivare alla Terra promessa. Gesù visse nel deserto della Giudea quaranta giorni di solitudine, di fame, di tentazioni. Per quaranta giorni la Basilica della Natività e Betlemme furono isolate per l’assedio con morti, limitazioni e paure. Quaranta giorni dopo la Santa Pasqua, Gesù Risorto salì alla destra del Padre per dare compimento alla promessa di salvezza.
Siamo sconvolti. Questa guerra sta ‘producendo’ numeri altissimi che aumentano ogni momento e che sembrano essere ancora più alti di quelli dichiarati, ma non si adottano soluzioni più ferme e giuste e non si mettono in campo soluzioni definitive. Si continua ad armare mani fratricide. Si discute sulla durata di brevi tregue umanitarie, due, tre, quattro ore mentre sappiamo che ogni dieci minuti muore un bambino. Sappiamo di calcoli, numeri, strategie, statistiche da una parte, sofferenze, dolori, distruzione, tristezza infinita dall’altra, ma al centro non vediamo la salvezza e la tutela della vita che è sacra come ripete sempre Papa Francesco.
Difendere la vita. Abbiamo visto in un mese quello che non avremmo mai immaginato e che purtroppo continua, nonostante il mondo sia sconvolto da tanta violenza. Ogni singola vita umana ha un valore alto e dovrebbe essere difesa con tutte le forze. Assistiamo a tanta disumanità senza poterla fermare, ascoltiamo parole che non impediscono la morte di tante persone, guardiamo case e costruzioni colpite senza poter fare nulla. Anche l’aria sporca di polvere e sangue sembra immobile in attesa che qualcosa di buono possa accadere.
Moltiplicare i doni. Sabato 11 novembre abbiamo ricordato a Tabga, in Galilea sul lago di Tiberiade, il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I miei confratelli e la gente sentono la guerra avvicinarsi al fronte nord mentre le sirene annunciano l’arrivo di razzi e di missili. Anche in Galilea soffrono per la mancanza di pellegrini nei luoghi Santi e la paura si è impadronita delle persone. Durante la Messa ho visto la generosa offerta del pane e ho chiesto a Gesù Misericordioso di moltiplicare ai bambini di Gaza i doni di cui ogni bambino ha bisogno: vita, salute, amore, sostentamento, istruzione, gioco e futuro!
Esempi di odio. Abbiamo negato ai bambini ogni possibilità di crescere in serenità. A tutti i bambini, non solo israeliani e palestinesi, stiamo consegnando un mondo pieno di esempi di odio e di violenza. Abbiamo negato a tutti loro il diritto di sognare, di sperare, di aver fiducia nel prossimo, di vivere in Pace. Abbiamo negato a tutti loro il diritto a non avere paura! I bambini pregano e chiedono Pace. Chi li ascolta? Traggono forza dalla preghiera e confidano solo in Dio Onnipotente. Sarebbe una Grazia se questa guerra finisse dopo 40 giorni di morte, di sofferenza, di isolamento e si potesse tornare a vivere nella luce della Pace!
* Vicario della Custodia di Terra Santa