Emilio Salvatore, attore alifano, in scena con Enzo Iuppariello e Monica Lima la coppia napoletana Arteteca affermatasi nel programma Made in Sud.
“Chi ti è morto?” è il titolo dello spettacolo scritto dai due attori insieme a Nando Mormone, agente e ideatore dela nota trasmissione di cabaret andata in onda su alcune reti tv dal 2008 poi su RaiDue dal 2012 al 2022. Mancano pochi giorni all’anteprima del 24 novembre al teatro De Rosa di Frattamaggiore mentre la prima sarà a Napoli il 30 novembre al teatro Cilea: già sold out tutte le date in programma fino al 3 dicembre tanto da rendersi necessaria un altro appuntamento, sempre in città. Dietro le quinte, con la coppia tra le più famose del momento nel panorama comico italiano, il maestro Lello Arena a prestare il suo contributo artistico e professionale per uno spettacolo che ha tanto di napoletano: la vita quotidiana, il colpo di scena, la risata e le lacrime, le soluzioni rocambolesche ai drammi della vita, gli affetti…
All’attore di Alife, alla vigilia di questo appuntamento su cui si concentra l’attenzione di pubblico e critica, abbiamo rivolto alcune domande.
Sul palco con gli Arteteca, esperienza di lavoro insieme a comici partiti dal teatro ma ormai noti al grande schermo e ad un gran numero di piazze, oltre che al popolo social… Come la vivi? La possibilità di un confronto con persone che in questo momento hanno una certa popolarità è senza dubbio una grande e straordinaria occasione di crescita professionale, ma anche umana. Da parte loro la consapevolezza di essere dei personaggi, di avere un enorme pubblico che li segue; da parte mia la piena percezione di tutto questo unita alla consapevolezza di essere uno sconosciuto. Dentro ti porti questa chiara visione di come stanno le cose. Ma il valore è nella scelta serena di confrontarsi, e al di là della soggezione iniziale, di giocare una partita importante e nel farlo misurarsi con te stesso, con gli anni di esperienza… Toccare con mano questa nuova dimensione professionale è per me un nuovo traguardo.
Siamo in una commedia, in un contesto dove l’obiettivo è la risata. Un ruolo per nulla banale quello del comico come insegna la storia antica del teatro: come vivi la responsabilità di divertire un pubblico sempre più assetato di risata e serenità? È vero… c’è bisogno di distrazioni, di risate, di serenità che restituiscano a tutti un benessere infranto da notizie nefaste e tristi, da stili di vita frenetici, da atteggiamenti aggressivi. Dovremmo avere più cura di noi stessi rieducandosi al riso e soprattutto alla condivisione della bella risata. Non a caso nascono per necessità le terapie della risata visto l’aiuto che riescono a restituire alla gente. Per un attore avere la possibilità di generare una risata è bello. Io non sono un comico; arrivo in alcuni casi al brillante, sostenendo parti allegre, spiritose… ma quando mi capita che tra le mie battute ci sia la possibilità di generare una risata, allora è una cosa meravigliosa: si innesta tra te e il pubblico una relazione, anche di pochi attimi, necessaria a ricaricare l’attore e talvolta indispensabile al pubblico presente in sala.
Lo spettacolo “Chi ti è morto?” di Enzo e Monica, fa di un tragico evento l’occasione per il susseguirsi di ininterrotti colpi di scena connotati da grande ironia, e ben coltivato senso dell’umorismo, tipico della tradizione partenopea. Siamo però ben lontani dalla banalizzazione dell’evento “morte”: c’è un messaggio per lo spettatore? Guardando ed interpretando la trama nelle vesti di spettatore, sarà facile cogliere il senso: al di là dei problemi che si possono incontrare nella vita, conta volersi bene e restare uniti. Aggiungo il valore della famiglia, di quella carica e dello scambio di bene necessari per affrontare con tranquillità ogni ostacolo.
Dopo questa esperienza con gli Arteteca, Emilio Salvatore tornerà in teatro con la Compagnia Stabile Teatro Ester con un nuovo progetto anch’esso divertente. Poi anche per lui sarà la volta del grande schermo con una piccola presenza nel nuovo film in uscita di Paolo Sorrentino: “che dire… essere diretti dal Maestro, anche per poco, per una piccola scena, una grande soddisfazione”.