L’intera settimana dopo Natale (come quella dopo Pasqua) detta Ottava rappresenta nella Chiesa il naturale proseguimento della principale festa. Oggi, a conclusione di questo periodo si celebra la Festa della Sacra Famiglia: diversi accenti sono posti sull’icona di Giuseppe, Maria e il Bambino e diversi segni liturgici e pastorali danno visibilità al loro essere modello di vita cristiana nella quotidiana normalità.
Le Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca celebrano con il Vescovo Mons. Giacomo Cirulli questo appuntamento nella Messa in programma il 30 dicembre alle 18.00 nella Cattedrale di Teano; nell’occasione le coppie presenti rinnoveranno le promesse matrimoniali, quel sì pronunciato davanti a Dio il giorno delle nozze, che rinnova l’impegno di fedeltà reciproca, di legame indissolubile, di accoglienza l’uno per l’altra.
Per l’intera settimana di Natale, il segno liturgico delle vesti bianche del sacerdote durante le celebrazioni, ha ricordato ai fedeli di essere ancora totalmente immersi nella feste e nell’intensa esperienza di fede che il Natale offre all’umanità. Nel frattempo è un susseguirsi di modelli posti all’attenzione dei credenti come unione con Cristo e con la sua promessa di salvezza: Stefano il protomartire; San Giovanni Evangelista, il discepolo amato; i martiri innocenti e in ultimo la festa della Sacra Famiglia, modello di piccola comunità che non si sottrae alle responsabilità cui chiama Dio divenendo testimonianza credibile; modello di nucleo educante in cui la fede è un dono e un impegno da condividere con il figlio Gesù. Non è dato alla Sacra Famiglia, a Maria e Giuseppe di comprendere tutto, ma è in questo fiducioso cammino quotidiano verso Dio che costruiscono il loro essere genitori, ed insieme al Bambino essere famiglia. Una fede messa alla prova più volte: il rifiuto dell’ospitalità a Betlemme, la fuga forzata in Egitto per il pericolo di morte che incombe su Gesù…e poi la normale quotidianità subordinata alla dimensione tutta umana dei tre personaggi…
Ieri e oggi, famiglie distanti e diverse: sul modello di quella più antica, la Chiesa chiede alle famiglie di oggi di non smettere l’ascolto e il dialogo con Dio, di non sottrarsi – da parte dei genitori – al ruolo impegnativo e talvolta perdente di educare alla fede e sperimentarla insieme, di essere famiglia accogliente aperta ai disagi delle famiglie pellegrine in cerca di ristoro per il corpo e per l’anima, di essere casa dove coltivare la libertà della parola e il dono dei carismi ricevuti, uno diverso dall’altro.