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INTERVISTA. Il Centro Diocesano per la Famiglia compie 10 anni di attenzione e ascolto del territorio

Il percorso di questi dieci anni di attività, i cambiamenti avvenuti e i propositi per il futuro nell'intervista al dottor Davide Cinotti, psicoterapeuta e responsabile del Centro Diocesano per la Famiglia "Mons. Angelo Campagna"

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Il Centro Diocesano per la Famiglia “Mons. Angelo Campagna” compie 10 anni. Correva l’anno 2014 quando il Centro per la prima volta aprì le sue porte, pronto a rispondere alle richieste del territorio matesino e altocasertano e ad analizzare i bisogni di singoli e famiglie, avvalendosi del supporto di psicologi, avvocati, assistenti sociali, medici. In occasione di questo significativo traguardo, abbiamo ripercorso i primi dieci anni di vita della struttura e fatto luce sui propositi per il futuro insieme al dottor Davide Cinotti, psicoterapeuta e responsabile del Centro.

Giovedì 14 dicembre, presso la Curia vescovile in Piedimonte Matese, alla presenza del vescovo mons. Giacomo Cirulli, il ricordo del decimo anniversario del Centro per la Famiglia. Da sinistra la dott.ssa Concetta Riccio, il Dott. Davide Cinotti, il Vescovo, la dott.ssa Rosaria De Angelis

In dieci anni di attività del Centro, come possiamo leggere la sua proposta al territorio, l’approccio con l’utenza e la collaborazione con enti e istituzioni?
“In questo decennio abbiamo gradualmente rinforzato la cooperazione con gli Enti del territorio che si occupano di salute mentale, benessere della persona, istruzione, formazione, tutela dei minori. Il Centro Diocesano per la Famiglia è non da adesso un valido punto di riferimento per l’Alto Casertano, sicuramente uno dei pochi a fornire una serie di servizi alla persona gratuitamente, che prende in carico i più vulnerabili o chi sta attraversando un periodo di fragilità psicologica seguendoli a volte anche per diversi anni. Non lasciamo indietro nessuno, e cercando di offrire a tutti la possibilità di iniziare un percorso di cura e di sostegno psicologico, oltre a fornire servizi di consulenza legale, ascolto dei bisogni essenziali per il benessere sociale al fine di raggiungere una equità esistenziale. I numeri parlano chiaro: più di 1600 accessi in questi anni, facendo accrescere in noi sempre più fiducia, anche nel tragico periodo della pandemia in cui non abbiamo mai smesso di operare. Un ringraziamento sentito va anche alla rete di volontari, tirocinanti post lauream, specializzandi in psicoterapia che in questi anni hanno contribuito fattivamente al rafforzamento del servizio. Parliamo di circa 40 giovani professionisti che hanno prestato la loro opera con entusiamo e dedizione.”

Dott. Davide Cinotti

Dopo 10 anni il servizio si immerge nell’esperienza di collaborazione con i Centri di Teano e Sessa Aurunca. Di che tipo di esperienza si tratta?
“Qui il cammino prosegue con strategica prudenza perché c’è da interiorizzare una mentalità interdiocesana che nella realtà ecclesiale nazionale trova pochissimi precedenti. C’è da realizzare una attenta analisi dei bisogni delle comunità diocesane che appartengono a sistemi socio-culturali diversi, perché parliamo di un bacino territoriale molto esteso che va dalle sponde tirreniche fino ai confini regionali con il Molise. Abbiamo fatto due incontri programmatici con i colleghi della altre due Diocesi e c’è da strutturare un lavoro d’equipe complesso e paziente. Ci vorrà tempo, ma abbiamo le carte in regola per creare una linea comune di interventi.”

Le persone che bussano alla porta del Centro sono lo specchio di questa società? Tracciamone un identikit.
“Dopo la pandemia si sono esasperate le relazioni interpersonali e intrafamiliari che hanno sviluppato crisi esistenziali nei singoli, nelle coppie e in interi nuclei familiari. Ad oggi le persone hanno difficoltà a comunicare e condividere le proprie emozioni e facilmente si inabissano in un assolutismo pericoloso che alimenta l’isolamento sociale e le cadute in stati depressogeni e ansiogeni. Anche i bambini hanno sviluppato nuove forme di isolamento e difficoltà relazionali con un progressivo aumento di fenomeni di devianza, dispersione scolastica e carenze cognitive. In comune con gli adulti si è sviluppata una dipendenza dagli strumenti di comunicazione a distanza atrraverso uno smodato uso dei social e di altre realtà virtuali che allontanano sempre più le persone dalla condivisione di spazi fisici comuni da sempre indispensabili per la crescita delle competenze civiche e sociali.”

Alla luce di quanto fatto, quale umanità c’è bisogno di ricostruire? Quali fragilità impegnarci a risanare?
“Oggi credo sia indispensabile disoggettualizzare le relazioni che sono entrate in un discorso capitalistico e consumistico. Ciò che si verifica nella nostra società è un’esasperata ricerca di esperienze meramente edonistiche, mettendo in secondo piano i valori autentici dell’esistere. Prevale il sentimento di sfiducia verso gli altri e in molti casi di autoreferenzialità, orfani di quelle ‘alleanze civiche’ che contribuiscono ad una crescita sana e al rafforzamento delle nostre piccole comunità. Osserviamo un decadimento culturale che determina un periocloso appiattimento emotivo che disumanizza la vita stessa. C’è bisogno assoluto di costruire nuove dimensioni valoriali che riportino tutti a vivere con più consapevolezza e responsabilità.”

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