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Natale tra le parole “pace e guerra”. L’invito del Vescovo Cirulli allo stupore e alla testimonianza che fu dei pastori

Il vescovo Giacomo Cirulli ha celebrato nelle Cattedrali di Teano, di Alife e di Sessa Aurunca toccando nella festa di Natale le tre comunità dell'alto casertano da lui guidate

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“Natale e Pace. Il binomio più facilmente in uso in queste giornate di festa e di auguri corrisponde veramente alla realtà? Tutto intorno a noi non è sereno e non è in pace”, il riferimento del Vescovo Giacomo Cirulli alle gravi situazioni di guerra nel mondo: la tensione in Europa tra Ucraina e Russia e in Terra Santa tra Israele e Hamas; ma anche esplicito riferimento alle tensioni di cui ognuno è protagonista a modo suo nei rapporti umani, e chiama in causa l’aggressività che spesso contraddistingue lo stile delle relazioni “anche attraverso i mezzi meravigliosi della comunicazione che abbiamo a disposizione e usiamo in maniera poco pacifica”.

Sono le parole rivolte ai fedeli nella Cattedrale di Alife nella Messa della mattina di Natale dove ritornerà anche il 1 gennaio, solennità in cui la Chiesa celebra Maria Madre di Dio. Ha celebrato il 24 sera nella Cattedrale di Teano e il 25 sera in quella di Sessa Aurunca, incontrando così tutte le comunità delle Diocesi dell’alto casertano da lui guidate.

Ma in risposta a questo Natale tanto diverso da come l’umanità desidera, “torniamo a celebrare l’intervento di Dio nella Storia; un intervento che è presenza e pace in mezzo a noi. Non un’assenza ma l’incarnazione: l’inizio di un tempo nuovo che nel Dio fatto uomo diviene vita vissuta, morte e risurrezione perché la nostra condizione potesse profumare di vita eterna e farci una sola umanità”. Mons. Cirulli ricorda il significato intrinseco della Celebrazione poi affida alla forza della Sacra scrittura il percorso e il mandato che ogni Natale riconsegna ai credenti: “il racconto della nascita attraverso i Vangeli, in un contesto di luce soffusa che quasi ci immerge nei fatti, ce li fa osservare, ci mette nella scena aiutandoci a vedere ciò che accade;  l’interiorizzazione a cui ci porta l’evangelista Giovanni nel suo Prologo, che è un percorso di fede ben più intenso e maturo”: il Logos del brano giovanneo riunisce l’intera storia creatrice dell’uomo: la parola è fine ultimo di tutte le cose, genera ogni cosa, ordina sapientemente il mondo, è luce, è Gesù Cristo. E in ultimo il richiamo “pastorale”, quello dell’impegno, che coinvolge i credenti nell’esperienza dell’annuncio “così come fu dei pastori che si fidarono degli angeli, si misero in cammino, andarono, videro il Bambino e tornarono indietro annunciando ciò che avevano visto”. Dapprima stupiti furono in grado di stupire con la loro testimonianza e una credibilità spoglia di ogni artificio se non la sola loro vita, di essenziale, di umana povertà.
Natale interroga, provoca, rimette al centro la Luce, torna a chiedere il conto ai credenti sull’impegno personale compiuto nel cammino di fede, nel cammino per la pace.

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