Nella chiesa parrocchiale di San Marcello e San Michele a Piedimonte Matese, nella frazione di Sepicciano, a Natale è stato mostrato il Bambinello deposto non nella tradizionale mangiatoia, ma adagiato sulle macerie, tra colpi di mortaio: immagine di profonda attualità, non solo richiamo alla cronaca di questi mesi che quotidianamente ci racconta di Ucraina e Russia, di Israele e Hamas, di Armenia e Azerbaigian, delle mai sopite tensioni in Iran, e poi l’Etiopia, lo Yemen; ma anche riferimento alle fondamenta fragili di una società che sceglie di voltarsi dall’altra parte – nel vissuto quotidiano – in nome di potere, successo, denaro, consumo, egoismo, visibilità, affermazione estrema di sè. Fondamenta destinate a non reggere il peso di una vita che diversamente è chiamata a rispondere di più importanti responsabilità: chi è l’altro? e i poveri? dove ho lasciato i miei fratelli? quanto ho dato nel mio lavoro? quanto ho sottratto al bene comune? quanto ho servito il Vangelo? quanto tempo ho donato a chi mi stava attendendo?
Macerie di ogni tipo, macerie per tutti, su cui Dio torna a chinarsi e a posarsi, offrendo una marcia per cambiare passo.
Buona lettura. In un testo che il parroco don Emilio Meola sceglie come augurio per Natale, cogliamo i segni di augurio per il nuovo anno, il 2024 da cui ci separano poche ore, pochi attimi ancora.
Macerie di ogni tipo, macerie per tutti, su cui Dio torna a chinarsi e a posarsi, offrendo una marcia per cambiare passo.
Buona lettura. In un testo che il parroco don Emilio Meola sceglie come augurio per Natale, cogliamo i segni di augurio per il nuovo anno, il 2024 da cui ci separano poche ore, pochi attimi ancora.
Anche quest’anno celebriamo il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Egli si fa carne perché questa possa essere redenta e salvata.
Ancora oggi nel mondo vi sono numerose situazioni di guerra e di distruzione, persino nella terra di Gesù, luogo sacro e santo per le tre religioni monoteistiche. Gesù è nato in un mondo sì segnato dal peccato, e ancora oggi viene in un mondo nel quale la nostra irresponsabilità esaspera il peso di quella colpa originale. Gesù nasce ancora sulle macerie della distruzione e della cieca violenza, della barbarie umana, che pretende di essere migliore dei propri fratelli. Caino continua ad alzare la mano fratricida verso i propri fratelli. Ma Gesù nasce anche sulle macerie della nostra vita e dei nostri fallimenti. Su quelle ferite e lacerazioni interiori che spesso ci portano a chiuderci nel nostro egoismo e ad abbassare lo sguardo per non incrociare quello dei fratelli. Nasce in un mondo che a causa dell’arroganza degli uomini sta smarrendo l’armonia e l’equilibrio che lo fa essere accogliente, benevolo. Sta divenendo povero soprattutto di valori e vittima di forte cinismo. Cosa possiamo fare come credenti? Venendo a venerare l’immagine di Gesù Bambino, chiediamogli la forza di essere uomini e donne di pace, iniziando da noi, dall’essere in pace prima con noi stessi accettando le nostre fragilità e i nostri piccoli fallimenti. Solo allora potremo essere realmente in pace con i nostri fratelli e con il mondo che ci circonda. “Fa di me o Signore uno strumento della tua pace”, come canta Francesco d’Assisi, nella famiglia , nella società nel posto di lavoro e in tutti gli ambiti di vita quotidiana.
don Emilio Angelo Meola
don Emilio Angelo Meola