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Scuole e territorio matesino: l’urgenza di programmazione, toni pacati e ruoli educativi. Una lettera da Raviscanina

Aree interne: quale futuro per le scuole del territorio? Venerdì 1 dicembre un dibattito a Piedimonte Matese. Intanto a Raviscanina si accendono i toni tra famiglie, scuola e amministrazione comunale: la lettera dei genitori su Clarus

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Scuole e territorio matesino: urge programmazione, confronto trasparente, visione di comunità rispetto ai piani di dimensionamento scolastico che toccano da vicino paesi grandi e piccoli. A farsi promotore di un dibattito pubblico, aperto a sindaci, dirigenti scolastici, docenti, famiglie e cittadini è Progetto Piedimonte, gruppo di minoranza in seno al Consiglio Comunale di Piedimonte Matese. L’appuntamento è venerdì 1 dicembre alle 18.00 in aula consiliare. Animeranno il dibattito Gianfrancesco D’Andrea, dirigente scolastico; Beniamino Rega, vicesindaco di Valle Agricola; Ornella Fontanella, segretaria provinciale FLC; Costantino Leuci, capogruppo Progetto Piedimonte (la locandina dell’evento).

 Il caso Raviscanina (ed altri) 
Se c’è l’urgenza di un simile dibattito sulle scuole delle aree interne lo confermiamo ad alta voce da questa Redazione a fronte delle ripetute tensioni politiche, verbali ed emotive che l’argomento “dimensionamento” puntualmente accende nelle comunità.  Mentre arriva l’invito all’incontro di Progetto Piedimonte ci giunge una lettera a firma di un gruppo di “mamme e papà (…) cittadini di Raviscanina che non possono più rimanere in silenzio”. Abbiam scelto di condividere con i lettori alcune parti del loro scritto perché Clarus rimanga porta aperta, piazza in cui ci si ascolta, ma fuori dallo scambio di polemiche sia soprattutto ponte che prova a ricucire le sponde (ambizioso, ma comunicare è anche costruire il bene delle comunità).

Dai toni dello scritto emerge il dissapore di un gruppo di famiglie per una serie di circostanze: gli alunni di infanzia e primaria non vivranno l’esperienza della recita di Natale perché il clima non lo consente, ma ai genitori la decisione assunta dalla Dirigenza scolastica sta stretta e chiamano in causa il valore educativo di tali rappresentazioni al pari di altre attività didattiche: “al pari di tutti gli altri genitori, rivendichiamo anche noi momenti di leggerezza e di gioia, di pace e fratellanza, in un momento terribile della nostra storia con guerre e attacchi che distruggono proprio le vite dei bambini, e vogliamo sottolineare come aldilà della semplice rappresentazione scenica, i valori che devono passare nella tradizionale recita natalizia siano proprio questi”.

Cosa accade a Raviscanina? Causa delle frizioni e dei crescenti dissapori di cui gli autori dello scritto sono protagonisti è la scelta dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Castrillo di propendere per l’accorpamento del plesso scolastico all’Istituto comprensivo di Alvignano, uscendo da una sorta di compagine che fino ad ora ha visto naturalmente insieme i comuni della fascia pedemontana quali Ailano, Capriati, Ciorlano, Fontegreca e anche Raviscanina. Per chi conosce meno il territorio è bene offrire uno scatto fotografico del paesaggio: tra il plesso di Raviscanina ed Alvignano c’è di mezzo la larga piana alifana attraversata dal Volturno, una distanza chilometrica di circa 22 chilometri e i comuni di Sant’Angelo d’Alife ed Alife uniti in un unico Istituto comprensivo.

Il timore dei genitori raviscaninesi – ad oggi diremmo infondato perché la dislocazione dei plessi su vasti territori è in Italia esperienza collaudata e in larga misura regolarmente funzionante – sarebbe l’obbligo di mobilità per i propri figli qualora si rendessero necessarie attività didattiche fuori dal comune di residenza. La preoccupazione tuttavia scaturisce dall’assenza di servizi a supporto delle attività scolastiche – come il trasporto scolastico – che già oggi risulta assente: “perché l’amministrazione non mette a disposizione il servizio di scuolabus per portare i ragazzi da via Case albanesi (sede della scuola, ndr) a Via Merlin Scott (sede della palestra, ndr)?”. A questo si aggiunge l’invito rivolto ad altre famiglie ad unirsi alla protesta: “Perché sempre gli stessi genitori non protestano per l’accorpamento del plesso di Raviscanina ad Alvignano considerando che questo comporterà discontinuità nella didattica, nelle attività che si inseriscono all’interno del territorio, poiché le due realtà sono estremamente eterogenee dal punto vista morfologico – territoriale? Perché non lamentano che tale decisione porterà gravi disservizi dal punto di vista organizzativo e amministrativo, soprattutto per quelle famiglie già caricate da problemi disabilità?”. Un altro timore, comprensibile, è che con il tempo un piccolo plesso di montagna come quello di Raviscanina perda definitivamente autonomia rispetto ad un più grande contesto come quello alvignanese.

Chiamato in causa il comune di Alvignano, per dovere di cronaca ci tocca ricordare che l’Istituto comprensivo che qui conserva la dirigenza e che include i tre plessi di Alvignano, Dragoni, Baia e Latina è anch’esso a rischio dimensionamento e assegnazione degli stessi ad altre Dirigenze. L’attuale esperienza di toni accesi tra i plessi di Baia e Latina per la fatica di mettere insieme quei pochi alunni che restano se nell’edificio scolastico dell’una o dell’altra frazione di questo comune, è altro segnale socialmente molto allarmante per quel che attiene le responsabilità educative del mondo adulto. E perciò, a questo punto, non ci resta che chiudere con i protagonisti di queste complesse vicende: gli alunni, i ragazzi che osiamo definire ‘cittadini del mondo’ ma che educhiamo alla difesa di roccaforti paesane (i campanili sono richiamo ai valori, quindi più nobile visione); argilla da plasmare ed educare alla gentilezza allo stesso modo di quando si lavora con loro e per loro a giornate contro la violenza sulle donne: non cambia la responsabilità degli adulti-educatori (scuola, famiglia e politica) di formarli al dialogo dai toni pacati e sereni, alla libertà che non è possesso di ruoli e poltrone ma di pensiero alto e parole non ostili.

Il Matese fotografato da Roberto Gaetano (pagina facebook Vittorio Imperadore)

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